Anecdota Critica — Maiali da guerra

Maiali contro elefanti al tempo di Cesare

Ioannis Largo
Frequenza Critica
9 min readMay 3, 2021

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Oggi, tale personcina qui scrivente, inizia una nuova rubrica che dovrebbe allietare voi lettori in diverse occasioni. Non solo allietare, ma anche stuzzicare la vostra curiosità con quisquilie aneddotiche legate al mondo videoludico e non solo.

Ogni appuntamento sarà composto da una corposa introduzione dove sarà presentato il titolo che ci servirà la sciabolata morbida aneddotica, formata da una domanda e una risposta. Quest’ultima, grazie al mio vasto e immenso bagaglio erudito formatosi in anni di lavoro in una piccola biblioteca di provincia. Sì, Dama ho davvero lavorato in biblioteca da giovane! Così, come sono stato una Pretty Cure dal 1994 al 1997. Vedi, ho questa bottiglia di raffinato vino provenzale e il mio libretto degli appunti con tutte le mie informazioni sull’USDA da sfruttare in borsa.

La rivoluzione romana di The Creative Assembly

La saga di Total War ha ben ventuno anni sulle sue spalle videoludiche. Nel lontanissimo 2000 fu pubblicato Shogun: Total War, un vero e proprio fulmine a ciel sereno che rivoluzionò le canoniche fondamenta del genere degli strategici in tempo reale.

Il primo Total War non introdusse le battaglie in grande scala, perché queste erano presenti già in diversi titoli degli anni Novanta, come Sword of the Samurai (1989) o Sid Meier’s Gettysburg (1997); ma riuscì a implementarle in un ambiente tridimensionale e soprattutto a renderle avvincenti non solo sul piano grafico, ma soprattutto su quello ludico.

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Anno Domini 1989. MicroProse presentò Swords of the Samurai, un gioco profondo per l’epoca formato su diverse modalità che si susseguivano con il proseguimento della carriera del protagonista: da misero giovane samurai fino a daimyo. Le battaglie in grande scala costituivano l’ultima fase.

In quel lontano 2000, il daimyo virtuale affrontava battaglie campali consapevole dell’importanza della conformazione del terreno, della presenza di ostacoli naturali, della struttura del suo stesso esercito composto da diverse unità con i propri pregi e difetti; sorrideva soddisfatto dopo un’ottima manovra a tenaglia sfruttando quel boschetto per nascondere un’ala della cavalleria leggera.

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Undici anni dopo. Le battaglie sui fiumi erano la gioia e la delizia di ogni daimyo virtuale, perché l’obiettivo non era solo la vittoria, ma evitare la mattanza dei propri soldati.

Sotto i ponti di The Creative Assembly passò la proverbiale acqua videoludica: se Medieval: Total War (2002) fu il trasportare le meccaniche vincenti di Shogun nel Medioevo europeo; fu il successivo terzo titolo di questa serie a garantire il successo della saga e un monopolio che dura tutt’oggi.

Spesso si sottovaluta l’importanza di Rome: Total War nella storia di questa saga, del genere degli strategici in tempo reale o addirittura di tutta la storia videoludica. Il suo successo fu dettato da diversi fattori: meccaniche semplici e intuitive, ma mai banali; una campagna longeva con differenze marcate tra le diverse fazioni; ovviamente un ottimo motore grafico e fisico per quel 2004; due espansioni azzeccate e la possibilità di modificare diversi aspetti del gioco permettendo la creazione delle mod più svariate e infine la sua ambientazione, ossia l’antica Roma.

Il trailer della prima remastered di un Total War, ossia di Rome: Total War. Articolo di Revan dedicato alle prime impressioni di tal trailer e ovviamente di quei fortunelli di recensori che hanno potuto provare tal titolo in anticipo.

Siamo sinceri, l’antica Roma è un’ambientazione facilmente vendibile e molti sviluppatori hanno provato a piazzare un videogioco ambientato al tempo di Cesare con la certezza di poter attingere a un pubblico amplissimo. I quattro capitoli di Caesar della Sierra permettevano al giocatore di costruire Roma in un giorno; Ryse: Son of Rome è qualcosa paragonabile a un blockbuster hollywoodiano; Nethergate un tentativo di una antica Roma fantasy; la stessa Paradox ha tentato — e fallito — per ben due volte di pubblicare un Rome: Universalis; i diversi Imperium della Haemimont Games furono un’abbastanza riuscita commistione tra uno strategico in tempo reale e un city builder. Però solo gli inglesi di The Creative Assembly sono riusciti a ricreare le battaglie delle legioni romane.

Rome: Total War ebbe un immenso successo anche tra gli appassionati di storia antica, anzi, forse esagerando, questo fu uno dei primi videogiochi dove gli sviluppatori dichiararono e provarono a curare l’aspetto storico attraverso la ricostruzione dei vari aspetti dell’ambientazione, da qualcosa di semplice come la presenza del Vesuvio nelle battaglie sulla costa campana oppure nell’aspetto delle divise dei legionari. Un qualcosa di abbastanza simile accadde solo nella saga di Cossaks degli ucraini della GSC Game World, che ebbe un incredibile successo tra gli appassionati di storia moderna e di giochi da tavolo dedicati a tale periodo. Divertente e simpatico può sembrare come negli ultimi anni The Creative Assembley, ma anche Paradox, abbiano abbandonato questo obiettivo della ricostruzione storica spostandosi verso ambientazioni fantasy, maggiormente flessibili e maliziosamente maggiormente corrette politicamente (e non storicamente), come Warhammer; oppure epiche come il Romanzo dei Tre Regni, la Guerra di Troia, e il medioevo alla Game of Thrones di Crusader Kings III; o addirittura fantascientifiche come Stellaris. Mentre negli stessi momenti Ubisoft annunciava di aver ricostruito perfettamente l’Atene di Pericle, l’Alessandria di Cleopatra, la Firenze di Machiavelli o l’Inghilterra alto-medievale.

La comunità di appassionati di storia, non solo studiosi o universitari, ma veri e propri otaku capaci di ricostruire una lorica romana o un accampamento; non si limitarono solo a godere dei titoli offerti dalle diverse case videoludiche, ma presero a modificarli con mod finalizzate alla rimozione di tutte le diverse licenze storiche prese dagli sviluppatori. Alcune di queste mod divennero veri e propri titoli indipendenti come For the Glory, nato da Europa Universalis II; oppure Arsenal of Democracy, nato da Hearts of Iron II. Titoli difficilissimi, non adatti a un pubblico ampio, con il difetto di una struttura fissa, poco malleabile: semplicemente è difficile metterti contro un sussidiario o peggio contro un’enciclopedia, e vincere o semplicemente a cambiare il corso della storia.

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For The Glory: A Europa Universalis Game, ossia Europa Universalis II frequenta la École d’Histoire de la Sorbonne e nel frattempo si pompa di steroidi.

Ritornando alla fortuna di Rome: Total War, una prima versione del motore di gioco fu utilizzata per due programmi televisivi: Decisive Battles, serie di documentari mandati in onda su The History Channel; Time Commanders, un game show prodotto dalla BBC dove due squadre si confrontavano nella ricostruzione di battaglie storiche, queste ultime commentate da storici ben conosciuti al grande pubblico come Adrian Goldsworthy (paragonatelo alla versione gallese di un Alessandro Barbero).

Ovviamente l’intento di ricostruire un’ambientazione storica non impedisce la presenza di licenze storiche, e Rome: Total War ne presenta diverse, tra cui una piuttosto simpatica, argomento di questo primo episodio della rubrica.

Una delle fazioni presenti è “Città Greche”, un’anacronistica fazione costituita da Sparta, Corinto, Pergamo, Rodi e Siracusa. Una delle unità di questa fazione è composta dai “maiali incendiari” (incendiary pigs), ossia maiali ricoperti di pece, poveri suini da incendiare e da lanciare contro il nemico. Nel gioco, quest’unità ha il fine di allargare la formazione nemica abbassando il morale e la coesione delle unità di cavalleria, in particolare degli elefanti da guerra.

Domanda…

Davvero Greci e Romani incendiavano dei poveri maiali per contrastare la cavalleria nemica o gli elefanti da guerra?

Nì.

(Piccola nota. Tutte le risposte saranno così, perché dietro a ogni licenza storica c’è un piccolo luccichio di verità.)

Maiali da guerra

L’episodio dei maiali incendiari è tramandato da un solo autore della classicità, ossia da Polieno, un canonico autore “minore”, sconosciuto anche a quei lettori che avranno frequentato il liceo classico. Secondo la testimonianza della Suida, una proto — enciclopedia bizantina della fine del decimo secolo, Polieno fu un retore macedone autore di due opere, rispettivamente una (probabile) storia di Tebe e la Τακτικὰ (Taktika). A nome di questo autore ci è giunta un’altra opera, Στρατηγήματα (Stratagemata), raccolta di ottocentotrentatré aneddoti di carattere militare, dedicata agli imperatori Marco Aurelio e Lucio Vero per la loro spedizione contro i Parti nel 162 d.C.

Polieno narra di come durante la guerra cremonidea del 270 a.C, all’incirca quattrocentotrenta anni prima, i cittadini di Megara riuscirono a neutralizzare gli elefanti da guerra dell’esercito del re macedone Antigono II Gonata. I Megaresi presero dei maiali, li cosparsero di pece, accesero quest’ultima e lanciarono i poveri suini in fiamme verso gli elefanti di Antigono. Questi furono spaventati dagli acuti grugniti di dolore dei maiali, si imbizzarrirono e ruppero la formazione dell’esercito di Antigono. Quest’ultimo successivamente ordinò di far allevare gli elefanti da guerra con i maiali così da farli abituare al loro verso.

Un solo altro autore della classicità descrive l’utilizzo dei maiali contro gli elefanti, benché senza il particolare macabro del bacon in fiamme. Claudio Eliano, altro autore minore, quest’ultimo dalla personalità piuttosto interessante rispetto a quella di Polieno. Eliano visse tra la fine del secondo secolo e l’inizio del terzo, ed è paragonabile a una sorta di proto-hikkimori del mondo antico: bibliomane paranoico, rinchiuso nella sua villa a Preneste, scriveva e parlava benissimo il greco tanto da ricevere il soprannome di meliglossos (ossia lingua di miele), autore di esercitazioni retoriche e di numerose opere di carattere miscellaneo. In una di queste opere, precisamente nella Περὶ ζῴων ἰδιότητος (De natura Animalium), Eliano accenna all’utilizzo dei maiali durante la guerra pirrica del 280 a.C. Durante la spedizione del re epirota Pirro contro Roma e contro Cartagine con il fine di riunire tutte le poleis della Magna Grecia e le tribù italiche, i Romani incontrarono per la prima volta gli elefanti da guerra e riuscirono a neutralizzarli utilizzando dei maiali. Eliano non cita la fonte di tale affermazione, limitandosi a un laconico “si narra che”.

Episodio di Time Commanders dedicato alla Battaglia di Teutoburgo 9 d.C.

Ricapitoliamo, l’episodio dei maiali utilizzati contro gli elefanti è tramandato da soli due autori della classicità, i quali narrano di eventi accaduti ben quattro secoli prima. Il topos dell’elefante spaventato dai rumori acuti è presente in altri autori, pari a quello dei generali che ordinano l’allevamento dei cavalli con gli elefanti per evitare che siano terrorizzati da quest’ultime durante le battaglie. L’immagine dell’elefante terrorizzato dal grugnito del maiale è presente in tre autori: il già citato Claudio Eliano, e i più conosciuti Plinio il Vecchio e Plutarco.

Gli elefanti da guerra sono stati spesso paragonati a dei carri armati dell’antichità; mentre in verità sono più assimilabili ai gas impiegati durante la prima guerra mondiale. Entrambi erano armi potenti, costose, ma non totalmente controllabili sul campo di battaglia e quindi influenzabili da un minimo evento che fosse il grugnito acuto del maiale o un terreno accidentato per gli elefanti, oppure un vento contrario per i gas. I Romani usarono poche volte gli elefanti da guerra, soprattutto durante il periodo repubblicano oppure contro tutte quelle popolazioni che sicuramente non avevano mai incontrato un animale di tale genere e potevano rimanere turbate dalla loro comparsa sul campo da battaglia. Gli elefanti da guerra era una prerogativa dei Persiani e soprattutto dei vari potentati Indiani: l’esercito di Alessandro Magno affrontò gli elefanti da guerra per la prima volta durante la battaglia del fiume Idaspe (326 a.C.) contro il re indiano Poro. Successivamente i diadochi, ossia i generali di Alessandro Magno che si spartirono il suo immenso e breve impero, importarono gli elefanti indiani in Occidente e provarono a trasformare in arma anche quelli africani.

Prima di concludere. Un autore bizantino vissuto al tempo dell’imperatore Giustiniano, ossia Procopio di Cesarea, tramanda un episodio del fallito assedio di Edessa da parte del re persiano Cosroe nel 626 d.C. I cittadini di Edessa spaventarono gli elefanti da guerra, descritti da Procopio a mo’ di posizioni semoventi per gli arcieri persiani o macchine da guerra vere e proprie finalizzate alla distruzione delle mura di Edessa, legando un maialino e facendolo calare dalle mura. Come accadde quasi un millennio prima, il grugnito del maialino spaventò l’elefante.

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Pagina del fu Giochi per il Mio Computer dell’aprile del 2005, dedicato al successo online di Rome: Total War.

Nel prossimo episodio…

Abbandoniamo la Roma imperiale per il Giappone della Belle Époque e di quando un imprenditore decise di investire nella costruzione di una stazione termale a Takarazuka, città a nord di Kobe. Non solo una stazione termale, ma l’imprenditore fondò e patrocinò una compagnia teatrale femminile, anzi di un vero e proprio collegio, formato solo da giovani ragazze. Questa compagnia esiste tuttora oggi (e io ho passato Santo Stefano a vedere vari musical su youtube), prende il nome di questa città. Però dovete aspettare, non so quanto, ma dovete aspettare.

Nel frattempo…

Quel già citato Revan ha scritto ben due articoli strettamente collegati a Rome: Total War (collegamento ipertestuale here, 12). Cliccate e leggete.

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