Ascesa e declino dei giochi musicali — Parte 1

La storia di un fenomeno bruciato per appena qualche anno con l’intensità di mille soli.

Stefano Lucchi
Frequenza Critica
6 min readJun 14, 2021

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Copertina Guitar Hero

Una quindicina di anni fa — come vola il tempo — i giochi musicali travolsero il mondo come un ciclone, passando nel giro di qualche anno dall’essere un fenomeno di nicchia al vendere milioni di copie, salvo poi crollare su sé stessi e sparire dalla circolazione altrettanto velocemente. Con questo speciale diviso in più parti ripercorreremo il susseguirsi di quegli eventi visti dagli occhi del sottoscritto, ovvero quelli di uno che quel fenomeno l’ha seguito da vicino.

Nota dell’autore: indipendentemente dal vostro livello di interesse per la categoria di giochi in esame l’autore dà per scontato che non abbiate la cultura musicale di un mattone. Nel caso cercatevi le canzoni su YouTube o Spotify.

In principio erano i Bemani

I Bemani erano l’insieme delle serie musicali sviluppate da Konami, generatasi dopo il successo di Beatmania, gioco che “simulava” l’esperienza del DJ con tanto di periferica dedicata con piatti da skretchare e un gameplay basato sulla ripetizione delle sequenze di note al ritmo giusto. Con il tempo il nome Bemani divenne un vero e proprio brand e sotto di esso vennero lanciati altri titoli, anch’essi di un certo successo, che provavano a rivisitarne in qualche modo le meccaniche: dai più tradizionali DrumMania e GuitarFreaks che si limitavano a cambiare gli strumenti di riferimento e i relativi controller dedicati, fino a quel Dance Dance Revolution che invece era basato sul ballo e che fu uno degli ultimi grandi successi delle sale giochi in un periodo in cui queste stavano ormai perdendo seguito a causa del continuo processo di avvicinamento degli sviluppatori verso le piattaforme casalinghe.

Beatmania-Arcade-Cabinet-Bemani-Logo
Una foto di un cabinato di Beatmania gentilmente presa in prestito da Wikipedia, con logo Bemani a vista.

Purtroppo questi giochi erano accomunati da un problema: l’incapacità di Konami di capirne il potenziale; questi erano molto popolari in Giappone ma di solito non venivano mai esportati all’estero (salvo Dance Dance Revolution, la cui pubblicazione era comunque confinata ai soli Stati Uniti e piuttosto frammentaria qua da noi in Europa), motivo per cui questi giochi vivevano tantissimo delle nicchie che si erano generate online nei primi anni 2000 grazie al diffondersi di internet in quel periodo.

Chi invece intuì quel potenziale fu una ditta americana chiamata RedOctane che in quel periodo si stava distinguendo come produttore proprio di tappetini di Dance Dance e che decise di far quadrato con un altro team di sviluppo per realizzare il proprio gioco; la software house in questione era Harmonix Music Systems, di Boston, un team che giusto in quegli anni su PlayStation 2 si era distinto producendo un paio di giochi musicali di discreto successo, ovvero Frequency e Amplitude. Dalla loro collaborazione nacque Guitar Hero.

L’avvento di Guitar Hero

Guitar Hero uscì su PlayStation 2 nel novembre 2005, in Europa — Italia compresa — circa sei mesi dopo nella primavera del 2006 e fu subito un buon successo. La meccanica di base era la stessa dei titoli Konami ma a differenziarlo da essi c’erano un paio di fattori fondamentali:

1) La tracklist “internazionale”, basata per lo più su successi rock/punk/metal ad ampio respiro come Smoke on the Water dei Deep Purple o Ace of Spades dei Motorhead, al posto delle tracklist dei Bemani molto più orientate verso il pubblico giapponese.

2) Alcuni accorgimenti al gameplay che rendevano il gioco estremamente più approcciabile: da una parte il fatto che il piano di gioco su cui scorrevano le note da “suonare” fosse inclinato invece che verticale rendeva tutto molto “più leggibile”, dall’altra l’integrazione del bonus dello Star Power che rendeva le note suonate più efficaci, semplificando la vita ai giocatori meno esperti che si volevano semplicemente divertire.

Questo secondo aspetto, in verità, venne parecchio criticato dai fan dei Bemani tradizionali perché la vedevano come un’eccessiva semplificazione del gameplay, ma c’era la particolarità extra che questo bonus, finché attivo, aveva la caratteristica di raddoppiare i punti ottenuti, il risultato era che chi magari era un po’ meno bravo spesso si teneva da parte questo “potere” per le parti più difficili, mentre chi era più bravo faceva altrettanto per poter massimizzare il punteggio, mantenendo di fatto un certo distacco tra i giocatori più e meno bravi.

Guitar Hero era caratterizzato per lo più da cover e in fase di recensione diverse testate mossero al gioco delle critiche sulla loro qualità, ritenendola troppo altalenante, inoltre una meccanica di gioco era buggata (gli Hammer-On/Pull-Off), ma nonostante questo la risposta in termini di vendite fu sufficientemente positiva da permettere al titolo di dare il via a un seguito.

Guitar-Hero-2-XBox-360
I musicali di successo nel 2006 avevano questo aspetto qua.

Il seguito arrivò un anno esatto più tardi, nel novembre 2006, con un secondo capitolo che di fatto era un more of the same, con più contenuti e una tracklist più corposa che passava dalle precedenti 47 canzoni a ben 64, a cui se ne aggiungevano altre 6 nella successiva conversione per Xbox 360; quest’ultima era vista con particolare interesse perché la nuova generazione di macchine, di cui Xbox sanciva l’inizio giusto in quel periodo, profilava la possibilità di usufruire di possibilità come l’acquisto di nuove canzoni dallo store online per ampliare il repertorio musicale, mentre per la modalità multigiocatore online bisognerà invece aspettare il capitolo successivo della serie, per il momento era possibile sfidare gli amici solo in locale, tramite split-screen. La tracklist del gioco è ancora composta per lo più da cover ma il successo crescente della serie porta a un aumento del numero di brani originali presenti, spingendo addirittura una band (i Living Colour, che figuravano con la loro storica Cult of Personality) a riregistrare il proprio brano appositamente per il gioco, modificandone gli assoli.

Activision nel frattempo si comprò sia RedOctane che l’intero franchise di Guitar Hero e mentre il contratto con Harmonix si avviava verso la conclusione con la realizzazione dell’espansione stand alone Guitar Hero: Rock the 80’s, lo sviluppo del capitolo successivo passò di mano a un team interno di Activision, quei Neversoft che precedentemente si erano distinti per la serie Tony Hawk Pro Skater.

Lo sviluppo contemporaneo di due titoli nel medesimo periodo generò un po’ di confusione nel pubblico, perché mentre da una parte c’era un’espansione dedicata agli anni ’80 che sulla carta prometteva scintille, dall’altra per il terzo capitolo principale anch’esso in sviluppo si iniziavano a scoprire i primi brani inclusi nel gioco e tra questi figuravano già tracce “di peso” come The Number of the Beast degli Iron Maiden, One dei Metallica o Rock You Like a Hurricane degli Scorpions, tanto che veniva quasi da domandarsi quale fosse dei due il vero titolo dedicato agli anni ’80… nell’espansione vennero selezionati diversi brani assolutamente pertinenti ma non altrettanto “impattanti” come We Got the Beat delle The Go-Go’s o I Ran (So Far Away) dei A Flock of Seagulls, con il risultato che l’espansione degli Harmonix, pur risollevandosi con altre tracce di indubbio spessore, passò un po’ in secondo piano rispetto al terzo capitolo della serie.

Il crescente clima di hype fomentato da Activision evidenziava come il publisher credesse molto nel successo di questo nuovo capitolo, forti del fatto che il precedente secondo titolo era arrivato a superare la rispettosissima quota di oltre 3 milioni di copie a fronte di un impegno pubblicitario contenuto, risultando peraltro uno dei giochi più venduti dell’anno, ma probabilmente nessuno aveva ancora idea della proporzione che il fenomeno avrebbe raggiunto di lì a breve.

Per adesso ci fermiamo qui, con la prossima puntata vedremo l’escalation commerciale della serie e la storica rivalità con il franchise “gemello”, ovvero Rock Band.

Restate sintonizzati.

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