Capcom: una rinascita tra passato e futuro

Come la compagnia giapponese è tornata in auge grazie ai suoi franchise più celebri.

Daniele “Alteridan” Dolce
Frequenza Critica
5 min readApr 8, 2020

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personaggi capcom

Aprite il sito del vocabolario Treccani e cercate il termine “rinascita”. Troppo sbatti? Ok, lo faccio io per voi e vi scrivo qui la definizione:

rinàscita s. f. [der. di rinascere, sul modello del rapporto nascere-nascita]. — Il rinascere, in senso proprio: la r. di una pianta, dei capelli; e fig.: la r. di un dubbio, della passione. Con riferimento alla storia della civiltà, si usa talvolta invece di rinascimento, sia nel sign. più stretto (la R. per antonomasia), sia con sign. più esteso, non limitato cioè al periodo storico a cui si dà comunem. tale nome: la r. carolingia; o quando, più che sui limiti cronologici e i caratteri di quel periodo, si voglia insistere sul fatto del risorgere, del rinnovarsi in esso di determinate forme di vita: r. economica, civile, politica; r. culturale, e la r. degli studî classici, dell’arte; r. di Capcom.

Ok, forse le ultime parole non ci sono sul vocabolario, ma il publisher giapponese dovrebbe essere preso d’esempio quando si parla di rinascita. Chi l’avrebbe mai detto che la stessa compagnia che ci ha regalato quella perla post-bellezza di Umbrella Corps, o che è riuscita a sfornare quell’obrobrio di Resident Evil 6, approvato la produzione di quell’offesa digitale che risponde al nome DmC: Devil May Cry, pochi anni più tardi avrebbe ripreso quelle stesse serie per infondergli nuova vita facendo partire un vero e proprio processo di rinnovamento che — fortunatamente — non sembra sia destinato a fermarsi.

Resident evil 7 gameplay
Tutto è partito da un cambio di prospettiva.

Alzi la mano chi dopo tutte quelle nefandezze aveva dato Capcom per spacciata. Non fate i timidi, tanto lo so che siete in tanti. Ok, la alzo io per primo. Non avrei scommesso un centesimo sul futuro della fu Capsule Computers, eppure eccomi qui a scrivere di come i tanti fallimenti abbiano spinto la dirigenza della compagnia a ripensare alla strada percorsa fino a quel momento, ai passi falsi, e alla necessità di rimettere il business in carreggiata.

Continuare su quel sentiero avrebbe molto probabilmente portato alla bancarotta, vista la lista di flop anche e soprattutto commerciali che avevano contraddistinto la compagnia fino al 2016.

Come invertire la tendenza, dunque? Con un cambio di prospettiva: è così che il 2017 diventa un anno spartiacque per Capcom. La compagnia nipponica si è presa un rischio enorme andando a rivoluzionare del tutto una delle sue serie di maggior successo con Resident Evil 7. Se da un lato abbiamo un ritorno alle origini, con la componente action che aveva contraddistinto le ultime, deludenti incarnazioni della saga finalmente accantonata, dall’altro l’horror viscerale che narra le vicende di Ethan Winters necessitava anche dell’abbandono dell’iconica visuale in terza persona per dare un taglio netto con il recente passato.

Resident Evil 7 diventa così una vera e propria dichiarazione di intenti, un manifesto per tutte le successive opere targate Capcom. RE7 traccia le linee guida per i videogiochi che verranno: da lì in avanti la compagnia giapponese avrebbe provato a reinventarsi mantenendo un occhio nel passato e uno verso il futuro. Si tratta di una rivoluzione che passa anche per le nuove tecnologie: non è un caso che Capcom sia stata tra i primi publisher internazionali a supportare la realtà virtuale, laddove il gioco può essere apprezzato anche attraverso il visore PlayStation VR.

Marvel vs capcom infinite combattimento
Non tutte le ciambelle, però, escono col buco.

Nonostante una parte dei fan abbia storto il naso, il pubblico ha apprezzato la svolta di Resident Evil 7. La strada non poteva che essere in discesa, anche se qualche passo falso c’è stato (sì, sto guardando proprio te, caro Marvel vs Capcom: Infinite).

I semi della rinascita della compagnia erano stati gettati, dunque gli studi interni potevano far tesoro della lezione e mettersi a lavorare a testa china andando a riprendere anche altri franchise storici della Casa di Osaka.

Inizia così la lunga serie di successi che fortunatamente non sembra accenare a interrompersi.

mostrone gigantesco di Monster hunter world
A lungo tenuta a freno dagli hardware limitati delle console Nintendo, Monster Hunter ha potuto esprimere tutto il suo potenziale.

Se il 2018 è stato l’anno di Monster Hunter: World — serie tornata a fare capolino sulle console casalinghe (e su PC) dopo una lunga permanenza sugli hardware portatili di Nintendo, raccogliendo così tanti consensi da diventare l’incarnazione del franchise più venduta in assoluto — è il 2019 che ufficializza il ritorno di Capcom sulla scena, consacrando la rinascita della compagnia di Osaka.

Sì, perché nel frattempo il remake di Resident Evil 2 dimostra che un rifacimento completo di un capolavoro del passato può riuscire a essere migliore dell’originale, mentre Hideaki Itsuno è tornato in cattedra insegnando a tutti come si realizza uno stylish action.

È proprio Devil May Cry 5 che “certifica e suggella il periodo d’oro che sta vivendo Capcom”, come ho avuto modo di scrivere nella recensione pubblicata all’epoca su TGM.

La serie di successi continua ad allungarsi, e il remake di Resident Evil 3 sembra dirigersi tranquillamente verso questa direzione, diventando il quinto centro pieno di Capcom in appena tre anni.

Insomma, la compagnia giapponese sembra essere riuscita ad approntare la ricetta perfetta per il successo: basta prendere una delle tantissime proprietà intellettuali in suo possesso, elevare al massimo ciò che ha fatto la fortuna di quel determinato franchise e dargli la giusta spolverata di modernità per renderlo appetibile sia ai fan di lunga data che ai nuovi utenti.

E il gioco è fatto. Letteralmente.

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Daniele “Alteridan” Dolce
Frequenza Critica

Mi piace scrivere di ciò che mi passa per la testa. Prevalentemente di videogiochi, film e serie TV.