Cartoline da… Assassin’s Creed Valhalla

Dalla Norvegia all’Inghilterra, andata e ritorno.

Daniele “Alteridan” Dolce
Frequenza Critica
8 min readJan 22, 2021

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Copertina cartoline da assassin’s creed valhalla

Brutta storia le palette cromatiche. Colori troppo carichi o troppo freddi possono modificare radicalmente la fruizione di un’opera di intrattenimento. Ne feci un accenno all’inizio dello scorso anno, quando al debutto di questa rubrica parlai di Star Wars Jedi: Fallen Order e delle palette dei differenti pianeti. Poco meno di dodici mesi fa parlai di come Respawn utilizzò i colori per trasmettere le emozioni del protagonista Cal Kestis, sfruttando la cromia dei differenti pianeti per impostare in un certo modo la narrazione.

Lo studio di Zampella e compagni riuscì ad azzeccare la formula che portò a un delicato equilibrio tra i toni freddi legati a quell’iniziale sentimento di disperazione provato dal protagonista nelle prime battute del gioco, fino a raggiungere il caldo a dir poco opprimente del rosso nella seconda metà del gioco, quando l’ombra del Lato Oscuro della Forza inizia a farsi sempre più pressante.

Il villaggio iniziale di Assassin’s Creed Valhalla in Norvegia
Nella glaciale Norvegia il motore di gioco a volte restituisce tinte fin troppo calde.

Arrivati a questo punto, vi starete chiedendo il perché di questa introduzione. Oltre a permettermi di inserire un link interno che fa tanto bene alla SEO, mi consente anche di discutere del perché Assassin’s Creed Valhalla fallisce — perlomeno in parte — nel restituire un’immagine su schermo coerente con la narrazione. Si tratta di una motivazione probabilmente legata al motore di gioco utilizzato da Ubisoft in quasi tutti i titoli più recenti, AnvilNext.

Fatta eccezione per Steep, l’open world incentrato sugli sport estremi pubblicato nel 2016, la lista dei videogiochi realizzati con l’Anvil comprende solamente titoli che hanno necessità di restituire ambientazioni dalle tonalità di colore piuttosto calde. Pensate all’Egitto di Assassin’s Creed Origins, o all’Antica Grecia di Odyssey, per non parlare delle lussureggianti foreste montuose boliviane di Ghost Recon Wildlands. Quanto di più lontano possa esserci dalle glaciali distese innevate della Norvegia, o dalla grigia Inghilterra perennemente ammantata da nebbia e battuta da piogge frequenti.

Panorama inglese di Assassin’s creed valhalla
Persino quando piove a dirotto l’illuminazione non consente di smorzare i colori incredibilmente accesi della vegetazione inglese.

Intendiamoci, gli scenari sono mozzafiato e le possibilità offerte da una modalità foto ormai più che rodata rimangono comunque elevatissime. Eppure questa presenza preponderante di tonalità calde nella palette cromatica provoca non poche dissonanze narrative.

Tuttavia vi sono alcune situazioni in cui l’equilibrio dei colori risulta azzeccatissimo. Ciò si verifica principalmente in due casi: durante la notte, o comunque all’interno di ambienti scuri che fanno risaltare i colori più accesi creando un buon contrasto, e in alcuni luoghi maledetti.

Eivor si dirige verso un luogo maledetto per purificarlo.
Alla scoperta dei misteri dell’Inghilterra.

Qui il protagonista deve ricercare un amuleto arcano che contamina una piccola porzione del territorio. Durante questo processo che precede la distruzione del manufatto maledetto, l’immagine si fa più scura, avviluppata da una vignettatura che copre una buona parte dei margini dello schermo. Anche la palette si modifica, restituendo cromie più vicine alla realtà, dunque non eccessivamente sature.

Al calare delle tenebre, invece, l’atmosfera generale assume delle caratteristiche che potrei collegare al termine “misticismo”. Il mondo di gioco è pieno zeppo di misteri che attendono solo di essere immortalati dall’obiettivo virtuale della modalità foto. Sia una foresta al chiaro di luna, un tesoro nascosto all’ombra di un arbusto cresciuto in una grotta, o un antico complesso di epoca romana ormai in rovina.

Ritratto di eivor

Le numerose possibilità di personalizzazione di Eivor, poi, permettono di sbizzarrirsi sia nei ritratti veri e propri, ponendo dunque l’accento sulla capigliatura e sui tatuaggi del protagonista, sia nelle pose dinamiche che mettono in mostra le sfavillanti armature che proteggono il corpo del nostro vichingo.

Mi rendo però conto che se siete arrivati fin qui vi sareste fatti forse un’idea comunque parziale del mio rapporto fotografico con Assassin’s Creed Valhalla.

È vero che non ho apprezzato molto le scelte cromatiche effettuate dagli sviluppatori, frutto come detto dei limiti dell’engine utilizzato, ma è altrettanto vero che i paesaggi offerti da Valhalla sono davvero eccezionali.

Ho trascorso una parte consistente delle circa novanta ore di gioco proprio a immortalare i maestosi panorami inglesi, spesso sfruttando proprio le cromie che tanto sto deprecando. Siete autorizzati a definirmi un ipocrita.

In particolare ho apprezzato tantissimo le linee morbide delle colline britanniche, sulle cui cime è facile avvistare i ruderi delle vecchie fortificazioni romane.

Menhir di assassin’s creed valhalla

Anche i ben più antichi menhir sono stati il soggetto di molti dei miei scatti. Utilizzati dai pagani come luoghi di culto, questi sono disseminati lungo tutta l’Inghilterra. Spesso ai piedi di questi monumenti solitari troviamo offerte di vario tipo, quali risorse o sacrifici animali.

Le geometrie di queste pietre lasciano molto spazio all’immaginazione, anche se rimpiango di non essere (ancora) riuscito a scattare una foto in cui il sole o la luna sono incorniciati nel foro centrale del colossale monolite.

Mi sono però soffermato più volte su questo particolare menhir nell’immagine qui di fianco, mesmerizzato dall’ambiente che lo circonda e dalle offerte lasciate dai viandanti.

Carcasse di animali ai piedi di un menhir votivo
Ciotole, candele e carcasse di animali.
Un monastero sulla scogliera
Un monastero arroccato sulla scogliera.

Una delle particolarità di Valhalla risiede anche nel contrasto tra la religione pagana dei vichinghi e il cristianesimo. Non a caso l’Inghilterra è disseminata anche di luoghi di culto in cui si adora il figlio di Dio. Oltre alle maestose cattedrali presenti nei principali centri cittadini, purtroppo tutte un po’ troppo simili tra loro per ragioni di opportunità ludiche, e ai monasteri da razziare in giro per la mappa, qualche chance fotografica interessante è legata alle strutture in rovina.

Nonostante siano perlopiù abbandonati, gli scheletri di questi luoghi di culto ospitano ancora i segni del passaggio dei pellegrini, come gli immancabili crocifissi e poggiati sugli altari in pietra che si stagliano tra le pareti squarciate.

Eivor entra in una chiesa in rovina
Un altare e un crocifisso sono tutto ciò che rimane in questa chiesa in rovina.

Abbiamo quindi un contrasto molto forte tra tre diversi layer storico-sociali e religiosi.

Da una parte resistono ancora i ruderi risalenti agli antichi romani, come testamento di un’epoca ormai definitivamente archiviata. Dall’altra vi sono i segni dei culti pagani che contraddistinguono i popoli cosiddetti invasori, danesi e norvegesi. A questi vanno poi aggiunti i simboli cristiani, religione a cui la società inglese si è ormai in gran parte convertita.

Non è raro, dunque, imbattersi in situazioni ludiche riconducibili a uno (o più) di questi layer, e chiaramente spesso ciò significa la possibilità di immortalare scene dalla forte potenza narrativa.

Pira funebre vichinga

Come quella volta in cui mi sono trovato a catturare la disperazione di un vichingo dinanzi a una pira funebre. In questo caso ho cercato di porre in risalto in due soggetti, l’uomo e il falò, provando a raccontare qualcosa di più attraverso l’immagine. In realtà sono stato molto fortunato perché il sistema di meteo dinamico aveva appena deciso che proprio in quel momento dovesse smettere di piovere, quindi in alto a sinistra è possibile vedere i nuvoloni neri in allontanamento, mentre sulla destra sta iniziando a tornare a splendere il sole.

Il risultato è una sorta di dicotomia allegorica che mette in contrapposizione il dolore scaturito da un lutto, rappresentato dal temporale in lontananza, con i raggi di sole che simbolizzano una futura rinascita o un ritorno alla vita per chi sopravvive alla morte dei propri cari.

Un altro aspetto sul quale ho voluto concentrarmi durante il processo fotografico è quello floristico, giacché in questo Assassin’s Creed si nota la volontà degli sviluppatori di caratterizzare ogni regione inglese con dei biomi ben distinti.

Ricollegandomi al discorso iniziale sulle palette cromatiche, i colori caldi e accesi mettono ulteriormente in risalto i particolari della flora, facendoli risaltare anche in situazioni dove sarebbe altrimenti difficile distinguere le diverse specie.

Eivor cavalca tra i campi innevati
La neve inizia a cadere e sta per coprire questa meraviglia.

Anche qui si assiste a un contrasto, di tipo differente rispetto a quello religioso e culturale. I vari biomi permettono di apprezzare come la mano dell’uomo abbia modificato i paesaggi, e quindi anche la flora.

Eivor attraversa una campagna

I biomi più selvaggi sono anche i più colorati, laddove i campi coltivati mantengono la classica distinzione tra il verde della prateria e il giallo oro del grano, inframezzati da qualche sporadica chiazza floreale colorata.

Immancabili, poi, le aree paludose sulle rive dei fiumi, dove la nebbia ammanta tutto e restituisce un’immagine ingrigita.

Una statua di epoca romana si staglia sulla palude
Il guardiano (di pietra) della palude.

Tornando però al punto di partenza e avviandomi alla conclusione di questo viaggio, devo ammettere che mi sarebbe piaciuto scattare qualche foto in più in Norvegia. Se avete letto l’articolo della rubrica Videogiochi da ascoltare dedicato proprio ad Assassin’s Creed Valhalla (e in caso non l’abbiate ancora letto vi invito caldamente a farlo), saprete che ho adorato esplorare i territori nordici, ritornandoci spesso anche solo per fare un cavalcata tra le nevi.

Le immagini immortalate, però, sono state davvero poche. O meglio, sono state tante ma nessuna tranne quella con cui ho aperto l’articolo e la foto presente qui in basso mi ha davvero convinto, e quindi non me la sento di condividerle qui con voi.

Aurora boreale in assassin’s creed valhalla
La vista da quassù è mozzafiato. Con “Out of the North” in sottofondo, poi, è un’esperienza mistica.

Non mi hanno convinto proprio per via dei toni troppo caldi e della saturazione a tratti eccessiva, davvero inadatta a un’ambientazione glaciale come le terre norvegesi baciate dal Mare del Nord. Naturalmente quando poi si scala una montagna e si assiste a un’aurora boreale è davvero difficile non rimanere abbacinati dallo spettacolo.

Nonostante tutto, comunque, la Norvegia è senza ombra di dubbio affascinante e mi sarebbe piaciuto fare di più. Ma anche l’Inghilterra non è male, e poi nelle terre di Albione c’è questo meraviglioso cervo bianco…

Un cervo bianco

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Daniele “Alteridan” Dolce
Frequenza Critica

Mi piace scrivere di ciò che mi passa per la testa. Prevalentemente di videogiochi, film e serie TV.