CD Projekt, un’azienda come le altre

Come distruggere la propria reputazione in poche, semplici mosse.

Stefano “Revan” Castagnola
Frequenza Critica
7 min readJan 8, 2021

--

Cyberpunk 2077 è uscito ormai da un mese, al termine di un’attesa che sembrava quasi infinita, ed è da allora che si continua a parlare dell’ultima fatica di CD Projekt Red, talvolta complimentandone la storia o i dialoghi, altre volte parlando del gameplay a base di sparatorie, aggiramenti furtivi e dispositivi o chip da hackerare, o dei diversi altri elementi che compongono l’opera pubblicata dallo sviluppatore polacco. Più spesso però se n’è parlato per via delle numerose polemiche che hanno coinvolto lo studio polacco, reo di aver pubblicato un gioco ancora incompleto e che avrebbe necessitato di altri mesi di lavoro, un gioco infarcito di una mole esasperante di bug e problemi tecnici in tutte le sue versioni.

Nell’articolo di oggi, però, non voglio addentrarmi sui difetti e le mancanze, alcuni indubbiamente pure gravi, di Cyberpunk 2077, né voglio soffermarmi sui pregi (che comunque ci sono) dell’opera polacca. Dopo tutto, dell’ambizioso quanto imperfetto progetto di CD Projekt ha già scritto il nostro Dyni nella sua esaustiva recensione, mentre io proprio ieri ho parlato di alcune delle cose che più mi hanno convinto del gdr nel nostro approfondimento settimanale sulle pagine di IGN Italia. In modo molto sintetico, mi limito a dire che nonostante tutti i suoi problemi Cyberpunk 2077 mi è piaciuto, altrimenti non avrei trascorso circa cento ore tra le vie di Night City. Tuttavia, il comportamento di CD Projekt Red va assolutamente condannato, ed è proprio sullo studio polacco che ci concentreremo oggi.

Tralasciando alcuni episodi di isterismo — dai più innocui come certe critiche fin troppo esagerate secondo cui nel gdr polacco non si salverebbe proprio nulla per arrivare a chi ha pensato bene di tempestare di insulti e minacce i dipendenti della compagnia — a cui ormai siamo tristemente abituati, molte delle lamentele vertono sul comportamento scorretto e francamente ai limiti della truffa tenuto nel corso dei mesi da CD Projekt Red, che ha mentito sullo stato del progetto per approfittare dell’hype mostruoso creatosi attorno a Cyberpunk 2077 e proporre un prodotto che in molti casi semplicemente non funziona come dovrebbe.

Bug di Cyberpunk 2077
Alcuni abitanti di Night City devono ancora imparare come sedersi.

Non nascondiamoci dietro un dito, è davvero difficile credere che lo studio polacco non fosse consapevole dei problemi tecnici che avrebbero reso l’esperienza di gioco un vero e proprio disastro su console (ma anche, pur se in misura minore, su molti PC) e in tal senso alcune dichiarazioni fatte a poca distanza dall’uscita diventano ancora più ridicole, come per esempio quella in cui Adam Kicinski ribadiva fieramente come Cyberpunk 2077 girasse “sorprendentemente bene” sulle vecchie console.

D’altro canto, ben prima di trovarci di fronte al disastro del day one, si era già intuito che lo studio polacco potesse avere dei problemi con le versioni console del suo ambizioso gioco di ruolo, soprattutto per la sospetta assenza di videoclip che mostrassero le versioni PS4 e Xbox One in azione… almeno fino a poche settimane prima dell’uscita, in cui le versioni console si erano mostrate brevemente, riaccendendo le speranze dei giocatori interessati ad acquistare Cyberpunk sulle piattaforme di Sony o di Microsoft. Speranze che sono durate fino all’uscita, quando tutti si sono accorti che la situazione era molto peggiore del previsto.

Se si trattasse solo di un videogioco pieno di bug e che gira male su una o più piattaforme, beh non è bello da dire ma non sarebbe proprio una grande novità, dopo tutto ricordiamo tutti casi come quelli di Anthem, Fallout 76, andando un po’ più indietro nel tempo pure Assassin’s Creed: Unity o Skyrim. Il problema in questo caso, oltre al fatto che la situazione è particolarmente critica sul fronte dei bug e delle prestazioni, è che CD Projekt ha fatto di tutto per nascondere i problemi sotto il tappeto sperando che nessuno se ne accorgesse prima dell’arrivo di Cyberpunk sugli scaffali.

Vista notturna di Night City
Su un PC bello potente, Cyberpunk 2077 può apparire graficamente avveniristico… ma non ammirerete questi paesaggi nelle altre versioni.

Che lo studio polacco fosse pienamente consapevole del problema — e fosse inoltre attivamente impegnato a nascondere lo stato pessimo delle versioni PS4 e Xbox One — lo si evince anche dalla sua decisione di spedire a tutti i maggiori siti e influencer soltanto le key della versione PC, scelta che non è affatto usuale quando si parla di produzioni tripla A in uscita su diverse piattaforme.

A ciò si aggiunge il fatto che poco dopo il lancio si sono venute a sapere le condizioni poste da CD Projekt ai recensori e streamer a cui era stata fornita una copia di CP2077, condizioni che prevedevano limiti ben più stringenti della norma: basta pensare che era proibito pubblicare foto o video “catturati” dal recensore, dovendo mostrare solo quelli forniti dalla stessa azienda polacca. Chi non era d’accordo con queste limitazioni non poteva rendere disponibile la sua recensione insieme a tutti gli altri, dovendo quindi attendere qualche altro giorno perché scadesse l’embargo.

Finora ho parlato di molte delle pratiche scorrette, se non proprio truffaldine, adoperate dai creatori di The Witcher e dello stato disastroso delle versioni console. Questo però non significa che Cyberpunk 2077 su PC sia privo di problemi, anzi: se la situazione è senz’altro meno critica rispetto a quella che ormai è la old-gen, pure chi si è avventurato per le strade di Night City col suo fido computer non ha potuto fare a meno di sperimentare una marea di bug, glitch e problemi di vario genere. Bug che continuano ad essere onnipresenti anche dopo l’uscita dell’ultima patch (al momento in cui vi scrivo Cyberpunk è giunto alla versione 1.06) e che possono sicuramente impattare in negativo — e in alcuni casi magari anche compromettere — l’esperienza di gioco.

Personaggio in T-pose
Uno dei bug più comuni in cui possiamo imbatterci nei nostri viaggi a Night City.

Tra animazioni non sempre precise, personaggi e veicoli che spariscono nel nulla non appena ci allontaniamo di una cinquantina di metri, compenetrazioni fra oggetti, pistole e fucili che rimangono sospesi nell’aria dopo essere caduti dalle mani di un nemico ormai morto, macchine che si muovono attraverso altre macchine come se fossero una proiezione olografica è semplicemente impossibile completare una singola sessione di gioco senza farsi distrarre da qualche glitch o bug. E nei casi peggiori è possibile anche imbattersi in missioni che non si attivano correttamente, che non possono essere risolte (a meno magari di ricaricare sperando che il bug non si ripresenti) o in cui non veniamo ricompensati pur avendo portato a termine ogni obiettivo.

E al di là dei bug emergono pure altri problemi, come un’IA dei PNG che può solo essere definita imbarazzante, un sistema di guida su cui c’è ancora molto da lavorare, un open world visivamente incantevole ma allo stesso tempo piatto e statico, per non parlare delle feature promesse durante lo sviluppo che sono poi state tagliate. Insomma, è evidente che il gioco che ci siamo ritrovato tra le mani sia praticamente un early access, il che potrebbe anche andare bene… se non fosse che ci avevano detto che avremmo messo le mani su un prodotto finito.

La cosa forse più triste di tutta questa vicenda è che fino ad ora CD Projekt godeva di una reputazione quasi impeccabile, un po’ per la qualità dei suoi precedenti lavori, un po’ per le politiche consumer-friendly dimostrate nel corso degli anni, un po’ anche per la gestione di GOG, store che si è sempre distinto per la politica rigorosamente DRM-free, la qualità del suo catalogo e per gli sforzi nell’ambito della preservazione digitale, curandosi di ripubblicare molti grandi capolavori del passato e renderli compatibili con i sistemi operativi moderni.

Il motto di CD Projekt Red
Forse è il caso di cambiare motto.

Nonostante il motto dell’azienda polacca, stampato sui muri della sede di Varsavia, reciti “we are rebels”, in questa occasione CD Projekt non si è dimostrata affatto migliore di etichette come EA o Activision, distruggendo in pochi giorni la fiducia che era riuscita faticosamente a conquistarsi nel corso di oltre un decennio. Ed è ironico che tutto ciò sia avvenuto con un gioco come Cyberpunk 2077, che punta il dito contro le megacorporazioni corrotte e disposte a tutto per il profitto. Di certo CD Projekt dovrà lavorare sodo per recuperare la stima della community dopo questa debacle.

Che altro dire? Forse che sarebbe bello sperare che l’affaire Cyberpunk serva da lezione e monito per il futuro non solo allo studio polacco ma all’industria tutta. Ma in un mondo, quello dei videogiochi, che considera normale l’inserimento di modelli di microtransazioni di stampo predatorio in una sempre più vasta gamma di prodotti, o in cui periodi di crunch prolungato nei quali i dipendenti sono costretti a lavorare anche 80 ore la settimana sono la norma è davvero il caso di essere ottimisti?

--

--

Stefano “Revan” Castagnola
Frequenza Critica

Si è innamorato dei giochi di ruolo esplorando la Costa della Spada tra l’Amn e Baldur’s Gate, ma non disdegna anche altri generi di avventure.