Cosa non funziona — Batman Arkham Knight

Altro che Batmobile, la prossima volta prendo il pullman.

Ioannis Largo
Frequenza Critica
5 min readNov 5, 2019

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Nelle settimane scorse grazie ai nostri nuovi padroni di Epic Games Store ho potuto mettere le manacce digitali su un megabundle gratuito, composto da una mezza dozzina di titoli dedicati a Batman.

Della saga Arkham mi mancava esclusivamente l’ultimo titolo: Batman Arkham Knight, pubblicato nel lontanissimo 2015. Ho apprezzato moltissimo i tre titoli precedenti e in verità vi dico che li ho amati principalmente per il doppiaggio italiano, nel quale sono presenti alcuni dei doppiatori della serie animata della metà degli anni Novanta. Però, e dico però, completare il Knight sta diventando una faticaccia: ho divorato i tre titoli precedenti, addirittura completato al 100% Asylum (cosa rarissima), ma Knight no, Knight è pesante da giocare.

La pesante armatura del cavaliere oscuro

Partiamo con calma. Tutti noi conosciamo il pessimo arrivo del Knight sulla PC Master Race: un titolo impossibile da giocare sulle più svariate configurazioni, tanto che gli sviluppatori hanno dovuto ritirarlo da Steam due giorni dopo la pubblicazione e ripubblicarlo tre mesi dopo risolvendo solo una piccola parte dei problemi. Ero timoroso che il mio vecchio tostapane non riuscisse a far girare degnamente il gioco, ma fortunatamente gira abbastanza bene a dettaglio medio-alto; c’è qualche piccolo rallentamento e qualche piccolo frame perso durante gli svolazzi, ma niente di così grave.
Nulla da dire sulla grafica, per essere un titolo vecchio di quattro anni si difende benissimo.

Filmato iniziale bello, introduzione bella, ed ecco la prima novità: un’immensa mappa da esplorare composta da tre isole maggiori collegate da ponti. Ovviamente non basta lanciarsi con il batartiglio, prendere lo slancio da qualche cornicione e planare in giro per esplorare le tre enormi isole, quindi entra in gioco la principale novità del Knight: la Batmobile.
Tutti volevano sfrecciare per Gotham City con la Batmobile, ma in Knight tutto ciò oscilla tra il frustante e il noioso: in certi punti si ha l’impressione di dover essere davvero Batman per poter gestire ‘sto ammasso di tecnologia che sfreccia a 1000km/h; d’altra parte, dopo aver guidato una volta, guidato due volte, abbattuto i carri armati dei nemici e risolto qualche enigma dell’Enigmista, sopraggiunge la noia. Si preferisce svolazzare in giro che guidare per il semplice motivo che si può trovare con più facilità qualcosa da fare nelle tre enormi isole, e le sezioni obbligatorie con la Batmobile diverranno un peso: fare slalom per sconfiggere una trentina di carri avversari, inseguire qualcuno e sperare di riuscire ad agganciarlo prima di schiantarsi da qualche parte, risolvere i giochi sadici dell’Enigmista ridotti a delle corse noiose su un piccolo circuito, dove l’unica vera sfida sarà superare il tempo limite per la medaglia d’oro.

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Bilioni di dollari per una bestia a quattro ruote: sfreccia, derapa, lancia missili ed elettrizza i cattivi. Cosa volere di più? Non essere così noiosa.

Guidando la Batmobile o planando in giro esploreremo le tre isole per sventare i piani dello Svantapasseri e del suo misterioso alleato, il Cavaliere di Arkham. Ovviamente ci sono le onnipresenti missioni secondarie, che vedono coinvolti i principali antagonisti dell’Uomo pipistrello e pure qualche personaggio inventato ad hoc. Una piccola cosa che fa leggermente, e dico leggermente, venir meno la sospensione dell’incredulità è che ogni volta che avanziamo nella trama principale Alfred, Lucius Fox o Barbara diranno a Batman che deve aspettare un poco perché devono analizzare le informazioni, creare antidoti o preparare potenziamenti per la Batmobile, consigliandogli di dare la caccia agli altri cattivi o volgarmente fare le missioni secondarie. Oh, questa storia si svolge in una sola notte, okay che è l’Uomo pipistrello, ma non ha ancora il dono dell’ubiquità, per cui avrei preferito qualche altre modo per essere spinto a fare le missioni secondarie. Non un “LOL don’t rush the main story, do something”.

Tante cosa da fare, poca voglia di farle

Non si è spinti a fare le missioni secondarie, non c’è la voglia, perché al di là di qualche piccola differenza si limitano tutte a fare un qualcosa di piccolo, come l’analisi di un luogo o di un oggetto sfruttando l’intuito e la tecnologia del detective più grande al mondo, oppure la solita scazzottata o qualche inseguimento. Uno potrebbe essere spinto a completarle per sbloccare nuove abilità o nuovi bonus a suon di punti Wayne oppure per sentire i commenti di un certo personaggio secondario, ma, al di là di tutto ciò, queste attività secondarie non sono niente di che. Ed è un peccato, perché sono abbastanza ben narrate. Questi compiti non sono neanche integrati nella trama principale, diventando quasi un diversivo obbligatorio; un passo indietro rispetto al City e in parte rispetto a Origins.

Questa mancata integrazione tra trama principale e missioni secondarie rivela anche i limiti della struttura dei titoli della saga Arkham. Guidiamo il nostro Batman da edificio A ad edificio B, in ogni edificio ci sono un paio di stanze dove fare a pugni e una più grande dove si devono eliminare i cattivi senza farsi scoprire (stranamente nelle scazzottate normali massimo uno-due sono armati, mentre negli stanzoni tutti hanno un fucile d’assalto e la spranga di ordinanza). La difficoltà è principalmente fondata sul numero e sul tipo dei nemici che dobbiamo affrontare, se questi sono dotati di armi o di strumenti che limitano o neutralizzano i nostri gadget. Nel bene e nel male questa è la struttura dei giochi Arkham, ha funzionato per tre giochi, funziona anche in questo.

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Aver raggiunto il limite. Questo non funziona!

Ma allora cosa non funziona in Arkham City? Semplicemente le poche innovazioni presenti non sono state integrate bene in una struttura di gioco che ha sempre funzionato, anzi ne fanno risaltare i suoi limiti. Puoi mettere una gigantesca mappa di gioco e la Batmobile, ma se non me le integri bene nel gioco mi annoierai mentre esploro una mappa vuota o guido per le strade di Gotham. Mi puoi mettere mille missioni secondarie, mille obiettivi, mille filmati, mille tracce vocali; ma se me le integri nella trama principale con una scusa del tipo “Batman ci vuole del tempo per le scansioni di pincopallino, perché non vai a menare Due Facce nel frattempo” me le rendi noiose.

Forse Knight è un campanello di allarme per la saga Arkham, il cui quinto capitolo arriverà entro pochi anni. La struttura di gioco deve forse essere puntellata o rinnovata e non protetta da un paio di scelte nuove mal integrate.

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