Cronache dal Backlog — Monster Hunter 4 Ultimate

Caccia grossa sul piccolo schermo del Nintendo 3DS.

Luca "Jonsy Duke" Polletta
Frequenza Critica
9 min readSep 20, 2019

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Quando acquistai circa un anno fa il mio New Nintendo 3DS, inizialmente il mio backlog di videogiochi portatili comprendeva giusto un paio di giochi sui Pokémon, in ricordo dei bei vecchi tempi passati a consumare il Game Boy Color. Con il 3DS il mio obiettivo era lo stesso: trovare quel gioco nuovo, unico nel suo genere in cui immergermi per ore e ore tra il pomeriggio e la notte. Per fare ciò, mi ritrovai a spulciare il backlog di un mio amico molto più fornito di me in quanto a presenza Nintendo. Ed è così che ho trovato quel gioco in grado di prendere il posto di quei Pokémon a me tanto cari: Monster Hunter 4 Ultimate.

L’introduzione a Monster Hunter 4 Ultimate è una di quelle che lascia il segno: Gran Deserto, sono un aspirante cacciatore che sta viaggiando su una nave dragoniera - un mezzo creato appositamente per navigare sulle dune di sabbia - verso Val Habar, uno dei maggiori punti d’incontro per cacciatori, mercanti e viaggiatori. Inoltre, la città è sede della Gilda dei Cacciatori, associazione fondata per raccogliere informazioni sui mostri, istituire le cacce da affrontare e fornire assistenza durante le stesse. Il viaggio scorre tranquillo fino a quando, all’improvviso, ecco sbucare dalle sabbie roventi un Dah’ren Mohran: uno dei cosidetti “draghi anziani”, mostro mitologico dalle fattezze e dimensioni simili ad un Megalodonte, soltanto più grosso e con la pelle ricoperta da spessa roccia. Ora immaginate me, senza armatura né armi, cercare anche solo di scalfire un mostro di tali dimensioni. Per mia fortuna, ho a disposizione una balista, delle palle di cannone e un gong con cui stordire il mostro per pochi ma preziosi secondi. Con questi strumenti cerco di difendere la salute della dragoniera dagli attacchi del Dah’ren Moran, mentre gli restituisco il favore lanciandogli addosso tutti gli arpioni e le palle di cannone di cui dispongo. Per mia fortuna, riesco a difendere la nave abbastanza a lungo da permettere ad altri cacciatori, ben più esperti e meglio equipaggiati di me, di accorrere in mio soccorso e uccidere il Drago Anziano. La cooperazione fra i vari cacciatori riesce ad avere la meglio sul Dah’ren Mohran, salvandomi da una fine prematura.

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Val Habar è il primo hub del gioco dove affrontare i vari tutorial sulle meccaniche di base, sull’arsenale completo di armi e sulle prime cacce della nostra carriera.

Giunto a Val Habar, è il momento di iniziare la mia carriera da cacciatore. Dopo essermi registrato presso la Gilda dei Cacciatori, devo effettuare una delle decisioni più importanti del gioco: la scelta dell’arma tra la dozzina che ho a disposizione. La mia scelta ricade sullo spadone: un’arma che comporta pochi attacchi, ma devastanti se eseguiti con il giusto tempismo sui punti deboli dei mostri. Faccio un po’ di pratica nell’arena contro un Grand Jaggi, una specie di dinosauro poco più piccolo di un T-Rex ma molto più agile e non meno aggressivo. L’allenamento è molto duro all’inizio: la bestiaccia schiva i miei colpi, esegue spazzate con la coda e cariche che mi impediscono di avvicinarmi per colpirlo dandomi nessuna tregua. Ma io persisto, osservo la portata dei suoi attacchi e i momenti in cui rimane esposto in modo da portare a segno un paio di attacchi sui suoi arti. Colpire le sue zampe vuol dire impedirgli di schivare o buttarlo a terra dandomi un’ampia finestra per attaccarlo indiscriminatamente. Grazie ai dislivelli dell’arena, posso eseguire attacchi in salto con cui posso montare il mostro, impedendogli per poco tempo di muoversi o attaccarmi. Dopo una dura lotta, il Grand Jaggi cade sotto i colpi del mio spadone: la sensazione di aver buttato giù un mostro del genere dopo un arduo combattimento mi fa salire la voglia di proseguire per vedere cos’altro mi aspetta.

Pronto ad assaporare ancora il gusto della caccia, mi butto a capofitto nella storia principale: divento il cacciatore di una carovana e da qui comincia un lungo viaggio per il mondo di Monster Hunter 4 Ultimate. Ogni quest mi indica due obiettivi: quello principale in cui devo uccidere o catturare il mostro, e quello secondario (non sempre presente) che varia dal ferire un preciso punto della creatura oppure raccogliere una determinata risorsa nell’ambiente di gioco. Nei luoghi dove mi dirigo per cacciare non è presente solo il mio obiettivo, ma un intero ecosistema di bestie che reagisce alla mia presenza: predatori, erbivori e insetti che possono attaccare appena invado il loro territorio, fuggire terrificati o semplicemente ignorarmi. Posso dedicarmi alla raccolta di piante, funghi o altre risorse sparse in giro per combinarle tra loro e ottenere oggetti curativi o strumenti in grado di aiutarmi nella caccia come trappole o esche soporifere. Anche la conformazione di ogni zona si rivela un elemento da sfruttare nella lotta: pilastri di roccia dietro cui posso ripararmi o arrampicarmi per poi lanciarmi contro i mostri, dislivelli da cui saltare o piante rampicanti da usare per raggiungere aree più sicure e più ampie. Ma questo si rivela solo la metà di ciò che devo sapere per uscire vivo dalla caccia.

L’altra metà riguarda la conoscenza dei mostri stessi: dopo aver affrontato un buon numero di Gran Jaggi, incontro mostri lenti ma coriacei quali il Tetsucabra, un anfibio a metà tra una rana e una lucertola in grado di scaraventarmi macigni addosso e di corrodere la mia armatura con la sua saliva, oppure agili e veloci come il Seltas, insetto simile ad una mantide quasi ingestibile quando si trova in aria. Dopo di questi arrivano le viverne, mostri molto vicini ai draghi in quanto forme e dimensioni, di cui le specie più rappresentative sono il Rathalos e il Rathian: denominati rispettivamente il re e la regina dei cieli, questi si differenziano tra di essi per aggressività e resistenza. Laddove il Rathalos è più aggressivo e con uno stile di combattimento che alterna brevi voli in picchiata con palle di fuoco, il Rathian preferisce un approccio aereo più esteso con attacchi basati sulla coda avvelenata e limitando il fuoco a spazzate difensive.

Dopo essermi abituato anche a questi ultimi, la Gilda dei Cacciatori valuta la mia abilità e decide di affidarmi la caccia di un mostro i cui avvistamenti sono così rari che molti credono che non esista neppure: il Gore Magala. Una viverna dalle scaglie nere come la pece, con ali artigliate che usa come due mani per spostarsi, afferrare le prede e mantenersi in piedi quando serve. Oltre a questo, la bestiaccia diffonde un virus chiamato Frenzy, in grado di annullare la rigenerazione naturale della mia salute e rendermi più suscettibile ai danni se dovesse propagarsi completamente nel corpo. Per mia fortuna, con dei colpi ben assestati posso assimilare il virus e renderlo un vantaggio, aumentando la possibilità di infliggere colpi critici. Ma il Magala non vuole mollare: la sua rabbia esplode illuminandolo di una luce viola che oscura il sole, mentre si alza sulle ali artigliate denotando un aspetto diabolico e decisamente minaccioso. Nonostante ciò, con perseveranza e cautela, riesco ad abbatterlo e a uscire vivo da questo incontro. Ma ormai il virus Frenzy si è propagato tra gli altri mostri, un altro elemento da tenere in conto durante la caccia.

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Quelle di MH4U non sono armature ordinarie: ogni set di ciascun mostro è unico, con colori e dettagli differenti (al punto da stravolgerne completamente lo stile) in base al rango dei materiali usati per forgiarli.

Tra una caccia e l’altra, il mio equipaggiamento migliora e diventa sempre più vario: le armi e armature che posso forgiare si basano direttamente sulle resistenze e debolezze dei mostri da cui ricavo i materiali: il Nerscylla, un grosso ragno abile nel cacciare le sue prede e in grado di secernere una tossina soporifera dal suo pungiglione, mi dà la capacità di creare un’arma capace di addormentare i mostri e un’armatura le cui abilità migliorano i miei colpi critici e le mie capacità di localizzare i mostri all’interno delle mappe. Un Ratahalos invece mi dona armi con elemento fuoco e un’armatura che potenzia la resistenza all’elemento e un bonus al danno che infliggo. Inoltre, essendo i punti abilità distribuiti sui vari pezzi dell’armatura (elmo, corazza, guanti, cintura e gambali) posso combinare i vari pezzi per ottenere abilità non ottenibili altrimenti, come per esempio una maggiore velocità nel consumo di cibi e pozioni curative oppure un aumento dell’acutezza dell’arma, ottenendo così un moltiplicatore più alto per il danno che infliggo. Inoltre, ogni pezzo può essere dotato di slot per l’uso di decorazioni, gioielli ricavati sempre dai materiali ottenuti dai mostri in grado di aggiungere i punti necessari ad attivare le abilità delle varie armature. Le combinazioni sono molte, forse troppe per essere provate tutte, così decido di dedicarmi solo a quelle più utili per lo spadone, in modo da migliorarne i punti di forza oppure sopperire a qualche debolezza nello stile di combattimento. Posso decidere se diminuire il tempo impiegato per mettere a segno un attacco caricato, oppure aumentare la velocità di sfodero e rinfodero dell’arma o ancora aggiungere all’attacco in sfodero la capacità di stordire il mostro.

E così, caccia dopo caccia, miglioro sempre di più e sono in grado di gestire anche i mostri più ostici, fino a quando non arrivo alla fine del mio viaggio: ricordate il Gore Magala di qualche paragrafo fa? Come sfida finale mi si pone davanti una sottospecie evolutasi e che ha raggiunto lo status di Drago Anziano: lo Shagaru Magala. Con un corpo ricoperto di scaglie dorate, lo Shagaru Magala si erge davanti a me sulle sue ali artigliate, gli occhi di un rosso acceso che mi fissano e mi trasmettono tutta la ferocia con cui sta per abbattersi su di me. Ovviamente non mi faccio intimorire, non sono arrivato fin qui per scappare con la coda fra le gambe. Do fondo a tutti i consigli che mi sono stati dati durante il gioco, a tutta l’esperienza che ho maturato con le varie cacce che ho portato a termine: osservo prima gli attacchi e i movimenti del mostro, poi assesto degli attacchi caricati alle gambe e alla testa per limitarne i movimenti e stordirlo in modo da esporlo ad altri attacchi. Ma lo Shagaru non mostra segni di cedimento, tornando alla carica dopo ogni tentennamento. Lo scontro sembra durare un’eternità, ma finalmente riesco ad assestare il colpo di grazia al Drago Anziano, ripristinando così quell’equilibrio che la sua presenza aveva alterato.

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Lo Shagaru Magala, uno dei Draghi Anziani più ostici, è il mostro che sancisce il passaggio da Basso Rango ad Alto Rango: da qui in poi aspettattevi mostri più duri da buttare giù, più aggressivi e con nuovi attacchi micidiali.

Concludo così il viaggio che ho cominciato parecchi mesi prima, facendo ritorno a Val Habar per riportare la notizia della mia vittoria. E qui ho una piacevole sorpresa: la Gilda dei Cacciatori infatti premia il valore dimostrato nell’ultima caccia e mi riconosce come cacciatore di Alto Rango. Ciò significa che posso intraprendere una serie di missioni ancora più impegnative di tutte quelle che ho affrontato prima. Stavolta i mostri da affrontare hanno statistiche aumentate, nuovi attacchi e soprattutto cominciano ad apparirne anche sottospecie con resistenze e debolezze diverse o addirittura opposte alla specie originale. Ciò comporta nuove armi e nuove armature ancora più potenti, con nuove combinazioni che richiedono solo un po’ di sperimentazione e tanta voglia di cacciare mostri per ottenere i materiali necessari.

Come se non bastasse, l’Ultimate del titolo si riferisce all’espansione che il gioco ha ricevuto dopo la sua uscita. L’aggiunta più importante, oltre a nuovi mostri e armi, è quella di un rango superiore a quello Alto : il rango G. Qui le cose si fanno davvero serie: i mostri sono al top della loro forma, tanto che alcuni raggiungono lo stato di Apex. Un mostro in Apex ha una forza e una resistenza ancora maggiori della sua versione di Rango G, con la peculiarità di ricevere danni ridotti sulla maggior parte del corpo, facendo addirittura rimbalzare l’arma sulla sua pelle. Per poterli sconfiggere bisogna concentrare i propri attacchi su pochi punti deboli e usare strumenti particolari per rimuovere lo stato di Apex e rendere la caccia un pò più sostenibile.

E così eccomi ancora su Monster Hunter 4 Ultimate che cerco di migliorare abilità ed equipaggiamento in vista delle cacce più ostiche che il gioco ha da offrirmi. Il margine di miglioramento è tanto, così come la mia voglia di buttare giù fino all’ultimo dei Draghi Anziani, per poi forse ricominciare da capo con un arma diversa e approfondire uno stile di gioco completamente nuovo. Di certo, passeranno parecchi pomeriggi e notti prima di archiviare Monster Hunter 4 Ultimate e cercare un’esperienza che riesca a coinvolgermi così tanto.

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