Cronache dal Backlog — XIII

Sparatorie in cel-shading.

Stefano “Revan” Castagnola
Frequenza Critica
4 min readNov 9, 2020

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Logo di XIII

Vedendo la Ubisoft di oggi, così insistente nel riproporre continuamente la stessa formula in quasi tutti i giochi che costituiscono la sua offerta videoludica, può essere difficile da credere, ma un tempo la grande software house francese produceva molti videogame interessanti, pure molto diversi l’uno dall’altro.

Da Prince of Persia a Splinter Cell, da Rayman a Beyond Good & Evil… e XIII, uno sparatutto in prima persona — non esattamente il genere per cui il colosso francese era famoso all’epoca — tratto da un fumetto belga e portato su schermo con un’azzeccata direzione artistica che ne restituisce il “feel” fumettistico grazie all’utilizzo del cel-shading.

XIII si apre con un filmato che ci mostra l’assassinio di William Sheridan, presidente degli Stati Uniti d’America, in quello che è un chiaro riferimento all’omicidio Kennedy. Poco dopo l’azione si sposta in una spiaggia vicino a New York, dove il nostro protagonista si risveglia senza alcuna memoria ma con una ferita di arma da fuoco. Dopo essere stato soccorso da una bagnina ed essersi rimesso in sesto, viene però rintracciato da sicari pronti a farlo fuori e si ritrova coinvolto in un complotto su scala nazionale; il nostro smemorato protagonista dovrà ripartire dal tatuaggio col numero romano XIII sulla sua scapola e ricostruire il suo passato, nonché sventare i piani dei suoi infidi avversari.

inizio di XIII
Il primo livello del gioco ci vede brancolare confusi nei dintorni di una spiaggia newyorkese, mentre respingiamo gli attacchi di dozzine di nemici.

Al di là della storia, a tinte pulp come quella del fumetto su cui è basata, il gioco sa intrigare da subito, anche dopo tutti questi anni, proprio grazie all’ambientazione e al contesto scelti, che richiamano quelli di film spionistici come Mission: Impossible, e anche alla direzione artistica, col cel-shading che ha permesso al gioco Ubisoft di invecchiare meglio di molti altri suoi contemporanei.

Anche il gameplay è in grado di divertire, pur non essendo privo di difetti.
Le sparatorie in generale scorrono via abbastanza lisce, ma alcune armi risultano più soddisfacenti di altre e in generale il bilanciamento non è sempre perfetto, al punto che una volta sbloccato il fucile d’assalto ho raramente usato altre armi, se non quando volevo sfruttare la balestra per tentare un approccio più silenzioso.

A tal proposito, oltre alle pur numerose sparatorie che costellano i numerosi livelli del gioco, XIII ha anche un’anima stealth. La produzione Ubisoft permette infatti al giocatore di affrontare l’avventura sia nel modo più brutale e diretto, sia con uno stile più furtivo, evitando di farsi vedere, usando la pistola silenziata, i coltelli da lancio o la balestra per mettere KO i nemici senza fare rumore, e usando i tanti gadget a propria disposizione, come rampino e grimaldello, per superare ogni ostacolo sul proprio percorso. E in alcuni casi, passare inosservati è addirittura obbligatorio, dato che in certe missioni fare scattare l’allarme equivale al game over.

uccisione di un nemico in XIII
Le uccisioni più spettacolari vengono spesso sottolineate in una vignetta.

L’idea è buona, nonché coerente con il contesto spionistico su cui poggia l’opera, tuttavia anche qua le cose sono lontane dall’essere perfette ed emergono diversi problemi, soprattutto per via di un’intelligenza artificiale da rivedere, con i nemici che oltre a non essere particolarmente svegli sono apparentemente pure sordi: è quasi indifferente farsi strada con la pistola silenziata o con un kalashnikov, in ogni caso i nemici anche solo a 10 metri di distanza non si accorgeranno di nulla e reagiranno solo se entreremo nel loro cono visivo, o se individueranno un cadavere lasciato per terra. E anche in quel caso le reazioni non sono proprio velocissime ed è facile ovviare al problema eliminandoli prima che possano dare l’allarme.

Insomma, le cose da correggere nell’ormai prossimo remake (che uscirà domani) non sono pochissime, ma il gameplay ha comunque saputo divertirmi, grazie anche a livelli che fanno della spettacolarità e della varietà un punto di forza.

Affronteremo tante missioni diverse, che ci porteranno da un capo all’altro degli Stati Uniti, visitando banche, prigioni segrete, campi militari, laboratori dove vengono compiute particolari ricerche, canyon sperduti e tanto altro ancora, con l’azione che si mantiene sempre fresca, anche per l’alternarsi di sparatorie e fasi stealth, così da non fare mai la stessa cosa troppo a lungo.

Il Generale Carrington in XIII
Ogni tanto incontreremo anche qualcuno che non vuole ucciderci, come il Generale Carrington, che ci accompagnerà anche in un paio di missioni.

I livelli non prendono sicuramente spunto dai classici degli anni ’90 e infatti sono piuttosto lineari, pure un po’ guidati, dal momento che spesso e volentieri non potremo neanche tornare sui nostri passi (per esempio perché la porta che abbiamo appena varcato si è chiusa alle nostre spalle e non può essere riaperta). In ogni caso i designer di Ubisoft hanno saputo tenere alto l’interesse grazie alla varietà delle location e dei compiti da svolgere, che ci vedono non solo sforacchiare di proiettili i nemici, ma anche infiltrarci in basi nemiche o spiare dei bersagli con l’ausilio dei nostri gadget. Tutto ciò proponendo un’azione che sa quando accelerare, diventando molto intensa e spettacolare.

Insomma, XIII è un gioco che ha i suoi difetti, e questi difetti gli impediscono di ambire all’eccellenza, ma nonostante tutto è un FPS di grande fascino, capace di coinvolgere e a tratti anche ammaliare il giocatore.

Ci sono sicuramente dei margini di miglioramento e spero che il remake riesca a correggere i difetti che il gioco Ubisoft si porta in dotazione, ma se anche così non fosse, il classico cult di ormai quasi venti anni fa si sa difendere ancora molto bene.

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Stefano “Revan” Castagnola
Frequenza Critica

Si è innamorato dei giochi di ruolo esplorando la Costa della Spada tra l’Amn e Baldur’s Gate, ma non disdegna anche altri generi di avventure.