Cyberpunk 2077 è stato rinviato, e forse è meglio così

Così tanti annunci di ritardi che neanche Trenitalia.

Marco "Thresher3253" Accogli
Frequenza Critica
4 min readJan 25, 2020

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Tutto è iniziato con il rinvio di DOOM Eternal, originariamente previsto per la fine di novembre e invece slittato al 20 marzo. Una comunicazione sommaria, un annuncio distratto, che ha fatto sì che molti storcessero il naso di fronte all’idea del dover aspettare ancora di più per un gioco che sembra davvero eccellente a giudicare dal materiale diffuso. Niente di nuovo sotto il sole in questo settore (come qualsiasi altro ambito che fissa delle scadenze per la realizzazione di contenuti), ma il gioco di id Software ha inavvertitamente dato il via a una serie di rinvii di altra roba di alto profilo prevista nel primo quarto del 2020.

Final Fantasy VII Remake è stato rimandato di poco più di un mese passando da 3 marzo al 10 aprile, che non è un lasso di tempo esagerato se consideriamo l’attesa ormai eterna per questo remake, ma i giocatori PS4 hanno avuto una seconda secchiata di acqua fredda con The Last of Us: Part 2, spostato a fine maggio invece che a febbraio come originariamente previsto. Il progetto di Crystal Dynamics di farci picchiare la gente con il martello di Thor denominato Marvel’s Avengers è stato rinviato a settembre come se avesse il debito in matematica; al suo posto ci aspetta invece Iron Man VR, a sua volta spostato da gennaio a maggio, in modo tale da fornire un antipasto di contentino ai sette fan della Marvel che hanno comprato un PSVR. Anche in casa Ubisoft non se la passano benissimo: Skull & Bones sembra sull’orlo dell’ennesimo rinvio (con un olezzo di cancellazione nell’aria), mentre i suoi tre titoli più rilevanti previsti per l’inizio del 2020 — Watch Dogs: Legion, Rainbow Six: Quarantine e Gods & Monsters — sono stati rimandati a una generica data “dopo aprile 2020”.

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Una lettera più struggente di quella del mio licenziamento.

I due annunci che più mi hanno girare i cosiddetti riguardano Dying Light 2 e Cyberpunk 2077 (su DOOM Eternal ci ho già messo una pietra sopra).
Il nuovo apparentemente maestoso lavoro di CD Projekt RED ha preso il debito in fisica e quindi è stato rimandato anch’esso a settembre. Ancora peggio per la collaborazione tra Techland e Chris Avellone, rimandata a data da destinarsi senza ulteriori informazioni. Due titoli molto promettenti e che sembrano così ricchi di diramazioni e di dettagli che il rinvio era quasi obbligatorio: sotto certi punti di vista mi viene sempre da chiedermi quanto lavoro sia necessario per sviluppare un’opera come The Witcher 3 o Red Dead Redemption 2. E la risposta è, poco sorprendentemente, tanto. Così tanto che in effetti CD Projekt RED è ancora in mezzo alle polemiche a causa dei cosiddetti “crunch”, gli straordinari insomma.

Non è un caso infatti che titoli particolarmente sfaccettati e ambiziosi come GTA V e The Witcher 3 abbiano un livello di cura nei dettagli decisamente superiore alla media: grazie a scadenze ben determinate e un team che lavora in maniera estremamente serrata è possibile sviluppare titoli davvero ricchi di contenuti e dalla cura maniacale. Il rovescio della medaglia d’altro canto è che per ottenere un lavoro così epocale c’è bisogno di tempo, che stona in un settore dove si rischia molto velocemente di restare indietro. La soluzione adottata da team quali Rockstar e Naughty Dog prevede infatti l’utilizzo di straordinari per essere in grado di rispettare le scadenze, a volte anche molto prolungati nel tempo. Una soluzione non strana per molta gente che già deve sottostare a orari di lavoro massacranti, ma che applicata con una certa regolarità rischia di diventare pericolosa per il team e per le aspettative che si vanno a creare.

Le aspettative elevate sono croce e delizia di ogni sviluppatore che si rispetti: creare alte prospettive aiuta a vendere, ma se vengono disattese il rischio è quello di diventare l’ennesimo No Man’s Sky. In altre parole, la pressione che i giocatori fanno sui team di sviluppo è spesso molto elevata, con la conseguenza che per rispettare le promesse e per non restare bloccati in un ciclo di sviluppo eterno è necessario o ridimensionare le aspettative — consegnando nei negozi un titolo spesso deludente — oppure sfruttare il più possibile la forza lavoro a disposizione, anche con metodi poco corretti come straordinari eccessivi. In entrambi i casi si va inevitabilmente a scontentare qualcuno, siano essi gli sviluppatori stessi, il pubblico sempre in trepidante attesa o chi chiede condizioni di lavoro più dignitose, specialmente alla luce di alcuni scandali nei tempi passati.

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La UAC non è stata costruita in un giorno.

Personalmente non trovo problemi nell’attendere un po’ di più per l’uscita di qualche titolo che tanto attendo, come per il caso di DOOM Eternal. In fondo la roba da giocare non mi manca e, avendo vissuto anche io in prima persona delle condizioni di lavoro esasperanti in passato, non posso certo pretendere che gli sviluppatori mettano più impegno del necessario per pubblicare un gioco che se va bene finirò nel giro di due settimane. Rispettare le scadenze è importante, ma per quanto mi concerne lo è ancora di più portare avanti un prodotto di qualità, e se questi ritardi serviranno a presentare un titolo ancora più completo posso tranquillamente attendere ancora, con la speranza che i rinvii non siano indice di problemi nella gestione dello sviluppo e del team. Non importa quanto li si possa considerare importanti, alla fine sempre videogiochi restano.

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