Final Fantasy VII Remake: la demo(lizione) del reattore Mako n.1

Abbiamo provato finalmente la demo di Final Fantasy VII Remake.

Luigi "abyssent" Peccerillo
Frequenza Critica
6 min readMar 16, 2020

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Nell’ultimo periodo si è parlato parecchio qui su Frequenza Critica di remaster e remake, anche in previsione del fatto che tra poche settimane metteremo mano su due remake molto attesi. Il primo è Resident Evil 3 Remake, che sulla scia dell’ottimo rifacimento del secondo capitolo della serie uscito l’anno scorso, rivisita in chiave moderna il terzo Resident Evil uscito nel 1999 su PlayStation, l’ultimo capitolo basato sull’impostazione classica della serie. L’altro remake è uno dei rifacimenti più richiesti degli ultimi anni, parliamo di Final Fantasy VII Remake (Parte I). Già al tempo di PlayStation 3 venne rilasciata da Square Enix una tech demo del gioco, segno che già allora qualcosa si stava muovendo per portare ai giorni nostri l’amatissimo capitolo della saga uscito nel 1997 su PlayStation.

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L’annuncio ufficiale del gioco però avvenne con un teaser durante la conferenza Sony PlayStation all’E3 del 2015 e causò uno tsunami di emozioni tra i fan. Da quel momento Final Fantasy VII Remake si è mostrato sporadicamente al pubblico e in forma non troppo smagliante, tanto che nonostante fosse un chiaro “work in progress” l’eccitazione per il progetto ha lasciato spazio allo scetticismo. Tutto questo fino all’anno scorso, quando prima nello State of Play di Maggio e poi alla conferenza E3 di Square Enix, Final Fantasy VII Remake si è presentato di nuovo al pubblico in una forma perfetta, capace di accendere di nuovo l’interesse per il progetto e di infiammare l’animo di chi quel settimo capitolo lo conserva nel cuore. La comunicazione di Square Enix non si è interrotta con i due eventi sopracitati, ma nel corso dello scorso anno, fino a poco tempo fa, sono stati mostrati altri video e rilasciate molte informazioni che hanno testimoniato ancora una volta come il publisher nipponico abbia deciso di affrontare questo progetto con il massimo impegno, conscio di avere una bomba tra le mani che avrebbe potuto portare un’esplosione di consensi e apprezzamenti tanto quanto un danno enorme alla propria credibilità, già vacillante dopo la mezza debacle di Final Fantasy XV. Gli unici dubbi rimangono sulla divisione in capitoli di questo grosso progetto, una strategia che ha il suo senso vedendo come Square Enix ha deciso di immaginare in chiave moderna Final Fantasy VII, ma che molti ancora faticano ad accettare.

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Se dunque da una parte è impossibile attualmente eradicare questo scetticismo, in quanto la riuscita della suddetta strategia non è verificabile nell’immediato ma solo quando il progetto totale sarà a buon punto; dall’altra Square Enix ha voluto dissipare quei pochi dubbi che ruotavano attorno alle sensazioni “pad alla mano”. E così nei giorni scorsi, a sorpresa, è stata rilasciata una demo (non della versione finale) che ci permette di giocare l’iconica introduzione del gioco, quella dell’attentato terroristico al reattore Mako numero 1. Inutile dilungarsi sul fatto che quell’introduzione dal ritmo indiavolato, con in sottofondo le note incalzanti di Uematsu sia un pezzo di storia del medium videoludico. Vent’anni più tardi, quando il logo di Final Fantasy VII si stampa sullo schermo, è impossibile non sentirsi parte di un qualcosa di veramente grande e importante che sta avvenendo attorno a noi e sui nostri schermi, che si abbia o meno un collegamento nostalgico con il capitolo originale. Perché prima ancora che essere un’opera, un videogioco, un prodotto, Final Fantasy VII Remake è un evento che segnerà e sta già segnando il videogioco.

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Avviando la demo, la prima cosa che salta all’occhio è l’eccellente comparto tecnico e artistico. Nell’introduzione realizzata In-Engine, mentre la camera si allontana fino ad avere una panoramica completa della città di Midgar, ci viene mostrato un livello di dettaglio e di particolari incredibile; lo stesso vale per i volti e i corpi dei personaggi, abbondantemente dettagliati e ben animati. La direzione artistica riesce a catturare in modo eccellente l’atmosfera della fase introduttiva, lo stile un po’ steampunk e un po’ dieselpunk del gioco originale rivive in una città cupa, industriale, dove le poche fonti luminose sono amplificate dallo scintillio del ferro che ricopre ogni cosa.

Una volta preso il controllo di Cloud, dei brevi suggerimenti testuali ci spiegano come destreggiarsi col cambiamento più sostanzioso rispetto al gioco originale, ovvero il sistema di combattimento. Messi da parte i combattimenti a turni e scampata la riproposizione del mediocre sistema di combattimento di Final Fantasy XV, questo remake cerca di operare una cucitura tra i sistemi a turni e quelli in tempo reale. È un sistema a strati, alla cui base abbiamo le particolarità dei sistemi a turni, quali diversi personaggi da usare nel corso degli scontri e dei turni nei quali scegliere se utilizzare un’abilità o un oggetto. Sopra questa base c’è un sistema action basato sul libero movimento, schivate e parate, attacchi base per “ricaricare” i turni, che diventano delle monete da spendere in tempo reale per accedere all’uso delle abilità e degli oggetti. La prova pad alla mano è positiva, il combattimento funziona e riesce ad essere così come è strutturato: strategico, lento, ma al tempo stesso veloce, dinamico e spettacolare. I nemici sono dotati di “una resistenza”, che va abbassata colpendo punti deboli; il boss che si affronta è dotato di varie fasi (di più rispetto all’originale) che portano a giocare in modo diverso e ad alternare il controllo e le abilità di Cloud e Barrett.

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Ciò che convince meno della demo è la presenza di momenti senza mordente e monotoni, come il dover superare una sezione con dei laser a intermittenza evitando di essere colpiti. Se si viene colpiti si perde una quantità risibile di vita, non c’è nessuna conseguenza tangibile, quindi ci si chiede che senso abbia un abbassamento del ritmo di gioco così repentino e così inutile. Uno dei punti forti della sequenza originale era un ritmo trascinante che trasmetteva la sensazione di urgenza e panico che aveva questo gruppo di terroristi improvvisati che si intrufolavano in una centrale energetica per piazzare una bomba. Ciò non è del tutto riuscito in questo rifacimento, sia perché il gioco viene interrotto continuamente dalle spiegazioni testuali, sia per il momento sopracitato. Il timore è che simili riempitivi possano essere disseminati anche durante le missioni più avanzate.

La prova della demo, comunque, non può che dirsi positiva e conferma quanto già intuibile dai video rilasciati negli scorsi mesi. Final Fantasy VII Remake sembra centrare tutti i bersagli giusti, propone un rispettoso adattamento del materiale originale senza tagli e censure (la presenza dell’attentato o del travestimento femminile di Cloud non erano per nulla scontate) e promette di ampliare la visione e la conoscenza di quella Midgar, che già ventitré anni fa, con un paio di stradine in bassa definizione, entrò nel cuore di milioni di persone.

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Luigi "abyssent" Peccerillo
Frequenza Critica

Nato nell’agglomerato urbano di Neo-Caserta, passa il suo tempo in un tumulo digitale tra videogiochi, film vecchi e dischi tristi.