Guilty Pleasure — Totally Accurate Battle Simulator

Quanti pirati ci vogliono per uccidere un mammut? No, non è l’inizio di una brutta freddura.

Fabrizio "Bix" Salis
Frequenza Critica
5 min readFeb 22, 2020

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Sono fan di lunga data degli strategici, e in particolare della saga Total War. Devo però ammettere che per me la creatura di Creative Assembly non significa solo grandi campagne di conquista del mondo, ma anche tanta sana sperimentazione. In che senso? Nel senso che ho sempre amato creare battaglie personalizzate inserendo combinazioni di unità strane per vedere quello che succedeva. Nel corso degli anni è perciò stato praticamente inevitabile tentare di ricreare la battaglia delle Termopili o far scontrare una singola unità di cavalleria pesante potenziata al massimo contro una decina di unità di contadini. Come non parlare poi degli infiniti scontri tra le unità europee armate di fucili e quelle delle civiltà precolombiane? A quanto pare questo tipo di approccio al divertimento non è limitato al sottoscritto, o un gioco come Totally Accurate Battle Simulator non esisterebbe.

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Spartani! Preparate la colazione e mangiate tanto, perché stasera ceneremo nell’Ade!

Lo scopo di questa piccola produzione indie (ancora in accesso anticipato) è quello di mettere a disposizione del giocatore una serie di unità di epoche e gruppi diversi, da inserire in un campo di battaglia per farle combattere più o meno autonomamente. Questa idea viene fortunatamente applicata in un modo tutt’altro che serioso, quindi siamo ben lontani da un For Honor.

Alle unità storicamente credibili se ne aggiungono infatti altre perfettamente in tema con il periodo, ma completamente fuori di testa. Del resto mi sembra giusto che accanto ai vari opliti e legionari scendano in campo unità di arcieri che scagliano contro il nemico simpaticissimi serpenti, oppure addirittura Zeus in persona. Perché poi non affiancare ai nostri prodi samurai e ai ninja il Re delle Scimmie, capace di usare la magia per moltiplicarsi? A ciò aggiungiamo che a soldati, proiettili ed equipaggiamenti viene applicato un motore fisico tanto surreale quanto divertente da vedere, un po’ come visto in Goat Simulator. Lo stile è in sostanza quello dei primi giochi che utilizzavano la fisica ragdoll, per cui aspettatevi movimenti impacciati, corpi che volano da tutte le parti come bambole di pezza e glitch a non finire. Molte delle unità sono state pensate proprio per esaltare questa caratteristica: pirati dotati di arpione per attirare i nemici, arcieri che scoccano frecce dotate di palloncini per sollevare i malcapitati bersagli, giganteschi mammut che caricano le formazioni ostili scagliando in aria dozzine di soldati. Lo stile grafico colorato, semplice e cartoonesco — con tanto di occhi giganti — ben si adatta a una simile follia.

Durante gli scontri non possiamo dare ordini come in un normale strategico, ma è possibile prendere il controllo diretto delle unità utilizzando sia la prima che la terza persona (il che ci fa scoprire che alcune tipologie di combattenti sono dotate di più tipi di attacchi). Una funzione che permette di immergere maggiormente il giocatore nel combattimento, ma che nella pratica non è particolarmente utile, se non in specifiche missioni.

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Quei tizi con la carriola sulla destra sanno essere parecchio fastidiosi.

A proposito di missioni, TABS non si limita a offrire una prevedibile modalità sandbox dove ci si può sbizzarrire senza limiti di sorta, ma anche delle vere e proprie campagne. Sia chiaro, si tratta semplicemente di successioni di scontri senza alcuna trama, che servono in prima battuta a introdurre le varie fazioni. Questo non vuol dire che siano un mero riempitivo, perché in diversi casi bisogna usare un minimo d’ingegno per arrivare alla fine. Non solo si ha una quantità di denaro limitata da investire per schierare i soldati, ma in certi casi è necessario sfruttare le caratteristiche di questi ultimi e delle mappe. La quantità, la varietà e le dimensioni delle ambientazioni (tutte a tema con le varie fazioni) purtroppo non sono eccelse, e in questo si nota la natura di gioco in accesso anticipato. In ogni caso non mancano elementi da sfruttare “tatticamente”, come ponti, strette viuzze urbane o edifici da presidiare.

Ho usato le virgolette volutamente, dato che l’impossibilità di dare ordini semplifica parecchio il gameplay. Alla fine si tratta di scegliere il mix giusto di soldati e di posizionarli nel modo più consono nella nostra zona di competenza — le mappe presentano due zone, una per fazione, divise solitamente da una linea retta — tenendo anche conto delle abilità degli avversari; ad esempio usare solo degli arcieri è poco intelligente se si affrontano dei berserker vichinghi, capaci di colmare le distanze molto rapidamente con degli improbabili salti, che non mancano mai di sottolineare il motore fisico completamente rotto. Una volta fatte le nostre scelte non resta che far partire la battaglia e vedere come va. Capiterà abbastanza spesso di fallire, ma gli scontri sono talmente brevi da non far pesare mai la componente di trial & error.

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Dev’essere da qui che la Pixar ha preso l’ispirazione per Up.

Ho scritto in precedenza che nel gioco ci sono parecchi glitch, quali corpi che si allungano a dismisura e soldati che si incastrano tra loro o in certe zone delle mappe, ma questo più che un difetto lo considero come parte integrante del gioco. Meno scusabile è il fatto che la quantità di unità su schermo non sia molto elevata. O meglio, volendo si possono anche inscenare battaglie con centinaia e centinaia di soldati come quelle di un Total War qualsiasi, ma in quel caso si inizia a parlare di secondi a frame più che di frame al secondo. Certo, applicare la fisica a tutto non deve essere un gioco da ragazzi, ma anche in questo caso si vedono le mancanze croniche del motore grafico Unity, la cui flessibilità molto raramente va di pari passo con l’ottimizzazione.

Posizionare i soldati e vedere come si scannano senza poter intervenire in maniera rilevante può risultare noioso per alcuni tipi di giocatori, non posso negarlo. Eppure, se ci si approccia a TABS con l’idea di avere a che fare con un “giochino” con cui riempire i ritagli di tempo, non si può non apprezzare la follia dell’opera di Landfall Games. Poi magari quei cinque minuti diventeranno molti di più, e senza accorgervene vi ritroverete a passare le ore facendo lottare le combinazioni di unità più insensate che vi vengono in mente o cercando di completare tutte le campagne (impegno che comunque non richiede moltissimo tempo). Aggiungiamo poi che il gioco sta sul Game Pass, supporta le mod e nei prossimi mesi vedrà aggiunte molto interessanti, come unità e fazioni personalizzate.

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