CrossCode, o come lasciare sul comodino gli occhiali tinti di rosa

E indossare un casco per la realtà virtuale.

Marco "Brom" Bortoluzzi
Frequenza Critica
8 min readSep 5, 2019

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CrossCode-personaggi

CrossCode è un gioco che mi ha preso alla sprovvista. Prima che uscisse, avevo forse giusto visto il suo nome come parte di qualche bundle. Non avevo però visto nessun video, né letto nulla a proposito del gioco. Non avevo nessuna idea esistesse finché, banalmente, non l’ho avuta, quando su un forum mi è capitato di leggere un post di qualcuno che chiedeva informazioni a proposito, postando il trailer d’uscita. Il video conteneva più o meno ogni singola cosa in grado di attirare la mia attenzione: uno stile grafico in pixel art molto curato, un gameplay action con componenti rpg, boss fight come si deve, dungeon con enigmi e abilità che causano esplosioni elementali grandi metà schermo. Non potevo non provarlo, insomma.

CrossCode è ambientato in un MMO futuristico, in cui i giocatori si trovano a prendere il controllo di avatar che, come prevedibile, girano per questo mondo, picchiano mostri di forme e colori variabili e completano quest. Noi controlliamo uno di questi avatar — Lea, la ragazza dai capelli blu nell’immagine sopra — ma, fin dal momento dell’inizializzazione, a bordo di una nave del servizio di assistenza tecnica, c’è qualche problema. Il primo è che Lea non riesce a parlare, anche se Sergey, il tecnico che la segue, le promette che cercherà una soluzione. Il secondo è che Lea non ha nessuna memoria della sua vita al di fuori dal gioco, prima del momento dell’inizializzazione. Le viene spiegato che soffre di amnesia, e che farla partecipare al gioco è un tentativo di aiutarla a recuperare le sue memorie. Da lì prende il via il tutorial, a cui fa seguito qualche dialogo con i vari componenti dell’equipaggio, un attacco da parte di un misterioso figuro le cui motivazioni diventeranno chiare solo molto più avanti nella storia, il primo scontro con un boss e finalmente il nostro trasferimento nell’MMO vero e proprio. E, ovviamente, qual è la prima cosa che ci troviamo davanti appena entrati in un nuovo MMO? Un dungeon introduttivo. Un tutorial, insomma.

Rookie Harbour, “il porto dei novellini”, è il primo quest hub del gioco. Ed è pieno di punti esclamativi che richiedono la nostra attenzione!

In realtà, già alla fine di questo segmento CrossCode aveva iniziato a conquistarmi. Il combat si mostrava dinamico; lo stile grafico e le animazioni, come già visto dal trailer, di ottimo livello, così come la cura nella creazione dell’ambientazione; della storia sapevo ancora poco, ma i primi dialoghi mi sembravano ben scritti; e, per finire, la traccia musicale del quest hub non mancava di fascino. E queste impressioni si sono solo rinforzate con il passare del tempo: quando, 50 ore dopo, mi sono trovato davanti ai titoli di coda del gioco, ero fermamente convinto di aver appena finito uno dei giochi migliori che il 2018 avesse da offrire.

Ma andiamo con ordine. CrossCode è un action rpg con visuale dall’alto, il che significa che una componente importante del tempo la passerete a menare nemici così da ottenere esperienza e salire di livello. Il sistema di combattimento, in realtà, è secondo me proprio uno dei punti deboli del gioco, almeno nelle fasi iniziali. Certo, come ho detto sopra, è dinamico, veloce, e premia i buoni riflessi; ma, almeno fino a quando non avrete finito il primo dungeon, pecca di varietà: le mosse a disposizione sono poche, molto basiche e la necessità di essere ben livellati prima di poter avanzare possono rendere ai più impazienti un po’ frustrante questa prima parte. Andando avanti, la questione si fa sentire molto meno: con ogni dungeon che andremo a completare sbloccheremo un nuovo elemento (quattro in totale: fuoco, ghiaccio, elettricità e “onda”, che è una specie di misto fra acqua e “sentimenti positivi”, come lo descrive uno dei comprimari), e ad ognuno di essi è associato il suo specifico ramo di abilità. Durante il combattimento potremo liberamente cambiare elemento, modificando quindi le abilità che Lea può usare e le sue statistiche di base. L’unico limite è dato dal “surriscaldamento”: combattendo troppo a lungo usando solo i rami elementali, ce ne verrà impedito l’uso per qualche secondo.

CrossCode-skill-tree
Il ramo dei talenti ricorda la sferografia di FFX. Forse non un caso, dato che nel gioco Lea è una Sferomante.

L’uso del giusto ramo è importante non solo per l‘accesso a nuove, più potenti abilità, ma spesso anche per portare i nemici al punto di “break”: soddisfando determinate condizioni, infatti, si stordiranno e diventeranno vulnerabili ai nostri attacchi. E poi ci sono i boss, ovviamente. Uno per ogni tempio, incluso quello finale, più vari miniboss sparsi sia per i templi stessi che presenti all’interno di missioni secondarie. Questi ultimi tendono ad essere spesso (ma non sempre) versioni un po’ più forti di altri nemici che incontreremo girando per il mondo. Non va dato per scontato che sconfiggerli richieda le stesse strategie delle loro controparti, però: spesso ci sarà da capire come affrontarli, magari interagendo con elementi del mondo di gioco, piuttosto che limitarsi a caricarli a testa bassa. Nessuna riserva invece sui boss principali, che ho trovato molto ben fatti e divertenti, con un’unica eccezione dovuta però principalmente alla rapidità e alla precisione con cui questo boss richiede di portare a termine uno specifico attacco.

Ma non è solo combattendo che ci apriremo la strada verso le sezioni più avanzate di CrossWorld che, come ogni MMO, si apre poco alla volta ai nuovi giocatori. Come già citato nell’introduzione, il gioco ci chiede anche di mettere all’opera le nostre sinapsi e di risolvere enigmi. Prevalenti all’interno dei templi, gli enigmi ci sbarreranno spesso la strada anche nell’esplorazione del mondo di gioco, combinandosi in questo con la necessità di un certo livello di precisione di movimento: i creatori di CrossWorld, infatti, hanno disseminato il mondo di gioco di dislivelli e di piattaforme che vanno raggiunte saltando di qua e di là. L’uso dei dislivelli oltretutto gioca un ruolo anche nel combattimento: capiterà spesso che salendo uno “scalino” riusciremo a metterci al sicuro da nemici pericolosi, a trovarci all’elevazione giusta per colpire nemici volanti o a guadagnare un po’ di fiato in una situazione particolarmente frenetica.

CrossCode-platforming
Data la visuale isometrica, non è sempre facile capire l’elevazione di un’area rispetto a quella dove ci troviamo noi. I puntini di mira sono un prezioso aiuto in questo caso.

L’esplorazione del mondo di gioco non è ovviamente senza ricompense: allontanarsi dal sentiero battuto, infatti, ci porterà a trovare utili consumabili, pezzi di equipaggiamento con proprietà particolari, e materiali rari da usare per il crafting. In pieno stile MMO, infatti, i pezzi di equipaggiamento più forti si possono ottenere non sganciando dollaroni al mercante di quartiere, ma solo creandoli una volta che, sconfiggendo i nemici giusti e aprendo forzieri nascosti nei recessi più sperduti di CrossWorld, avremo raccolto i materiali necessari. Credo sia comunque giusto sottolineare che il crafting non è una componente necessaria: l’equipaggiamento venduto dai negozianti è comunque sempre di buona qualità, e permette a chi non volesse perdere tempo giocando al piccolo alchimista di completare il gioco senza grossi problemi.

CrossCode è un gioco che mette molto impegno nel ricreare quelle che sono le componenti più comuni del genere degli MMORPG, fra sidequest, crafting, struttura del mondo di gioco e accento messo sul giocare in party con i personaggi secondari che di quando in quando si uniranno a noi. Partendo da questo, verrebbe da pensare che la storia, in pieno carattere MMO, sia un po’ il punto dolente del gioco. Non è così, o meglio: la storia interna a CrossWorld è sicuramente una generica storia da MMO. Ma il viaggio di Lea alla ricerca delle sue memorie, il rapporto con gli altri personaggi e le difficoltà poste dalla sua limitata capacità di espressione sono invece uno dei punti forti del gioco, raccontati con abilità e alternando in modo efficace momenti drammatici e toccanti a situazioni più leggere e piacevoli. In questo contribuisce, oltre alla capace scrittura dei dialoghi, anche un ottimo lavoro fatto nell’uso delle animazioni e dei ritratti dei personaggi, che cambiano spesso in base al loro umore.

CrossCode-dialoghi
Molti dialoghi avverranno senza interrompere l’esplorazione. Ve ne siete perso uno perché impegnati a combattere? Nessun problema: basta aprire il menù.

Va detto che, allo stato attuale di cose (quindi già parecchi mesi dopo la release) la storia non è ancora del tutto finita, o meglio: manca ancora il cosiddetto “post-game episode”, ovvero un’avventura promessa dagli sviluppatori che ha luogo dopo l’ultimo, decisivo scontro e che ci racconta, come intuibile dal nome, cosa succede dopo. Ma questo è un extra. Il gioco già nelle sua versone di rilascio non poteva certo dirsi carente di contenuti. In CrossCode, infatti, c’è davvero molto da vedere, da completare, da craftare, da esplorare, e anche per chi non ha manie da completista offre almeno una trentina di ore di contenuti, tutti di qualità media sorprendentemente alta. Certo, i dialoghi introduttivi delle sidequest non sono a livello di quelli della storia principale, ma di contro a livello di gameplay cercano sempre di offrire scontri atipici o di incentivare l’esplorazione di aree secondarie.

Una cosa particolare di CrossCode è la possibilità di personalizzare l’esperienza. Il gioco, infatti, non presenta le classiche difficoltà prestabilite da selezionare all’avvio o tramite una voce in un menù all’interno del gioco. Il regolamento della difficoltà, infatti, viene lasciato completamente a noi: tramite una serie di sliders possiamo regolare la frequenza degli attacchi nemici, i danni da noi ricevuti e anche la velocità degli enigmi, che spesso richiedono mani (e gambe!) veloci per essere risolti. La cosa si applicherà anche al New Game+ di prossima introduzione, che, lungi dall’essere semplicemente una nuova partita con tutti i poteri e gli oggetti già sbloccati, vuole proporre anche una serie di modificatori così da rendere più interessante la nostra esperienza.

Rallentare la velocità dei puzzle non significa che potete restare fermi a guardare (o a fare screenshot)!

Negli ultimi anni molti sono stati i giochi indie giunti alla ribalta delle classifiche, capaci di conquistarsi una nomination nel contesto di premi come i Game Awards o i BAFTA, e di giungere all’attenzione del grande pubblico più grazie al passaparola sui social o su piattaforme come reddit che non a investimenti milionari in pubblicità. Titoli come FTL, Hyper Light Drifter, Hollow Knight, giusto per citarne qualcuno. Paradossalmente, forse è proprio per questo motivo che CrossCode sembra avere una diffusione, seppur buona, relativamente più ridotta rispetto ai titoli sopracitati. Il 2018 è stato un anno che non ha peccato di titoli in grado di richiamare l’attenzione, certo fra i tripla A — è stato l’anno di Read Dead Redemption II e di God of War — ma anche fra gli indie, con titoli come Celeste, Into the Breach e Iconoclasts. Forse CrossCode è stato visto come l’ennesimo gioco in pixel art, per di più in un genere come gli action rpg che di sicuro non manca di esponenti per tutti i gusti.

Ma, come già accennato all’inizio di questa recensione, per me CrossCode è stato davvero una sorpresa. È un gioco che — come dice lo stesso Felix Klein, cofondatore di Radical Fish Games — si rifà a classici dell’era snes, riuscendo a catturarne lo spirito ma senza esserne un clone pedissequo, aggiungendo del suo, dimostrando ad ogni piè sospinto la creatività e la passione di chi ci ha lavorato per sette anni. Un gioco indie con quantità e qualità di contenuti da fare invidia a titoli di studi ben più blasonati. Un gioco che cercavo di giocare meno possibile, per rimandare più che potevo il momento in cui i titoli di coda sarebbero apparsi davanti a me e non avrei più riaperto il gioco con lo stesso senso di scoperta e di meraviglia.

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