Immortals Fenyx Rising punta all’Olimpo

Ambizioso, ispirato, imperfetto, coloratissimo… e al limite del plagio.

Daniele “Alteridan” Dolce
Frequenza Critica
6 min readDec 11, 2020

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copertina immortals fenyx rising con protagonista alato e zeus sullo sfondo

Togliamoci subito di torno l’ovvio: sì, Immortals Fenyx Rising si ispira fortemente a The Legend of Zelda: Breath of the Wild, tanto nella struttura ludica di base quanto nella costruzione del mondo di gioco. L’ultima fatica di Ubisoft Quebec, quelli di Assassin’s Creed Odyssey per intenderci, ha preso lezioni dal capolavoro per Nintendo Switch (e WiiU), eppure ha una sua personalità ben distinta che lo rende in qualche modo diverso dall’avventura di Link.

A partire dall’ambientazione, quella mitologia greca tanto cara allo studio canadese. Basti pensare che l’idea di Gods & Monsters, come si chiamava il gioco prima del cambio di nome, nacque proprio da un bug di AC Odyssey che trasformava in ciclopi i membri della ciurma comandata dal protagonista. Un glitch che spinse il team di sviluppo a chiedersi se non sarebbe stato bello poter tagliare definitivamente i (pochi) fili che legano il franchise degli assassini alla realtà, e dunque dare libero sfogo alla creatività in un progetto dalle tinte esclusivamente fantasy.

Come molte cose belle, anche questo titolo è nato da un errore e da una successiva intuizione azzeccata. Ebbene sì, avete letto bene: Immortals Fenyx Rising è un bel gioco. Afflitto da diversi problemi, sicuramente imperfetto in molti aspetti, a tratti derivativo, ma lungo le oltre quaranta ore che mi hanno separato dai titoli di coda mi sono divertito moltissimo.

Fenyx cavalca un’alce
Per spostarsi rapidamente, Fenyx può contare su diversi tipi di cavalcature.

Uno dei punti di forza di Immortals, e credetemi quando vi dico che non avrei mai pensato di scrivere una cosa del genere, è la narrazione. La trama è molto diretta e senza possibilità di interpretazioni alternative: il titano Tifone si è liberato corrompendo l’isola in cui dimorano le principali divinità del pantheon greco. La potenza distruttrice di Tifone ha fatto sì che Terra e Tartaro entrassero in congiunzione, liberando mostri mitologici e causando forte scompiglio. Non è tutto, però, giacché il titano è anche riuscito a intrappolare l’essenza di quattro dèi — Atena, Afrodite, Ares, Efesto — e a corrompere altrettanti eroi leggendari — Achille, Odisseo, Eracle, Atalanta. Se i primi senza la loro essenza sono diventati praticamente inoffensivi, i secondi sono ora al servizio del grande cattivone e non perdono occasione per tentare di mettere i bastoni tra le ruote alla giovane Fenyx (si può anche giocare nei panni di un ragazzino) nella sua missione per restaurare gli dèi al loro antico splendore, e infine rispedire Tifone nella sua prigione nelle profondità del Tartaro.

La trama è davvero molto semplice e funge più che altro da pretesto utile a far viaggiare Fenyx in lungo e in largo, spedendola a raccogliere ingredienti per rituali improvvisati, fino a farla avventurare nelle cripte in cui sono nascoste le essenze delle quattro divinità. Lo sviluppo dell’intreccio, come dicevo, è però a dir poco brillante.

L’intero gioco è sostanzialmente un racconto che viene narrato per bocca di Prometeo, il titano amico dell’umanità che rubò il fuoco agli dèi e per questo fu condannato a vivere la sua intera esistenza incatenato a una roccia. La figura del narratore, poi, si contrappone a quella di colui che ascolta la vicenda, che però non è l’utente, bensì Zeus. Mentre noi controlliamo i movimenti e le azioni di Fenyx, quindi, il re degli dèi e il suo illustre prigioniero dialogano in base a ciò che avviene sullo schermo, spesso raccontando alcuni retroscena legati alla mitologia greca. Non mancano poi delle vere e proprie battute, con Zeus relegato al ruolo di linea comica e — a tratti — quello di macchietta.

Ares trasformato in gallo gioca con un orso
Le situazione divertenti non mancano, come quella volta che Ares (qui trasformato in gallo) si è messo a giocare con il suo amico orso.

Certo, alcune battute non solo non colpiscono, ma a volte risultano a dir poco imbarazzanti (i giovani d’oggi le reputerebbero cringe). Tuttavia questo stile narrativo leggero e spensierato ben si addice a un videogioco così colorato che non si prende mai sul serio, e anzi spesso assume dei tratti autoironici (prendendo in giro anche altre produzioni Ubisoft). Alcune battute poco riuscite sono poco importanti quando l’atmosfera generale si mantiene sempre su livelli abbastanza alti.

Un’atmosfera sognante che viene elevata da una direzione artistica piuttosto ispirata. Certo, moltissimi asset sono riciclati da Assassin’s Creed Odyssey, vedi i modelli poligonali di rovine e i templi, ma anche le animazioni di Fenyx e dei nemici, per non parlare di alcuni effetti sonori, ma le texture e un filo di cel-shading — soprattutto negli effetti particellari — danno al tutto quello stile cartoonesco spensierato che lo diversifica non soltanto dalle precedenti produzioni Ubisoft, ma anche dallo stesso Breath of the Wild.

E poi c’è la colonna sonora, composta nientepopodimeno che da Gareth Coker. Sì, quel Gareth Coker, l’autore delle soundtrack dei due Ori.

Non siamo di fronte alla sua opera migliore, che a mio avviso resta la colonna sonora di Ori and the Will of the Wisps, eppure alcune tracce ambientali come quella qui in alto contribuiscono a restituire quell’atmosfera onirica di cui scrivevo poc’anzi.

Un sogno che si concretizza ulteriormente all’interno delle Cripte del Tartaro, l’equivalente dei Santuari dell’ultimo Zelda. Lontani dai combattimenti del piano terreno, le sfide presenti in questo piano astrale permettono di prendersi una pausa dall’esplorazione per risolvere una serie di enigmi e mettere le mani sui fulmini di Zeus, materiale essenziale per potenziare la resistenza di Fenyx e migliorarne le capacità marziali, di arrampicata e di planata.

I puzzle non sono mai troppo complicati, perlomeno nelle battute iniziali, ma non è raro imbattersi in enigmi avanzati che richiedono un certo grado di padronanza delle abilità. Ecco, qui però iniziano i primi problemi.

Scontro con l’idra in Immortals fenyx rising
A volte le cripte celano anche uno scontro con un boss, in questo caso bisogna affrontare la mitologica idra.

In particolare ho mal digerito la scelta di non fornire sin da subito tutti gli strumenti necessari al prosieguo dell’avventura. Chi ha affrontato l’avventura di Link in Breath of the Wild ricorderà che lì il protagonista viene immediatamente dotato di tutti i poteri utili a risolvere ogni puzzle e a raggiungere qualsiasi punto della mappa. In Immortals Fenyx Rising ciò non avviene, invece i poteri vengono sbloccati gradualmente, vuoi in maniera lineare proseguendo nella main quest, vuoi investendo le Monete di Caronte (valuta ottenuta portando a termine varie sfide opzionali) nell’albero delle abilità.

Ne consegue che spesso, soprattutto all’inizio, veniamo avvisati da un messaggio pop-up di non essere ancora in possesso del potere necessario a proseguire, andando un po’ a smorzare lo spirito esplorativo che permea il gioco.

Di cose da fare, comunque, ce ne sono tante. Forse troppe, ecco. Anche perché alla fine si arriva a un punto in cui si ha tutto l’equipaggiamento potenziato al massimo (attraverso il solito meccanismo di crafting mutuato dagli Assassin’s Creed), salute e resistenza anch’esse al cap, tutte le abilità e i relativi potenziamenti sbloccati, eppure il gioco continua a metterci di fronte a Cripte del Tartaro, sfide, collezionabili da raccogliere e via discorrendo, con relative ricompense ovviamente. A una certa viene naturale chiedersi quale sia la necessità di portare a termine ogni incarico se poi il personaggio è stato già potenziato al massimo.

Fenyx vola nel cielo blu
Le ali di Icaro sono essenziali per spostarsi rapidamente da un punto all’altro dell’isola. Occhio a non volare troppo vicino al sole, però.

È anche per questo che ho deciso di non completare il gioco al 100%, ma ho comunque intenzione di continuare a giocare dopo aver raggiunto i titoli di coda. Il motivo è presto detto: voglio completare tutte le Cripte del Tartaro perché gli enigmi mi piacciono davvero molto, soprattutto quelli avanzati che richiedono l’utilizzo contemporaneo di più poteri.

Ciò detto, se siete arrivati fin qui avrete sicuramente intuito dove voglia andare a parare. Definire Immortals Fenyx Rising come un mero clone di Breath of the Wild è probabilmente riduttivo, anche se è indubbio che Ubisoft Quebec abbia preso parecchio spunto dall’ultimo The Legend of Zelda, spesso sfiorando pericolosamente i limiti del plagio diretto. Abbiamo tra le mani un buon action/adventure che fa dell’esplorazione il suo principale punto di forza e di debolezza, coadiuvata da una narrazione non sempre azzeccatissima ma che spesso risulta brillante.

In soldoni, o in Monete di Caronte se volete, l’esperimento dello studio canadese si può dire riuscito. Chi l’avrebbe mai detto.

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Daniele “Alteridan” Dolce
Frequenza Critica

Mi piace scrivere di ciò che mi passa per la testa. Prevalentemente di videogiochi, film e serie TV.