In giro per lo spazio con Kerbal Space Program

La NASA ci fa un baffo.

Fabrizio "Bix" Salis
Frequenza Critica
6 min readSep 9, 2019

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Il 20 luglio 1969, 50 anni fa, l’umanità metteva per la prima volta piede sulla Luna. È stato un momento epocale, che oggi forse tendiamo a dare un po’ per scontato. La realtà è che quella prima impronta di Neil Armstrong sul suolo lunare è il risultato di un lavoro complicatissimo, che ha richiesto enormi sacrifici da parte di, letteralmente, centinaia di migliaia di persone. Chi è interessato a comprendere quanto effettivamente sia stato difficile portare avanti un programma spaziale può ovviamente ricorrere a svariati libri, documentari e così via. C’è però una strada alternativa, di natura prettamente ludica. Questa strada si chiama Kerbal Space Program.

Il titolo realizzato dai ragazzi messicani di Squad si pone come una sorta di giocoso simulatore di esplorazione spaziale. Non è perciò uno di quei prodotti seriosi, pieni di schermate da leggere e dati da interpretare. Fin dal primo istante ci renderemo conto che il programma spaziale che andremo a gestire non è quello dei terrestri, ma di simpatici alieni verdi dagli occhi enormi, i Kerbal; questi vivono in un pianeta molto simile al nostro, Kerbin, il quale a sua volta orbita in un sistema planetario affine al Sistema Solare, seppur su scala parecchio ridotta. Il loro aspetto buffo è solo il primo mattoncino di un’interpretazione scanzonata, ma non per questo non rigorosa, dell’esplorazione spaziale. Non è sicuramente casuale che addirittura la NASA abbia collaborato con Squad.

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Un giorno sarò lì sopra.

Kerbal Space Program vuole prima di tutto divertire, per cui certi aspetti sono stati volutamente ignorati: i nostri kerbonauti non hanno bisogno di mangiare, bere o dormire, per esempio. Si tratta di dettagli da poco, visto che parliamo di un titolo che simula un intero sistema solare in tre dimensioni e in tempo reale, coi pianeti dotati di un proprio moto di rotazione e di rivoluzione. Ogni mondo ha caratteristiche che lo differenziano dagli altri, come presenza o meno di atmosfera, una particolare conformazione geografica, lune e così via. Bisogna ammettere che, avvicinandosi al suolo, il livello di dettaglio inizia a calare vistosamente e un po’ di ripetitività si fa sentire, ma è una mancanza che trovo assolutamente giustificabile, viste le dimensioni della simulazione. Meno scusabili sono i problemi a livello di stuttering e FPS, dovuti probabilmente all’utilizzo di un motore grafico, Unity, inadatto a gestire una fisica estremamente avanzata. A un certo punto ho rinunciato a costruire una stazione spaziale perché la complessità della struttura faceva letteralmente crollare il frame rate.

Come detto poco sopra, Kerbal Space Program presenta un motore fisico avanzato e piuttosto verosimile, per cui scordiamoci di saltare in un attimo da un posto all’altro come in un qualsiasi gioco a tema fantascientifico. Come nella realtà, ci si sposta sfruttando le orbite. Una delle prime cose da imparare, infatti, è proprio come entrare e uscire dalle orbite e come spostarsi da una all’altra. Facile a dirsi, ma non a farsi. Questa è solo la punta dell’iceberg, sono tante le cose da imparare e i problemi di cui tenere conto: atmosfere più o meno dense da superare (anche l’aerodinamica è presa in considerazione), comunicazioni a lungo raggio da gestire, attracchi tra navette, rover robotici da guidare, finestre di lancio da rispettare per risparmiare il nostro prezioso carburante; ce n’è davvero per tutti i gusti. Gli strumenti per mettere alla prova le nostre idee sicuramente non mancano: Kerbal Space Program ci mette infatti a disposizione una quantità infinita di pezzi per creare le nostre opere ingegneristiche, rigorosamente ispirati alla vera tecnologia aerospaziale. Sta sempre a noi scoprire cosa usare in base alla problematica da affrontare.

Il gioco non ci tiene mai per mano, per cui il miglior modo per imparare è sperimentare e fallire (o cercare le ottime guide scritte dall’attivissima community). Un buon grado di pazienza è fondamentale, perché Kerbal Space Program è lento e complesso, ma superare gli ostacoli che ci si pongono davanti è sempre fonte di grandi soddisfazioni. E poi, insomma, osservare Kerbin diventare sempre più piccolo mentre la nostra piccola nave spaziale si allontana per esplorare strani nuovi mondi restituisce sensazioni che difficilmente si trovano altrove.

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La prossima volta è il caso di atterrare in una posizione migliore di questa.

Pur essendo presente una modalità sandbox dove creare tutto quello che vogliamo senza particolari limitazioni, il fulcro di Kerbal Space Program è chiaramente la modalità carriera. Dopo aver avviato una nuova partita, la prima cosa che ci si trova davanti è il centro spaziale, al cui interno sorgono vari edifici con funzioni diversificate, dall’assemblaggio al lancio dei razzi alle strutture amministrative e di ricerca. Il denaro guadagnato svolgendo le missioni che ci vengono assegnate va investito non solo nella costruzione di nuovi razzi, ma anche nell’aggiornamento di queste strutture, fondamentali per aumentare ulteriormente il livello di complessità degli incarichi. Difficilmente potremo andare lontano senza ingrandire la piattaforma di lancio o migliorare il sistema di comunicazione. Durante le esplorazioni i Kerbal accumulano scienza raccogliendo campioni, svolgendo attività extraveicolari e facendo misurazioni con diversi strumenti, come termometri e barometri. Questa scienza va poi investita nello sblocco di nuove componenti all’interno di un albero tecnologico piuttosto fitto, che tra l’altro permette anche di costruire aerei. C’è anche la possibilità di mettere in atto strategie volte a investire una determinata risorsa per ottenerne un’altra (vi servono soldi? Nessuno vi impedisce di vendere le ricerche scientifiche), nonché di gestire i kerbonauti, divisi in tre classi (pilota, ingegnere e scienziato), ognuna con compiti leggermente diversi.

La componente gestionale non occupa molto del nostro tempo, ma occorre comunque oculatezza nello scegliere quali incarichi accettare, dove far andare le navicelle e dove investire le risorse che abbiamo faticosamente guadagnato. Nelle prime fasi è innegabile la presenza di una certa quantità di trial & error. Dover iniziare da capo la carriera perché si è finiti su un binario morto non fa sicuramente piacere, ma non è un problema eccessivamente pesante; a ogni nuovo tentativo saremo più bravi nelle manovre e nell’individuare le missioni più proficue e i pezzi più utili da sbloccare, per cui impiegheremo sempre meno tempo a recuperare il tempo perso. Superato questo scoglio iniziale, sarà soprattutto la complessità delle missioni a metterci alla prova, non la gestione del centro spaziale.

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Per adesso è solo una sonda, ma presto anche i nostri prodi kerbonauti partiranno alla conquista di Duna.

Tutto questo ben di dio non vi basta? Nessun problema, perché Kerbal Space Program è anche il paradiso del modding. Si va da singoli pezzi a razzi già pronti all’uso (sì, c’è anche il Saturn V), fino ad arrivare a miglioramenti del gameplay stesso. A riguardo, è impossibile non citare il mitico e avanzatissimo pilota automatico MechJeb, pressoché fondamentale per eseguire alla perfezione le manovre più complesse, come intercettazioni e attracchi. Utilizzare questo potente strumento non vuol dire rompere il gioco o barare, dato che, almeno in modalità carriera, è necessario investire parecchia scienza per sbloccarlo e attivare tutte le sue numerose funzioni. Perciò la prima volta dovremo arrivare su Mün usando solo i cari vecchi comandi manuali.

Per un fanatico dello Spazio come il sottoscritto, Kerbal Space Program è semplicemente il non plus ultra. Mi rendo però conto che non è un gioco adatto a tutti, sia per il tema non eccessivamente mainstream, sia per la complessità. Eppure, grazie anche al tono scanzonato e a una community pronta a guidare passo passo i neofiti, penso che sia uno dei modi migliori per avvicinarsi all’argomento. Basta solo un pizzico di curiosità per iniziare. Non è forse questa che ci ha portato e ci porta a voler conoscere il vasto e straordinario Universo in cui viviamo?

E ricordatevi: Mün or bust!

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