Kentucky Route Zero — Atto 0

Una riunione redazionale.

Lorenzo “GOV” Sabatino
Frequenza Critica
10 min readMay 9, 2020

--

copertina.ufficio

Bentrovati. Avrei voluto scrivere qualcosa di intelligente su Kentucky Route Zero; qualcosa che illustrasse l’avventura grafica di Cardboard Computer e fosse, al contempo, adeguato allo spessore culturale dell’opera; ma mi sono reso conto di non avere la capacità per farlo. Pertanto lascerò che a parlarne siate voi. Ci si vede al prossimo articolo!

Una luce dai riflessi malvacei penetra fra le persiane nel tardo pomeriggio di Luglio. Quasi tutti i monitor, assiepati su minuscole scrivanie tenute su con il nastro adesivo — poco più che tavolini alti meno di un metro, sui quali i portatili spiovono come tettoie — sonnecchiano al ritmo di una spia rossiccia che lampeggia in un angolo della stanza semi-buia. Su una parete quasi del tutto oscurata dall’ombra campeggiano delle lettere di colore viola scuro: Frequenza Critica. La stanza è deserta, all’infuori di L. che, curvo, pigia con il mouse, facendolo scorrere su un pezzo di feltro appoggiato su una coscia; e di un orso bruno assiso nel centro della minuscola redazione.

Un suono scuote il torpore in cui L è immerso. K, R, e Z entrano nella stanza scaraventando la porta d’ingresso. L’orso volge lo sguardo.

[scegliere una delle opzioni; e andare sempre avanti. Le porzioni di testo senza lettere ed elencazione vanno lette a prescindere dall’opzione scelta]

  • A. K: In poche parole dobbiamo cominciare a fare rumore [vai ad A1]
  • B. R: …scrivere di videogiochi non è il viatico migliore per pagare le bollette [vai a B1]
  • C. Z: Sono rimasto bloccato in un ingorgo…c’era questo furgone che rovesciandosi aveva riversato sulla strada una serie di bare… [vai a C1]
  • D. (K, R e Z avanzano nella stanza salutando con una mano l’orso) [vai a D1]
organo.KRZ
“In poche parole dobbiamo cominciare a fare rumore…”
  • A1. K: Con il rumore possiamo anche fare a meno di indovinare tutte le note… Il segreto è coprire la nota stonata riempiendo l’aria di un indistinto baccano; vuoi che in quella baraonda senza capo nè coda chiunque non riesca a rinvenire una melodia di suo gradimento?
  • B1. K: Non posso darti torto. Il segreto è non considerare i videogiochi un passatempo; qualcosa, poi, ci inventeremo. C’è un amico non lontano da qui che cerca qualcuno che guidi un furgone per la sua azienda di bibite alcoliche.
  • C1. Z: …non capivo se nelle bare ci fosse qualcosa, avevano un ché di luminescente. Poco dopo dalle crepe originatesi dall’urto con l’asfalto è cominciato a fuoriuscire un liquido olivastro e denso, che ha preso a diffondersi per la strada. A me sembrava spandersi lentamente, ma in pochi secondi — o così mi è sembrato — tutta la carreggiata era già invasa. Ricordo di aver avuto paura di annegarvici. Poi mi sono svegliato.
  • D1. (K, R e Z si avvicinano all’orso spaparanzato nel centro della stanza, dove era srotolato un tappeto di pelle d’animale. Nonostante la mole del mammifero, i tre possono scorgere un oggetto di plastica nero immerso nella pelliccia e un filo che fuoriesce fino a raggiungere un piccolo monitor poco distante. Per terra c’è un oggetto squadrato, su cui si può leggere appena “copia review”. Poi si allontanano.)

R: Stai davvero provando qualcosa o è solo l’ennesimo pretesto per non tornare a casa?

  • A. L: Non è questa perpetua mancanza di fiducia che cambierà le cose, R. E poi, di questi tempi, una casa è un vezzo che non posso permettermi. O forse semplicemente non voglio… [Vai ad A1]
  • B. L: Sono ben 5 giorni che mi poni la stessa domanda; e ogni volta ti ho dato la medesima risposta. Comincio a pensare che tu non abbia ancora interiorizzato il principio di causalità; o forse stai prendendo troppo alla lettera quel Trattato sulla natura umana che ti ho prestato. [Vai a B1 o B2]
  • C. Z: Ma se ha cambiato finestra appena ci siamo avvicinati! [Vai a C1 o C2]
KRZ.case
“Una casa è un vezzo che non posso permettermi. O forse semplicemente non voglio…”
  • A1. L: A dire la verità, sto provando a dare qualche colpetto a questo gioco, se così si può dire. Mi ha intrigato molto la veste grafica, ha un certo gusto minimalista ma al contempo molto evocativo di rappresentare taluni luoghi: indubbiamente si potrebbe definire videogioco artistico. Ma oltre a questo, non riesco a vederci poi molto altro. [Vai ad A2]
  • B1. R: Altroché, quel libro contiene un mucchio di stupidaggini. Mi stupisco di come ci possa essere qualcuno che possa porre quesiti come “chi ci dice che domani il sole sorgerà ancora?”. L’ho sempre pensato: i filosofi sono stati i più grandi fanfaroni della storia, terrapiattisti che non temevano smentita. [Vai ad A2]
  • B2. R: Chi mi dice che tu oggi sia qui per il medesimo motivo? Uno degli errori più comuni commessi dall’uomo è scambiare il propter hoc per il pos- [Vai a B3]
  • C1. L: In realtà ho trovato questo title menu già avviato. Non so nemmeno di cosa si tratti. Piuttosto, ha aperto un nuovo giapponese qui davanti, ho dei buoni pasto. Andiamo? [Vai a 0, saltando tutto il resto]
  • C2. L: Guarda, cicalino, che ho un attimo navigato su Kiwipedia, per un nome citato che non conoscevo. Questo videogioco è pregno di riferimenti intertestuali. [Vai ad A2]

K, dopo aver aperto e posizionato una scatoletta rotonda di tonno del diametro di dieci centimetri presso la zampa mancina dell’atono orso, si avvicina agli altri due avventori, già riuniti alla postazione di L.

  • B3. K: Ripeti nuovamente questa tiritera, R, e testerò personalmente se l’urto delle mie nocche sul tuo naso cagioni o meno, stavolta, la fuoriuscita di sangue. [Vai ad A2]
  • A2. Z: Di che parla questo… Kentucky Route Zero?
sole.KRZ
“Chi ci dice che domani il sole sorgerà ancora?
  • A. L: Di uno che guida un camion ma non conosce il luogo dove deve fare la consegna. [Vai ad A1]
  • B. L: Di tre tizi che fanno un gioco da tavolo lanciando un dado a venti facce. [Vai a B1]
  • C. L: Non lo so, ho saltato i dialoghi in attesa del gameplay. [Vai a C1]

L si gira verso i tre individui appena entrati; non prima di aver posizionato il mouse, il tessuto di feltro e delle cuffie appiccicaticce e rabberciate con del nastro adesivo viola alla bella e meglio, sul portatile, sugli spazi liberi dalla tastiera. L’equilibrio è precario; e la sensazione è che tutto possa crollare da un momento all’altro.

  • A1. L: C’è una mappa molto stilizzata ma anche molto realistica da percorrere, e lungo la strada ci sono diversi posti presso cui ci si può fermare. Nel mentre si incontrano persone. È come essere sospesi in un sogno: tutto ha dei contorni assurdi, ma allo stesso tempo… è nostalgico, è familiare. [Vai ad A2 o B2]
  • B1. L: Ma quei tre personaggi spariscono in un click di un interruttore della luce in uno scantinato a forma di corpo di cavallo. E Conway riprende il viaggio, in compagnia di un vetusto cane che indossa un cappello di paglia, diretto verso un albero, che brucia senza fine. [Vai ad A2 o B2]
  • C1. R: E…? [Vai a C2]

Mentre parla, L. sposta continuamente il baricentro del proprio corpo sul piccolo sgabello. Anche lui pare in procinto di cadere in ogni momento.

  • A2. Z: Insomma, la classica struttura narrativa che fa della nebbiosità il pretesto per dire tutto; e dunque non dire niente. Diresti così? [Vai a KRZ]
  • B2. Z: Insomma, la classica struttura narrativa che fa della nebbiosità il pretesto per non dire niente; e dunque dire tutto. Diresti così? [Vai a KRZ]
  • C2. L: Beh…indubbiamente ci si sposta molto. Ma spesso si ha la sensazione di girare in tondo. Come se le strade volgessero tutte al punto di partenza; come se qualsiasi deviazione non fosse che un’ampia curva che non permette davvero di uscire dall’arteria, un rigonfiamento così ampio da perdere di vista la strada principale. Ma è solo un inganno e alla fine si ritorna sempre a quest’ultima.
  • KRZ. L: (rimanendo finalmente immobile per qualche secondo) Preferirei di no.
KRZ.cratere
“La sensazione è che tutto possa crollare da un momento all’altro.”
  • A. R: Quanto dura il videogioco? [Vai ad A1]
  • B. Z: A quale genere appartiene questo videogioco? [Vai a B1]
  • C2. K: Non mi è ancora chiaro. Che si fa in questo videogioco? [Vai a C3]

Un ticchettio irregolare si diffonde dal centro della stanza. Una cacofonia di plastica schiacciata e pelo ruvido risuona con frastuono; ma solo facendoci caso. La baraonda è così fitta e monotona da diventare silenzio.

  • A1. L: È una domanda a cui non saprei dare una risposta. Credo che dipenda molto dalla fame che ha il giocatore; oltre che da altri fattori, come le condizioni atmosferiche, la quantità di luce presente nella stanza, il numero di volte in cui devi scendere per portare il tuo cane a fare i bisogni — ammesso che si abbia un cane, è ovvio. Immagino che in una certa misura dipenda anche dalla quanto uno voglia dormire. Una volta lessi un racconto a contenuto fantastico, intitolato L’immortale: narrava di un legionario di stanza nella Numidia, partito per trovare un fiume capace di donare la vita eterna. Alla fine si scopriva che questo fiume non esisteva, e gli abitanti di questa città mitica, sorta lungo le rive di questo fantomatico fiume, erano divenuti immortali grazie alle gioie e alla bellezza a cui credevano di assistere in ogni momento. Erano così assuefatti da queste visioni estatiche da non voler chiudere gli occhi. E così, per loro, senza il sonno, il giorno non aveva mai fine, cosicché di fatto il tempo smise di scorrere. Immagino che Kentucky Route Zero possa anche non finire mai.
  • B1. L: Si tratta di un generatore prismatico di desideri inconsci. L’altro giorno sono arrivato in redazione dopo aver passato la mattina a rimbalzare dopo una serie di imprevisti, e ho ritrovato in una trafila burocratica di un catasto la conturbante sensazione di una lenta ma inesorabile progressione per gradi. In un’altra occasione, una silenziosa guida notturna alla ricerca di un indirizzo sconosciuto è stato ciò che Kentucky Route Zero mi ha presentato, dopo un pomeriggio passato a leggere e cestinare biglietti d’auguri di tempi passati. Proprio l’altro ieri, allo stesso tempo, ho preso le parti di uno spettatore, di un attore, di uno sceneggiatore e di un regista di una medesima pièce teatrale: in quella settimana, ho ricevuto le analisi mediche di cui siete a conoscenza.
  • C3. L: Immagina una grande esposizione museale, in cui si susseguono senza una continuità apparente resti e riproduzioni esotiche di specie estinte, ed esempi di ingegneria tanto avveniristici, o tanto antichi, da essere dai più giudicati fantasia. Immagina che gran parte di questi reperti abbia, davanti le proprie teche di vetro o innanzi al piedistallo, una targhetta informativa, che i visitatori possono consultare. Immagina, infine, che questa targhetta sia in gran parte vuota e che ai visitatori venga data, all’ingresso, una penna con cui riempire quegli spazi vuoti. In questo videogioco hai una penna.
KRZ.canzone
“In questo videogioco hai una penna.”
  • A. K: Cicalino, il tuo videogame mi sembra il classico prodotto pretenzioso che si trincera dietro la cripticità per nascondere la pochezza del comparto ludico. [Vai ad A1 o A2]
  • B. R: Non saprei. Ho il sentore che sia una di quelle esperienze che mi fanno sentire inadeguato. [Vai a B1 o B2]
  • C. Z: Permetti l’insistenza, ma vorrei avere delle nozioni più chiare sul gameplay… [Vai a C4]

L’orso con un movimento repentino volge la testa verso i quattro individui. Per un’istante il silenzio acquisisce i contorni della reale assenza di suono.

  • A1. R: Da come l’ha descritto, però, si tratta di un’opera che vive di luce riflessa. Se è vuoto o pretenzioso, tanto più, forse, lo è chi lo gioca. [Vai ad A3]
  • A2. L: Sarò sincero, la penso esattamente come te. Al di là di una certa malia iniziale, mi ha finanche annoiato. [Vai ad A3]
  • B1. L: In un film, un personaggio disse ciò: “non esistono persone poco adeguate, ma solo persone con molti vuoti da riempire”. [Vai a B3]
  • B2. K: Mal che vada, lo giochiamo sul nostro canale delle Live. [Vai a B4]
  • C4. BOOM! (una luce abbacinante riempie la stanza, seguita da un roboante infrangersi di cemento, terra e ferro. Qualche secondo dopo, dell’interno della redazione di Frequenza Critica non è visibile più nulla, sommerso in un impasto grumoso di polvere, metallo e sangue. Incredibilmente, è rimasto in piedi un solo minuscolo tavolino, quello sul quale era appoggiato pericolante il portatile su cui lavorava L. L’impressione è quella di un’insegna sepolcrale svettante su un vecchio campo di battaglia) [Vai a 0, saltando tutto il resto]
KRZ.luna
“Un’opera che vive di luce riflessa.”
  • A3. Z: In ogni caso credo che sia ora di andare.
  • B3. L: Non ne ho mai capito il senso, forse era solo una frase ad effetto in una pellicola d’azione; ma ogni tanto la rimugino fra me e me per darmi coraggio.
  • B4. R: Alle persone piace vedere qualcun’altro sentirsi stupido, le rassicura.

Z: Vi ricordo che abbiamo pattuito con la compagnia elettrica di razionare la somministrazione di energia, fintanto che non riusciremo a saldare gli arretrati. In altre parole, tanto vale andarcene: sono le 18:30, fra poco qui sarà tutto spento.

Appena K, R e Z girano i tacchi, dirigendosi verso la porta da cui poco prima erano entrati, L, con la stessa sudata lentezza di un artificiere di fronte a un ordigno, solleva il mouse, poggiandolo con un miracolo di equilibrio meccanico nell’incavo formatosi fra cuffie e monitor del PC. Getta uno sguardo sussiegoso all’orso, prima di chiudere la porta dell’ufficio dietro di sé.

0. Nell’oscurità prodotta dal pulviscolo, un tenue bagliore si propaga dalla postazione di L. Il monitor è ancora acceso, e un suono come di un motore a scoppio sibila appena percettibile. Il title menu di Kentucky Route Zero balugina nel buio.

KRZ.Zero

End of Act Zero.

KRZ.title.menu

--

--

Lorenzo “GOV” Sabatino
Frequenza Critica

Ci sono poche cose che meritano di esser dette e spesso manca anche la voglia.