La gioia del remake e il remake della gioia

No, Mister Howard, per favore non ci spari, tutti noi della redazione acquisteremo la Ultimate Final Giga Edition di Skyrim!

Ioannis Largo
Frequenza Critica
10 min readMar 6, 2020

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Voi cari e appassionati lettori avrete immediatamente capito che questo inizio di marzo virulento sarà dedicato ai remake. Il più famoso remake di questi ultimi mesi è un certo Resident Evil 2 di cui potete leggere una succosa recensione cliccando qui. E proprio in questi giorni è disponibile per PS4 la demo dell’attesissimo remake di Final Fantasy VII.

Oltre ai remake duri e puri esiste una galassia di Remastered, Definitive Edition, GOTY Edition e Anniversary Edition. Una galassia del riproporre un vecchio successo di vendite aumentandone la risoluzione grafica o addirittura correggendone bug dimenticati nel tempo, restaurando qualche parte tagliata, includendo i numerosi DLC pubblicati o semplicemente ficcarli in un’edizione fisica con gadget e bonus vari per festeggiare l’anniversario della pubblicazione.

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Edizione speciale e limitata per il ventesimo anniversario di Metal Gear Solid.

Cosa è la follia? Follia è fare e rifare la stessa cazzo di cosa, ancora e poi ancora, sperando che qualcosa cambi.

BUY SKYRIM OR DIE

Iniziamo la nostra carrellata di aneddoti dedicati a remake e a remaster proprio con Skyrim, perché semplicemente Mister Howard non è ancora convinto della buona fede di tutta la redazione nell’acquistare immediatamente la Final Giga Edition e continua a tenerci sotto tiro.

  • Skyrim
  • Skyrim: Collector’s Edition
  • Skyrim: Legendary Edition
  • Skyrim: Special Edition
  • Skyrim: Nintendo Switch Edition
  • Skyrim: VR Edition

Tutte queste diverse edizioni di Skyrim pubblicate nell’arco di nove anni hanno contribuito non solo alla diffusione del meme del Toddposting, ma soprattutto all’immagine della remaster come mezzuccio degli sviluppatori e dei distributori per spolpare economicamente il giocatore riproponendo sempre la stessa Malibu Stacy, ma ora con un cappellino nuovo a una risoluzione di 1920x1080.

Diapositiva della reazione del pubblico all’uscita di PincopallinoofDuty HD Remaster al modico costo di 99 bisondollari.

Per quanto riguarda Skyrim abbiamo un’edizione fisica per collezionisti, un’edizione per il Nintendo Switch e una destinata alla tecnologia VR. Rimangono la Legendary e la Special, che consistono nell’integrazione del gioco con i tre DLC pubblicati, nella correzione di diversi bug, nel potenziamento dell’aspetto grafico e di alcune animazioni; e nell’integrazione (nella Special) di DLC minori (semplicemente mod ufficiali dal costo leggermente spropositato, ehi ma stiamo parlando di Bethesda, colei che voleva far pagare mod non ufficiali!) e la possibilità per i console peasants di poter scaricare le mod non ufficiali destinate all’edizione PC.

I giocatori dell’edizione per PC Master Race sono divisi tra coloro che preferiscono l’edizione base, instabile ma facilmente modificabile, e quella Legendary, stabile ma difficile da modificare. Questa differenza non è da poco, basti pensare che famosi mod per l’edizione base sono stati convertiti (anzi riprogrammati) per la Legendary dopo anni.

Al di là del Toddposting, Bethesda ha concesso a tutti i possessori dell’edizione base e di tutti, sottolineo tutti, i DLC su Steam di poter riscattare gratuitamente l’edizione Legendary. Qualcosa di simile è accaduto anche per altre remaster e definitive edition, che hanno dato la possibilità di scaricare gratuitamente DLC che aumenta il livello di dettaglio (Sleeping Dogs) oppure di riscattare l’edizione rimasterizzata se in possesso dell’edizione base e sempre di tutti i DLC (Bioshock; Borderlands; Wasteland 2; Darksiders). Alcune volte può accadere l’inverso, ossia l’acquisto della remaster comprende anche l’edizione originale pubblicata anni prima (Death Rally; Shadow Warrior).

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Screenshot del gioco più amato da boomer like me & Nonno Lucchi: Faerie Solitaire Remastered.

Perché un quarto capitolo, quando puoi giocare al secondo per sempre?

Age of Empires 2 è lo strategico in tempo reale.
Non Starcraft, non Command & Conquer, non Homeworld, non Total Annihilation; Age of Empires 2, pubblicato nel lontano 1999, è stato il principale esponente di questo genere oramai estinto. L’anno scorso Microsoft ha annunciato il quarto capitolo e sono stati mostrati ben due trailer.

L’attesa è grande, perché potrebbe essere il ritorno in pompa magna di un genere oramai dimenticato oppure l’avvento di un qualcosa di nuovo.

Da circa una decina di anni Microsoft ha iniziato a riproporre l’amato, famoso e tuttora giocato secondo capitolo di Age of Empires pubblicando rispettivamente tre DLC dal 2013 al 2016. Questi non solo aggiungono nuove civiltà, nuove unità e nuove campagne, ma correggono vecchi bug e aggiungono nuove modalità di gioco; e per i boomer che si mascherano da zoomer è presente pure l’integrazione con Twitch. Nel 2019 Microsoft festeggia il ventesimo anniversario di questo titolo pubblicando una Definitive Edition con la solita risoluzione grafica aumentata, integrazione dei tre DLC e addirittura altri due DLC, uno che aggiunge altre civiltà e altre campagne, l’altro, gratuito, che potenzia l’aspetto grafico del gioco. L’anno prima Microsoft aveva pubblicato la Definitive Edition del primissimo Age of Empires, ma non era stata accolta bene: o Age of Empires 2 o morte!

L’esempio di Microsoft è stato seguito anche da Blizzard, che recentemente ha riproposto la remaster di Warcraft III, ma anche la possibilità per tutti i giocatori di World of Warcraft di scegliere un server dove le modalità e le possibilità di gioco sono uguali a quelle di prima della pubblicazione della prima espansione nel lontano 2004.

I Commandos contro le forze del male che non possiamo nominare

Prima di iniziare a parlare della remaster di Commandos 2 è necessario un piccolo salto nel passato, pressapoco ai tempi della terza e della quarta generazione di console. No, nessuna storia proveniente dal mio passato, come quella volta che sotto i fiori di ciliegio dichiarai il mio amore al mio senpai.

Spesso e volentieri le edizioni europee di titoli provenienti dal Giappone o dagli Stati Uniti erano pesantemente censurate. Non a caso scrivo censurate, perché non c’è la pressione di una lobby di consumatori, ma la necessità da parte degli sviluppatori di tagliare alcuni elementi del gioco per non incorrere a noie legali.

Il caso maggiormente famoso non proviene dal Giappone, ma dagli Stati Uniti: la versione europea dei primi due Fallout era pressoché ingiocabile perché furono cancellati (in verità resi invisibili, provocando bug su bug) tutti i bambini, così da non permettere ai giocatori di trucidarli. Senza bambini, alcune quest erano impossibili da completare come era addirittura impossibile raggiungere alcuni finali. Altri casi famosi furono Contra e Carmageddon, dove gli innocenti umani furono sostituiti rispettivamente da robot e da zombie.

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Tra i paesi europei quello più severo con l’accetta censoria fu ed è tuttora la Germania, principalmente perché le leggi sulle denazificazione vietano non solo la presenza nei videogiochi (e film, fumetti e così via) di svastiche o di tutti quei simboli riconducibili al periodo nazista, ma anche la presenza di atti violenti giudicati troppo espliciti. Nel 2018 l’applicazione di questa legge è leggermente cambiata semplificando alcuni aspetti, ma complicandone altri.

Ritornando a Commandos 2, il secondo capitolo di una serie di tre titoli pubblicati tra il 1998 e il 2005. Un particolare strategico in tempo reale dove si guida una squadra composta da meno di una mezza dozzina di uomini specializzati in missioni di infiltrazione. Questo genere ha le sue origini con il classico Syndicate del 1993 ed ebbe la sua massima fortuna con Commandos; recentemente sembra essere tornato di voga con Shadow Tactics.

Commandos 2 è ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale e la versione HD è identica per tutti i mercati, tra cui anche quello tedesco.

Indovinate cosa è potuto andare storto?

I nostri commandos combatteranno contro i Giapponesi e contro anonimi uomini bianchi di cui non possiamo fare il nome o mostrare la loro bandiera.

A proposito di Syndicate, quest’ultimo classico ha subito nel lontano 2014 il remake del nome.

Cosa? Reboot! Semplicemente è riproposto un vecchio titolo cambiando totalmente il genere e spesso anche l’ambientazione mantenendo solamente il nome, ridotto a specchietto nostalgico per giocatori con i lacrimoni agli occhi. Ciò accadde con il Syndicate del 2014 pubblicato da EA, ma il caso eclatante è Prey di Bethesda del 2017, che ha in comune solo il nome dell’amato e piuttosto innovativo Prey del 2006.

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Remake del nome o volgarmente reboot: Syndicate (Bullfrog) — Syndicate (EA); Prey (Human Head Studios) — Prey (Bethesda).

L’urlo di Majima terrorizza l’occidente e anche le minoranze

La serie Ryu ga Gotoku, conosciuta in occidente semplicemente come Yakuza, è riuscita a sfondare definitivamente nel mercato occidentale con la pubblicazione del prequel Yakuza 0. Il semiflop del primo capitolo del lontano 2005, addirittura doppiato in inglese — un doppiaggio ricordato per alcune scene semicomiche (this is…) e per Mark Hamill che dà la voce a Majima — e i non grandi successi degli altri cinque capitoli in occidente hanno portato questa saga a essere amatissima in Giappone e da un piccolo zoccolo duro di giocatori al di fuori del paese del Sol Levante. Con il prequel e soprattutto con il suo arrivo su PC tutto ciò è cambiato per la gioia di Sega e per la rabbia di quei giocatori duri e puri che con un manualetto per imparare il giapponese e una copia limitata di Kenzan sbraitano contro gli occasionali zerobaby e la loro fissazione verso Majima.

Il successo in occidente ha spinto immediatamente Sega a produrre il remake estremo (Kiwami) del primo e del secondo capitolo: il primo è paragonabile a un DLC dello zero dal costo di una ventina di euro; il secondo, costruito sul motore di gioco del sesto capitolo (Dragon Engine), presenta diverse novità e anche tre capitoli del gioco dedicati al camorrista nipponico pirata dal cuore d’oro amato dalle ragazzine e dai timidi beta repressi. Oltre a tutto ciò è arrivata la remaster del terzo, quarto e quinto capitolo, sia in edizione digitale su PlayStation Store che in edizione fisica.

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Tutto ciò aspettando di quantificare il successo in occidente dello spin-off Judgment e del settimo capitolo, che cambia location, protagonisti e struttura di gioco. Ovviamente in casa Sega si aspetta il debutto in occidente delle ragazze graziose e virtuose di Project Sakura Wars (Sakura Taisen Shin o come diamine si chiama, ma non potevano chiamarlo Sakura Wars VI? No, perché poi gli zoomer vanno in panico, eh), che è partito bene in Giappone con buonissime vendite nelle prime settimane e si è impantanato successivamente nei bassifondi della classifica. Nel frattempo tantissimi trentenni-quarantenni nipponici colletti bianchi affermavano che il gioco era bello e un po’ breve, ma non sono riusciti a tornare indietro al ‘99 dove erano belli, gaudenti e sotto i fiori di ciliegio. Tutto ciò mentre gli zoomer nipponici ridono alle loro spalle stringendo tra le braccia il dakimakura di Ann from Persona 5.

Ritornando ai nostri camorristi nipponici dal cuore d’oro, ahimè dobbiamo ritornare al discorso censura o precisamente autocensura nella localizzazione del gioco. Tutte le edizioni di Yakuza destinate al mercato europeo e americano hanno la sigla con musica strumentale e non le originali canzoni per questioni di diritti d’autore; diversi aspetti del gioco sono stati rimossi perché giudicati poco sensibili verso il variegato e fluido pubblico occidentale. Semplicemente sono state rimosse diverse scene giudicate transofobe, misogene, omofobe e così via. Questa autocensura è stata spesso altalenante: Yakuza 3 fu privato di diversi minigiochi, ma lo 0 rimase quasi intoccato; le recenti remaster hanno una nuova traduzione addolcita in diversi punti e sono state rimosse alcune scene.

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Scena tratta dall’edizione originale di Yakuza 4 e dall’edizione rimasterizzata.

A differenza dei Fallout e dei Contra citati in precedenza,questa non è censura, ma autocensura provocata dal peso dei consumatori e dal timore di ricevere una brutta nomea o subire un boicottaggio. Sono recenti le polemiche per la localizzazione di una particolare scena della Royal Phantom Thieves Edition Persona 5 e della possibilità che una determinata scena di Final Fantasy VII possa essere ritenuta offensiva. Altro che crociate da nascondere in un gioco sul Medioevo. Altro che Deus Vult!

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Concludiamo con un caso di remake e remaster che riguarda quasi esclusivamente i prodotti commercializzati nel paese del Sol Levante. Negli anni Ottanta la Nippon Electric Company iniziò a produrre un personal computer destinato esclusivamente ad attività di ufficio. Questo NEC PC-9801 è conosciuto con il nomignolo di PC-98 ed era inferiore sul piano hardware rispetto ad altri PC prodotti in Giappone, ma ebbe un incredibile successo nel mondo videoludico.

Sì, per essere un PC da ufficio furono pubblicati diversi giochi, principalmente JRPG, visual novel e ovviamente eroge, tutti caratterizzati nella cura nei dettagli e nel disegno. Piccole perle a opera dei principali disegnatori nipponici che tuttora fanno la loro porca figura. Diversi di questi giochi sono stati stati convertiti immediatamente dopo la loro pubblicazione per Dos/Windows e soprattutto per le console Sega, ma spesso rimasero solo sul mercato giapponese e non sono mai sbarcati in occidente. Tutto ciò fino a un paio di anni fa, perché alcuni di questi titoli hanno avuto un remake e soprattutto una localizzazione.

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Concludiamo con un Soul-Soulness. (YU-NO)

YU-NO: A Girl Who Chants Love at the Bound of this World fu il canto del cigno del PC-98. Questo eroge fu pubblicato nel 96 per PC-98, l’anno dopo fu portato sul Saturn e tre anni dopo su Dos/Windows, benché in questi ultimi due casi era state tagliate tutte le scene di sesso. Tra il 2017 e il 2019 sono stati pubblicati dei remake per PlayStation e per la PC Master Race con tutto restaurato. Basti pensare che il successo di questo remake ha portato addirittura a una trasposizione animata arrivata anche negli Stati Uniti.

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