Monster Train è un inferno di carte e traversine

Alla fine del tunnel ce n’è un altro, e poi un altro, e un altro…

Daniele “Alteridan” Dolce
Frequenza Critica
4 min readJul 15, 2020

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copertina monster train

Ero a tanto così dal farcela. Davvero, c’ero quasi. Non giocavo a Slay the Spire da un paio di settimane. Stavo iniziando a intravedere la luce alla fine del tunnel. “Eccola lì,” mi sono detto. “La libertà è vicina. Ancora un piccolo sforzo e poi potrò finalmente lasciarmi alle spalle questo circolo vizioso di vita, morte e carte”. E invece no.

*CIUF CIUF*

Eccolo lì, quel maledettissimo treno che mi ha fatto ricadere nel vortice della dipendenza. L’ho visto arrivare dalla luce, quando ormai ero quasi fuori dalla galleria. E mi ha preso in pieno. Già. Mi ha ributtato dentro a tutta velocità. Ora sono qui, tra una partita a Monster Train e l’altra, a raccontarvi di come anche quest’altro gioco mi abbia sostanzialmente rovinato la vita. Perché sì, alla fine è così. Non riesco a pensare ad altro: solo strategie per riaccendere la scintilla che fa bruciare il cuore dell’Inferno e scalare così i ranghi Covenant, sbloccando tutto lo sbloccabile dopo aver spezzato più e più volte l’assedio degli angeli ai cancelli demoniaci.

Scontro in Monster train contro daedalus
Ogni piano della locomotiva ha spazio solo per un determinato numero di creature.

Se avete già giocato a Slay the Spire (o se avete letto il mio articolo a riguardo, qui su Frequenza Critica) sapete già in linea di massima in cosa consista Monster Train, tuttavia lasciate che vi rinfreschi la memoria. Come avviene in molti card game virtuali in salsa roguelite, anche in Monster Train dobbiamo costruire il nostro mazzo di carte e utilizzarlo per superare la serie di combattimenti che ci separano dall’obiettivo finale. In questo caso le carte rappresentano magie (offensive o difensive) e creature demoniache pronte a schierarsi a difesa dell’ultimo tizzone capace di riportare l’Inferno — ormai quasi del tutto ghiacciato — all’antico splendore. Un tizzone che alimenta anche il treno su cui viaggiamo noi e gli esuli abissali sotto il nostro controllo.

A metterci i bastoni tra le ruote ci pensano gli agenti del Paradiso, pronti a tutto pur di fermare la corsa del treno e impedirci così di raggiungere il cuore dell’Inferno. Creature angeliche che assaltano la locomotiva del treno a trazione infernale per tentare di distruggere il tizzone e spegnere definitivamente la speranza.

Schermata del mondo di Monster train
Tra uno scontro e l’altro si acquisiscono nuove carte e potenziamenti.

La locomotiva è formata da tre piani, in ognuno dei quali bisogna posizionare i propri servitori che attaccano automaticamente gli invasori, i quali entrano dal livello più basso per poi salire sempre più in alto finché non muoiono, o finché non arrivano alla pira che alimenta il treno per erodere progressivamente i suoi punti vita. Inutile dire che il game over si verifica nell’esatto momento in cui il tizzone perde tutta la salute, costringendoci a ricominciare tutto daccapo in una nuova run generata casualmente dall’algoritmo procedurale.

Cosa distingue Monster Train dagli altri esponenti dello stesso sottogenere? Il bello del gioco sviluppato da Shiny Shoe sta nell’assenza di classi dalle quali scegliere il proprio personaggio iniziale, che poi andrà via via potenziandosi nel corso della run. No, qui abbiamo ben cinque clan a cui appartengono carte differenti che fanno riferimento a determinate meccaniche specifiche. Prima di iniziare una partita bisogna scegliere due di queste fazioni (o affidarsi al caso) affinché siano uno il clan principale, e l’altro quello di supporto. Il clan principale è anche quello che determina il campione che ci accompagnerà per tutta la durata del viaggio. La manifestazione del nostro potere, se volete: una creatura estremamente potente — ben al di sopra della media degli altri servitori — che acquisirà ulteriori capacità e upgrade durante la partita. Inutile dire che con cinque clan, e dunque venti combinazioni complessive, Monster Train acquisisce un livello di profondità e varietà estremamente elevato.

Daedalus di monster train
Daedalus è uno dei boss iniziali.

E poi ci sono gli artefatti, che come per le reliquie di Slay the Spire offrono bonus passivi in grado di modificare radicalmente gli equilibri di una partita. Per non parlare dei negozi attraverso i quali spendere l’oro raccolto per potenziare le carte a propria disposizione, migliorando per esempio la salute o la forza delle creature, oppure riducendo il costo di lancio delle magie o aumentandone la potenza. Vi è persino un sistema di rischio/ricompensa che permette di attivare delle modifiche ai nemici deleterie nei nostri confronti, rendendo più difficili gli scontri in cambio di più denaro, artefatti o carte aggiuntive. Insomma, ogni partita è sempre diversa, almeno sulla carta.

Già, perché in linea di massima gli incontri con gli assalitori angelici tendono a ripetersi. Il pool di creature nemiche e di boss è estremamente limitato, per questo ben presto ci si inizia a stufare di combattere sempre contro gli stessi avversari e nelle medesime condizioni. Mentre tra una partita e l’altra tutti gli altri elementi tendono a cambiare, spesso anche radicalmente, i nemici restano uguali. Un peccato perché di certo una varietà maggiore in questo senso non avrebbe guastato, anzi. Va però detto che ogni partita dura al massimo una mezz’ora, un fattore non indifferente nella creazione di una formula assuefacente. Monster Train è il classico gioco da “una partita e poi basta”: si inizia alle 22 per finire alle 3 di notte senza neanche rendersene conto.

Purtroppo per me.

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Daniele “Alteridan” Dolce
Frequenza Critica

Mi piace scrivere di ciò che mi passa per la testa. Prevalentemente di videogiochi, film e serie TV.