Pathfinder: Kingmaker è un degno erede di Baldur’s Gate

Un GDR nuovo ma molto vicino ai classici del passato.

Stefano “Revan” Castagnola
Frequenza Critica
5 min readOct 26, 2020

--

Copertina di Pathfinder: Kingmaker

Ottobre è stato un mese interessante per i fan dei giochi di ruolo, grazie ad alcune uscite piuttosto intriganti come Solasta: Crown of the Magister ma soprattutto grazie all’attesissimo Baldur’s Gate III, che non è più di BioWare come i due predecessori — e vedendo le opere recenti della casa di sviluppo canadese è meglio così — ma di Larian, diventata famosa negli ultimi anni specialmente per i due Divinity: Original Sin.

Entrambi, Solasta e BG3, si poggiano sul regolamento del famoso gioco di ruolo da tavolo Dungeons & Dragons — la quinta edizione, per essere più precisi — ma ancora di più hanno in comune l’essere usciti in una versione che non è ancora quella definitiva, in un’early access che consente di provare le prime ore di gioco. In ogni caso, mancano ancora diversi mesi alle release vere e proprie, quindi chi abbia voglia di esperienze a tema D&D (o quasi, ma ci torneremo tra poco) non può che guardare altrove.

Se amate i Baldur’s Gate di BioWare c’è un gioco, oltre al sempreverde Pillars of Eternity, pensato proprio per accogliere tra le sue braccia i fan delle vecchie opere BioWare e delle loro atmosfere. Si tratta di Pathfinder: Kingmaker, che non si chiamerà BG3 ma è comunque molto più vicino al gameplay degli originali di quanto non lo sia invece il sequel made by Larian.

Menù iniziale di BG3
Baldur’s Gate III si allontana un po’ dalla strada percorsa dai predecessori, soprattutto nel gameplay…

Realizzato dal team russo di Owlcat Games e basato su una nota campagna per il GDR da tavolo di Pathfinder, Kingmaker è in tutto e per tutto un vero e proprio erede di Baldur’s Gate, in particolare del primo capitolo della saga, con la sua avventura pensata per avventurieri alle prime armi e la vasta mappa del mondo, piena di location da visitare, oltre a una storia principale che è presente ma che rimane spesso sullo sfondo, lasciando al giocatore la libertà di affrontare il gioco nel modo che preferisce.

Ma ad avvicinare il titolo russo al grande classico BioWare è innanzitutto il gameplay, che ne riprende la formula anche di più di quanto non avesse fatto, qualche anno prima, Obsidian, col suo Pillars of Eternity. Anche in questo caso ci troviamo di fronte a un gioco di ruolo con visuale isometrica e combattimenti in tempo reale con pausa, ma l’ambientazione non è cupa e opprimente come quella che abbiamo conosciuto nei viaggi nella Foresta di Dyr, bensì ricorda il fantasy classico e più spensierato dei Forgotten Realms.

Non è una sorpresa, per altro, dato che Pathfinder (e il mondo di Golarion in cui sono ambientate le sue avventure) nasce proprio come alternativa a Dungeons & Dragons, pensato per i fan rimasti delusi dal passaggio dalla terza alla quarta edizione. E pur essendo il mio primo viaggio a Golarion, infatti, mi son subito sentito a casa, circondato dai soliti elfi, nani, mezzelfi, guerrieri, maghi, chierici, coboldi, goblin e via discorrendo. Anche la struttura ludica è decisamente simile (per non dire quasi del tutto uguale) a quella di D&D, non tanto a quella su cui poggiavano i due BG a dir la verità, quanto a quella terza edizione adattata in forma videoludica in GDR come Icewind Dale 2 e Neverwinter Nights.

Neverwinter Nights 2: Mask of the Betrayer
Parlando di GDR sulla licenza di D&D 3.5, io non posso che consigliare sempre il bellissimo Mask of the Betrayer, riuscitissima espansione di Neverwinter Nights 2.

Pure qui ci ritroviamo a fronteggiare legioni di mostri pericolosi a colpi di spada o di dardi incantati (e più avanti anche qualche magia un po’ più potente), viaggiamo verso lande selvagge e ancora da addomesticare — facendoci largo attraverso mostri e banditi — , ci avventuriamo insieme ad alleati e ad amici, ci riposiamo attorno a un falò per recuperare le energie, fisiche, mentali e magiche.

Ci sono poi scontri in cui fare ampio uso della pausa tattica, studiando a dovere le proprie mosse e pure le contromosse appropriate per rispondere alle azioni nemiche, con una difficoltà che… non è sempre calibrata alla perfezione, a dire il vero, e può in effetti sorprendere in alcuni casi i giocatori meno esperti, ma che comunque sa offrire una sfida interessante a chi ha voglia di spendere un po’ di tempo per imparare a conoscere meglio il bestiario, le classi, le abilità e gli incantesimi di Pathfinder.

E ci sono anche dozzine e dozzine, anzi centinaia, di ore da passare nel magico mondo di Golarion, che effettivamente superano anche quelle del pur longevo Baldur’s Gate, per quanto — come da tradizione per un GDR — la durata sia fortemente soggettiva e possa variare parecchio, in base al tempo che decidiamo di spendere girovagando per il mondo di gioco e svolgendo missioni secondarie.

Panorama di Pathfinder: Kingmaker
Viaggeremo tra radure e selve incontaminate, ma non solo.

Più di tutto, però, sembra di vivere una bella avventura, una che forse non ha l’ambizione di stupire sotto il profilo narrativo quanto di avvolgere il giocatore in un’atmosfera calorosa e familiare, che per un fan di lunga data di questi giochi di ruolo è assolutamente piacevole — o almeno per me lo è stata fin da subito.

Di fatto, l’ostacolo più grande all’apprezzamento di Pathfinder: Kingmaker è costituito da una certa spigolosità di fondo che caratterizza tutta la produzione: ho già citato la difficoltà dall’andamento piuttosto irregolare, ma potrei parlare di una gestione del regno che parte anche con premesse interessanti per poi perdersi strada facendo su meccaniche ripetitive e, alla lunga, pure un po’ pesanti. Purtroppo la situazione si fa peggiore se andiamo a considerare l’impianto tecnico, che da un lato si presenta con una veste grafica molto affascinante ma è anche funestato da tanti, tanti bug, nonostante siano passati già due anni dall’uscita.

Schermata di dialogo di Pathfinder: Kingmaker
Ovviamente — ma è sottinteso in questo tipo di produzione — passeremo molto tempo a leggere dialoghi come questi, spesso piuttosto interessanti.

Come ho detto, il lavoro di Owlcat Games non è perfetto, e tutto sommato è anche normale che sia così trattandosi della prima esperienza dello studio russo nel mondo dei giochi di ruolo, ma rimane comunque una produzione di rilievo, un GDR che ripropone con efficacia (e qualche piccolo accorgimento) una formula vicina ai classici del passato e ancora molto coinvolgente.

Pathfinder: Kingmaker sa trasportarci a tempi più semplici e forse più spensierati, e gode per questo di un fascino particolare presso quei giocatori che si sono avventurati per ore e ore nella Costa della Spada, tra l’Amn e Baldur’s Gate. Se vorrete inoltrarvi nelle Stolen Lands di Golarion ritroverete quella stessa, familiare atmosfera… e chissà, forse saprà rapirvi come ha fatto con me.

--

--

Stefano “Revan” Castagnola
Frequenza Critica

Si è innamorato dei giochi di ruolo esplorando la Costa della Spada tra l’Amn e Baldur’s Gate, ma non disdegna anche altri generi di avventure.