Project Wingman vola in cieli conosciuti

Monarch, fox one.

Fabrizio "Bix" Salis
Frequenza Critica
6 min readApr 9, 2021

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artwork di Project Wingman

Vi piace il volo ma non avete voglia di impazzire studiando l’intero manuale dell’ Airbus A320 di Flight Simulator? Volete sentirvi dei provetti Top Gun rimanendo ben saldi sulla vostra sedia o poltrona? Beh, la verità è che in tempi recenti gli sparatutto arcade a tema aereo non sono esattamente di moda… ed è un eufemismo. Se escludiamo la saga Ace Combat di mamma Namco, il genere si può definire sostanzialmente morto.

Ma non è ancora il momento di esalare l’ultimo respiro.

Ecco quindi che in aiuto dei nostri eroi arriva un piccol(issim)o studio indipendente, Sector D2, pronto a riproporre pedissequamente — siamo ai limiti del plagio in effetti — la formula della saga giapponese. Nasce così Project Wingman, una produzione che, pur coi suoi inevitabili limiti, può essere definita un vero e proprio atto d’amore verso il genere.

tempesta in Project Wingman
Combatteremo anche in condizioni meteo avverse, ma la loro rilevanza è inferiore rispetto all’ultimo Ace Combat.

Il gioco, in maniera simile a Ace Combat, è ambientato in una versione alternativa del nostro pianeta, sconvolto qui da un cataclisma che ha quasi distrutto la civiltà, ma ha allo stesso tempo portato alla luce nuove straordinarie risorse. Secoli dopo questo evento catastrofico, l’umanità si è riorganizzata in una serie di stati diversi da quelli realmente esistenti, come la Pacific Federation, un’enorme federazione che, come il nome suggerisce, controlla i territori che si affacciano sull’Oceano Pacifico. In Project Wingman interpretiamo Monarch, un pilota mercenario (muto, come da tradizione), che viene ingaggiato insieme ai suoi compagni dalla Cascadian Republic per lottare in una guerra d’indipendenza contro l’oppressivo potere federale. La trama diciamo pure che finisce più o meno qui, c’è qualche colpo di scena verso la fine ma in sostanza è poco più di un pretesto per salire a bordo di un jet e far fuori decine e decine di avversari a colpi di missili, bombe e mitragliatrici.

L’aspetto indipendente della produzione inizia subito a palesarsi, dato che in Project Wingman non è presente alcun filmato e la storia viene portata avanti esclusivamente attraverso i briefing di inizio e fine missione e i dialoghi durante gli scontri. A tal proposito segnalo una certa difficoltà nel seguire questi ultimi nelle situazioni più concitate: i sottotitoli non sono esattamente facili da leggere mentre si sta cercando di schivare dieci missili in arrivo e le voci risultano spesso incomprensibili — ascoltate delle vere comunicazioni radio di un aereo civile e vi renderete conto che anche nella realtà è così. Scontata poi la totale assenza di localizzazione nella nostra lingua.

decollo in Project Wingman
Decolli e atterraggi possono diventare tediosi alla lunga, ma per fortuna esiste un’opzione per disattivarli.

Il gameplay è esattamente quello che ci si aspetta da un Ace Combat qualsiasi, con un modello di volo molto arcade e velivoli capaci di portarsi dietro un numero pressoché infinito di missili, bombe e altre amenità. Il numero di aerei (e armi) è purtroppo abbastanza ridotto e mancano licenze ufficiali, ma nomi e design sono palesemente ispirati ad aerei realmente esistenti. Lo sviluppatore non si è comunque fatto mancare dei piccoli tocchi di classe, come il copilota degli aerei biposto che partecipa alle comunicazioni radio e i cockpit con diversi elementi funzionanti, che permettono di rinunciare a buona parte dell’interfaccia. La differenziazione tra le varie macchine non è eccessivamente pesante ma neanche del tutto assente: è vero che nessuno vi vieta di ingaggiare un dogfight mentre pilotate un aereo pensato per colpire bersagli terrestri — a proposito, chi è il CRIMINALE che ha deciso di non inserire l’A-10? — , però la scelta del giusto aeromobile in base agli obiettivi proposti semplifica non poco la vita.

Le missioni offrono un livello di varietà più che buono, con un alternarsi di scontri aerei all’ultimo respiro, bombardamenti, battaglie navali, supporto aereo ravvicinato e via di questo passo. Le uniche cose che mancano totalmente sono le sezioni in cui si vola a bassa quota cercando di non schiantarsi e le odiose missioni di scorta, croce e delizia di Skies Unknown e di altri esponenti del genere. Sarebbe forse stata apprezzabile qualche trovata originale e fuori dagli schemi capace di rimanere impressa, ma in fin dei conti ci sta che lo sviluppatore volesse andare sul sicuro, viste anche le risorse limitate. Ho comunque apprezzato parecchio la volontà di rappresentare delle vere e proprie battaglie su larga scala e non schermaglie irrilevanti; in questo senso la presenza di un gran numero di unità a schermo aiuta non poco.

L’I.A. fa tutto sommato il suo dovere, per quanto a volte gli aviatori avversari tendano a girare un po’ troppo in tondo per evitare i nostri attacchi. L’unica seria minaccia è rappresentata dai mercenari avversari, dei veri e propri boss più resistenti e capaci di usare manovre e armi particolari per metterci in difficoltà.

Udite udite, anche gli alleati fanno la loro parte… quasi sempre.

schermata di fine missione in Project Wingman
A questo giro credo di essere stato l’unico a meritare lo stipendio.

Da notare la scelta “hardcore” di rinunciare ai checkpoint. Le missioni solitamente non sono cortissime e ripeterle da capo non è molto simpatico, ma la difficoltà media è abbastanza abbordabile, salvo qualche raro picco.

È probabile che dopo le circa dieci ore di campagna ne vorrete di più. Sappiate che Project Wingman non è dotato di multiplayer, che sarebbe stata forse troppo costoso e complicato da tenere in piedi. Prova a ovviare a questa mancanza la modalità conquista, un particolare miscuglio tra Risiko e roguelite che ci mette davanti all’obiettivo di conquistare una quarantina di territori completando altrettante missioni senza mai morire. Tra una sortita e l’altra possiamo acquistare nuovi aerei o reclutare alleati per darci una mano, mentre a ogni morte ci tocca ricominciare da capo, mantenendo solo gli aeromobili già sbloccati. Più aumenta il tempo di gioco e più coriacei saranno i nemici da affrontare, caratteristica che spinge il giocatore a un approccio il più aggressivo possibile.

L’idea di base non è male, ma la realizzazione pratica mi è parsa un po’ superficiale: gli obiettivi di missione non offrono chissà quale varietà e, come detto sopra, il parco velivoli ha parecchie mancanze. Un discreto passatempo insomma, ma difficilmente dedicherete chissà quante ore a questa modalità.

Passando all’aspetto tecnico, non si può non essere soddisfatti: la colonna sonora, con le sonorità epiche tipiche degli Ace Combat, scorre che è una meraviglia e l’Unreal Engine 4 è stato usato in maniera intelligente in pressoché tutti gli ambiti, a partire dai modelli degli aerei fino ad arrivare alle ambientazioni e ai i particellari. Prevedibilmente, un’analisi più dettagliata mostra qualche incrinatura, per esempio per quanto riguarda la realizzazione delle aree cittadine — abbastanza spoglie se viste da vicino — , delle nuvole e degli effetti atmosferici; da questo punto di vista Ace Combat 7, che tra l’altro condivide il motore grafico con Project Wingman, è ancora un paio di spanne sopra.

Dove invece il gioco Namco prende sonore sberle è nel supporto alla realtà virtuale, che è qui totale e non un semplice esercizio di stile. È scontato sottolineare il livello di immersività che offrono i visori VR, e sarete ben felici di farvi venire un po’ di torcicollo a furia di seguire con lo sguardo gli aerei con cui ingaggiate duelli... a patto di avere un hardware di buon livello. Non ho invece riscontrato problemi di motion sickness, ma è un problema che ogni persona vive in modo diverso.

Apro invece una piccola polemica sugli HOTAS, il cui pieno supporto è stato ampiamente pubblicizzato. La realtà dei fatti è che i dispositivi vengono effettivamente riconosciuti, ma poi sta a voi andare a configurare i tasti e tutto il resto. È una cosa che nel 2021 sarebbe meglio non vedere. Dopo un po’ ho deciso di rinunciare all’impresa e di ritornare al pad, con cui per fortuna è filato tutto liscio come l’olio.

cockpit di Project Wingman
Gli effetti della pioggia sul vetro sono ben realizzati e particolarmente apprezzabili durante le sessioni in realtà virtuale.

Project Wingman può definirsi un prodotto coraggioso perché propone una formula quasi completamente sparita dai radar (riferimento scontato ma obbligatorio, scusate), ma per il resto non è affatto ingiusto definirlo come derivativo. Un budget più cospicuo avrebbe senza dubbio permesso di osare di più, ma resta una produzione solida e divertente, per cui è davvero difficile lamentarsi… soprattutto tenendo conto del fatto che il tutto è proposto a un prezzo allineato all’offerta.

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