Rayman Legends: un salto in avanti

Come ha migliorato la formula di Origins?

Mattia “Harlequin” Mangano
Frequenza Critica
5 min readSep 4, 2019

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Rayman-Legends-rock

Ho recuperato da poco Rayman Legends, trovandolo un platform davvero fresco, dinamico e divertente. Mi è piaciuto molto più del già buono Rayman Origins, che venne accolto con gran calore qualche anno fa grazie alle sue qualità, rilanciando la simpatica melanzana nell’universo 2D.

Approfittando del “ripasso” fatto proprio sui livelli di Origins contenuti nel seguito stesso, ho potuto apprezzare dal confronto diretto i cambiamenti avvenuti nell'ultimo capitolo della serie in mano a Ubisoft: vediamo quindi in che modo gli sviluppatori sono riusciti a evolverla in positivo, con un percorso interessante e degno di nota in un mondo dove vari brand si trascinano in parabole discendenti fatte di semplificazioni e assenza d’ispirazione.

Formula

La differenza più evidente e d’impatto risiede nella costruzione stessa del gioco e dei livelli: Legends fa un passo indietro in termini di sfida legata ai classici salti rischiosi tra nemici, ostacoli e precipizi letali, comparto su cui il predecessore puntava molto di più.

Alcuni potrebbero trovare strano che questo finisca in un elenco di pregi (io per primo adoro dannarmi sui quadri più cattivi di un Donkey Kong Country, ad esempio). Tuttavia, in questo caso è stata una scelta vincente, perché Rayman abbandona una strada dove non eccelleva per seguirne un’altra più nelle corde degli autori con ottimi risultati, ovvero la ricerca di ritmo e fluidità. Gli scogli da superare sono decisamente smussati, ma questo permette di scorrere molto meglio tra di essi, trasmettendo ottime sensazioni anche grazie a furbi accorgimenti di presentazione che ci fanno credere di eseguire cose molto più “cool” e impegnative di quanto non siano in realtà.

Rayman-Legends-salti

Lum

Come ogni platform, anche Rayman ha la sua versione delle monete di Mario, per indicare la via da seguire, sfidarci a compiere un’azione più tosta, fare da indizio ai segreti, e soddisfare l’umana voglia di raccogliere e collezionare.
In Origins il loro utilizzo era però un po’ ballerino. In alcune sezioni diventavano rossi, valendo il doppio dei punti solo per un breve periodo e costringendo a prenderli in fretta e furia, cosa non sempre facile senza conoscere bene il livello. Altre volte stavano nascosti dietro piante o piattaforme, richiedendo di battere ogni centimetro per trovarli, anche in più passate, spezzando brutalmente il flusso per ottenere poca soddisfazione. E queste cose erano pure obbligatorie, se si mira al completamento e ai punteggi migliori (cosa che faccio sempre se parliamo di questo genere).
Legends conserva le funzioni principali dei Lum, ma migliora sensibilmente la loro disposizione, eliminando interruzioni, lentezza eccessiva e trial&error mal calibrato. Abbassa anche le richieste delle valutazioni, così da perdonare qualche piccolo errore, anziché pretendere una giocata pressoché perfetta.

Rayman-Legends-Lum

Musica!

Fin dal primo gioco del ’95, Rayman è stato legato a doppio filo all'elemento sonoro, con interi livelli composti da enormi strumenti d’orchestra. Una chicca che adoro erano le sequenze di sfere (i Lum di quei tempi) dove a ognuna di esse era assegnata una nota distinta, così da creare vere e proprie melodie se raccolte nell'ordine e ritmo corretti.
Legends ha saputo recuperare questa bella particolarità del passato, giocando molto coi suoni ambientali, accompagnando cambi di scena con ritmo e volume, dettando passo a passo il ritmo dell’azione con la musica, costruendo una colonna sonora di carattere e ben sfruttata.
Ma l’idea veramente degna di nota sono i quadri dedicati alle canzoni non originali, che ci fanno scattare senza sosta, perfettamente sincronizzati a ritornelli iconici. Un video vale più di mille parole:

Pronti, partenza, via!

Una delle cose più divertenti in Origins erano i livelli in cui, correndo dall’inizio alla fine, bisognava inseguire un forziere in fuga. La loro diretta evoluzione sono i quadri musicali citati poco sopra, che affinano l’idea e aumentano drasticamente la qualità della resa finale.
Ma Legends non si è fermato lì: riconoscendone il valore, ci ha investito sopra molto di più, aggiungendo ai mondi di gioco inseguimenti del cattivo di turno e soprattutto prove a tempo — non un banale cronometro su percorsi già visti, ma spaccati pensati ad hoc per stimolare velocità e riflessi in flusso continuo.
Ed è qui che mi sono definitivamente innamorato. Sono le sessioni più appassionanti del titolo, calibrate con precisione per impegnare, ma in maniera non proibitiva, senza frustrare. Tutte le conoscenze acquisite sugli ostacoli e sulle meccaniche dei livelli standard convergono con frenesia e dinamicità, in una folle e magnifica corsa di soli quaranta secondi, ideale per non far pesare qualche fallimento.
Si tratta di sfide opzionali, ma consiglio caldamente di cimentarvi in ognuna di loro. Non potrete godere della vera essenza di questo titolo altrimenti.

Rayman-Legends-fuga

Tutti questi aspetti puntano nella stessa direzione, il filo conduttore identificato al primo punto, ossia favorire fluidità, velocità, improvvisazione nel giocato.
E questa trovo sia la chiave di successo per migliorarsi, o dei processi di design in generale: individuare i propri punti di forza, avere un obiettivo ben saldo in testa, e investire il più possibile per raggiungerlo, coinvolgendo tutti i sistemi di gioco in modo che contribuiscano in modo organico a questa filosofia, eliminando al contempo il superfluo.

Legends ha anche altri meriti non strettamente legati a questo discorso, come temi e meccaniche ben più interessanti di Origins (il quarto mondo ad esempio, tutto basato su luci e ombre nei modi più disparati, è davvero lodevole). Però penso che, senza quel lavoro di affinamento e coesione della sua caratteristica principe, non avrebbe minimamente brillato in modo altrettanto intenso.
Rayman Legends è un buon platform, anche se non incredibile quando sviscerato nel dettaglio e messo a confronto coi pesi massimi del genere. Tuttavia, ha così chiaro in mente quali siano le sue doti migliori, ed è così efficace nel valorizzarle, da superare i suoi limiti e risultare dannatamente divertente e appassionante. Come mi ha detto un amico, “è un gioco dal ritmo perfetto”.

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Mattia “Harlequin” Mangano
Frequenza Critica

Appassionato di sistemi, trova ristoro in esplorazione, funghi e polenta.