Slay The Spire provoca dipendenza, assumere con cautela

Il fascino perverso delle carte secondo gli spacciatori di MegaCrit.

Daniele “Alteridan” Dolce
Frequenza Critica
5 min readDec 12, 2019

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La guglia di slay the spire osservata dall’ironclad e dalla silent

Odio Slay The Spire. Ecco, l’ho detto. Trovo il suo essere eccessivamente legato al caso un elemento fin troppo penalizzante e snervante. Eppure ci gioco continuamente da più di due mesi, forse tre. Non riesco a staccarmici. Non posso farne a meno. Ormai sono praticamente un tossico: non riesco a fare a meno della mia partitina quotidiana, non posso evitare di giocare, di tentare di sfuggire alle insidie della Guglia di MegaCrit. Sono in trappola, come uno di quei tre personaggi imprigionati in questa segreta torreggiante, rinchiuso in un circolo vizioso fatto di tanti, troppi fallimenti e pochissime fughe. Un ciclo di vita, morte e rinascita alimentato da carte come sostanze stupefacenti, eroina virtuale per assuefazione reale.

Ma facciamo un passo indietro. Cos’è Slay The Spire? L’opera sviluppata da questo piccolo studio indipendente statunitense è in linea di massima un dungeon crawler in cui ogni partita può durare dai dieci ai quaranta minuti, a seconda delle abilità del giocatore, ma soprattutto dall’algoritmo di generazione procedurale di livelli, ricompense e mostri. Tuttavia la particolarità di Slay The Spire risiede nel suo sistema di combattimento a turni incentrato sull’utilizzo di un mazzo di carte, ognuna delle quali rappresenta l’equivalente di attacchi, abilità e poteri a disposizione del proprio avatar virtuale.

L’Ironclad di Slay the Spire affronta mostri d’élite
Niente magia o sotterfugi per l’Ironclad, solo pura e semplice forza bruta.

Scalando la Guglia alla ricerca di una via di uscita, piano dopo piano, abbiamo modo di aggiungere sempre più carte al mazzo iniziale, in modo tale da avere maggiori chance di sopravvivere ai combattimenti via via più impegnativi che separano il nostro eroe dalla vittoria. Durante gli scontri con i nemici, queste carte vanno giocate pagando il loro costo di energia e attivandone gli effetti. Ovviamente l’energia massima a disposizione durante ogni turno è limitata e per giunta le carte più potenti di solito hanno anche un costo di energia più alto, dunque qui entra in gioco un minimo di strategia e di gestione delle risorse: giocare più carte in un determinato turno per sferrare attacchi di base e attivare qualche abilità elementare, oppure giocarne di meno ma più potenti? In linea di massima dipende sempre dal nemico che ci si trova a fronteggiare e dalle reliquie a propria disposizione.

Già, le reliquie: potenti manufatti che non fanno parte del mazzo di carte, ma rappresentano piuttosto dei bonus (o malus) permanenti ottenuti come ricompensa sconfiggendo nemici d’élite e boss di fine livello, oppure raccolti in giro aprendo gli scrigni e completando gli eventi casuali disseminati tra i livelli della Guglia. Alcuni artefatti possono fornire immediatamente dei potenziamenti permanenti a forza e destrezza, che incidono rispettivamente sulle capacità offensive e difensive del personaggio di turno, mentre altri si attivano in combattimento solo dopo aver giocato una determinata sequenza di carte. Altri ancora proteggono dalle maledizioni, aumentano la capacità massima di energia, infliggono status negativi ai nemici, e via discorrendo.

Schermata del punteggio di Slay the Spire
Abituatevi a questa schermata perché la vedrete spesso.

Le reliquie sono davvero tante e, come potrete immaginare, non solo sono anch’esse legati alla generazione procedurale dei livelli, ma a volte non è possibile evitare di acquisirne una. Ciò significa che nel peggiore dei casi l’algoritmo potrebbe attribuirvi una serie di reliquie che complicano — e non poco — la scalata. Non succede spesso, ma quando accade vorrete avere un calendario sottomano. Nella maggior parte dei casi, invece, bisogna semplicemente (si fa per dire) adattarsi alla situazione facendo buon viso a cattivo gioco. Va detto che man mano che si gioca si impara ad anticipare quello che può accadere, si comincia a prendere dimestichezza con le strategie da mettere in atto con ognuno dei tre personaggi cercando di sfruttare al meglio i loro punti di forza e provare così a limitare i danni nelle situazioni apparentemente più disperate.

Il lavoro svolto dagli sviluppatori per caratterizzare il trio di eroi è davvero encomiabile. Ognuno di essi predilige uno stile di gioco completamente differente. Pensate all’Ironclad, il personaggio equiparabile al classico guerriero: forte sia in attacco che in difesa, ma con uno stile tutto sommato tradizionale che fa uso di mosse relativamente semplici. La Silent, di contro, è un’eroina agile che ama avvelenare le sue prede, infliggendo pochi danni ma applicando debuff vari ai nemici per amplificare le chance di successo. Chiude il cerchio il Defect, un robottino che riveste il ruolo di mago del gruppo, in grado di evocare globi elementali che danneggiano gli avversari, proteggono il nostro eroe, oppure forniscono energia aggiuntiva con la quale giocare le carte più potenti. Ognuno è chiaramente dotato di un set di carte che ne rispecchia ed esalta le qualità, con la possibilità di imbattersi in reliquie univoche tanto rare quanto potenti.

La Silent sfida lo Spettragono di Slay the Spire
Lo Spettragono è uno dei boss della prima area della Guglia, piuttosto debole anche nella modalità Ascensione.

Dopo averci preso la mano è facile raggiungere l’uscita della Guglia, perlomeno la prima volta, dopodiché inizia la sfida vera e propria. La difficoltà aumenta esponenzialmente dopo ogni successo, accedendo così ai livelli Ascensione che introducono malus permanenti e cumulativi lungo ogni playthrough. Per quanto mi riguarda, nonostante gli innumerevoli tentativi, non riesco mai ad andare oltre il quinto livello Ascensione (su un totale di ben venti), ma ultimamente ho scoperto il fascino delle sfide giornaliere e delle partite con variabili casuali aggiuntive quali la presenza di più mostri d’élite, più carte maledette, reliquie addizionali e così via. In questo modo riesco a limitare il senso di frustrazione derivante dai continui fallimenti nella modalità Ascensione.

Detto questo, ritengo che Slay The Spire sia comunque un ottimo gioco, sebbene mi rendo conto che l’introduzione di questo articolo possa trarre in inganno. È un titolo che provoca dipendenza grazie alla sua formula ludica semplice ed immediata, grazie anche al fatto che ogni partita raramente supera una durata di mezzora, rendendolo perfetto per i momenti morti tra una cosa e l’altra della vita quotidiana. C’è chi si fuma una sigaretta o fa una pausa caffè, io ho imparato a impugnare i pugnali della mia amata Silent per fare a fette qualche melma e avvelenare a morte un po’ di cultisti. E diamine, ormai la partitina giornaliera è diventata imprescindibile.

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Daniele “Alteridan” Dolce
Frequenza Critica

Mi piace scrivere di ciò che mi passa per la testa. Prevalentemente di videogiochi, film e serie TV.