Star Wars Jedi: Fallen Order e l’Inquisizione che non t’aspetti

A quanto pare, gli Jedi possono morire anche più di due volte.

Marco "Brom" Bortoluzzi
Frequenza Critica
7 min readNov 22, 2019

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Fallen Order concept art

Prima di iniziare la mia recensione di Star Wars Jedi: Fallen Order, vorrei invitare i lettori ad andare a riguardarsi le modalità con cui fu annunciato all’E3 2018, e a dirmi chi onestamente in quel momento avrebbe avuto il coraggio di sentirsi ottimista in proposito. Non che alla Respawn avessero dimostrato di essere sviluppatori poco competenti: il loro recente Titanfall 2, nonostante il poco successo di pubblico, combinava una solida componente multiplayer con una delle campagne singleplayer di un FPS più convincenti degli ultimi anni, in particolare dal punto di vista narrativo. Ma l’impressione di trovarsi di fronte a un altro Star Wars 1313 era difficile da ignorare; quanti E3 sarebbero passati sentendosi dire che sì, il gioco era ancora in lavorazione, ma non ancora pronto, prima di un giorno leggere senza tante cerimonie che il progetto era stato cancellato?

E invece, a dispetto dei pessimismi, dopo un anno e qualche mese da quell’annuncio alla carlona, Star Wars Jedi: Fallen Order è qui. Come suggerisce il titolo, il gioco è ambientato nel periodo successivo alla caduta dell’Ordine Jedi: la galassia è caduta sotto il controllo dell’Impero, Obi Wan e il Maestro Yoda sono fuggiti in esilio e tutti coloro che dimostrano una certa sensibilità alla Forza sono preda ambita per l’Inquisizione imperiale. Fra di loro, come scopriremo ben presto, c’è anche Cal Kestis, il giovane protagonista di Fallen Order, che dopo una rocambolesca fuga da orde di soldati in armatura bianca e l’incontro con insperati alleati, si dedicherà a una missione a dir poco ambiziosa: cercare di ripristinare l’Ordine Jedi.

Fallen Order assaltatori imperiali
“Non sono uno Jedi. Solo un tizio con una spada laser e qualche domanda.”

Se pensiamo a un gioco action in cui il protagonista è uno Jedi, i primi termini di paragone che saltano alla mente sono The Force Unleashed e, andando un po’ più indietro con gli anni, i giochi della serie Jedi Knight. Ma in realtà a livello di struttura Fallen Order si differenzia da questi titoli, prendendo piuttosto come ispirazione il genere dei metroidvania — rivisitare aree già esplorate è incentivato, e girovagando sbloccheremo molte scorciatoie — e, in particolare, l’ultimo gioco di From Software, Sekiro: Shadows Die Twice. In questo senso l’ispirazione è molto evidente: i nemici dotati di armi corpo a corpo hanno tutti la loro barra della postura, viene sottolineata l’importanza delle parate al momento giusto per svuotarla, e ovviamente ci sono i circoli di meditazione che agiscono da checkpoint per ripristinare i nostri oggetti curativi, al prezzo di far respawnare tutti i nemici.

Se non c’è niente di male nel prendere ispirazione da un gioco in cui il combattimento è di prim’ordine, va però detto che Fallen Order non riesce a portarlo a compimento altrettanto bene. Infatti, anche se sono piacevoli da vedere e non mancano di pregi, gli scontri di Fallen Order mancano di quella pulizia e consistenza che tanto caratterizzano Sekiro. Un esempio: parando al momento giusto il primo attacco di una serie di colpi, a volte il nemico in questione interromperà lì la sua offensiva, permettendoci di contrattaccare; altre volte, invece, lo stesso nemico continuerà imperterrito con il suo assalto, e tentare di contrattaccare risulterà in una sonora badilata nei denti. Il combattimento soffre particolarmente quando ci si trova ad affrontare la fauna locale, che tende a seguire le regole ancora meno degli avversari umani: i loro attacchi sono meno prevedibili, il loro atteggiamento generalmente più aggressivo e, specialmente alla difficoltà più alta dove la finestra per una parata perfetta è molto stretta, ogni errore contro di loro si paga a caro prezzo.

Fallen Order alberone gigante che però non è assolutamente Yggdrasill
“Vai in cima all’albero, Cal. È come andare a prendere il latte blu, Cal.”

I difetti del combattimento finiscono per riflettersi anche sui boss, che in linea di massima non sono molto interessanti. C’è qualche eccezione, costituita dai vari avversari armati di spada laser che incontreremo nel corso della nostra avventura: ma anche qui Fallen Order non raggiunge mai — e chiedo scusa se lo nomino per l’ennesima volta, ma è davvero un paragone da cui non si può scappare — i livelli di Sekiro. La barra della postura in questi casi mostra anzi tutta la sua debolezza, dato che riuscire a svuotarla permette al più di tirare un paio di colpi al nostro avversario, e ne serviranno molti più di due o tre per sconfiggerli. Di conseguenza, non c’è neanche lo stesso senso di soddisfazione quando si riesce ad inanellare una serie di parate perfette, che anzi è un’opzione molto più rischiosa rispetto ad aspettare che il nostro avversario si scopra o a usare i poteri della Forza per indebolire la sua postura.

Già, i poteri della Forza, perché nessun gioco con uno Jedi come protagonista sarebbe completo senza di essi. Il repertorio è abbastanza limitato, dato che mano a mano che esploriamo i vari mondi di gioco Cal (re)imparerà a usare rallentamento, spinta e presa della Forza, più varie abilità di combattimento da sbloccare usando i punti esperienza; ma non per questo manca di efficacia né di godibilità. La spinta della Forza in particolare si rivela davvero utile, sia come modo di tenere sotto controllo i nemici sia, vista l’abbondanza di precipizi, per liberarsene rapidamente. Tanto più che una volta potenziato funziona anche contro i nemici più grandi.

Fallen Order AT-AT esplosione
È quello che ti meriti per avere scelto una forma così stupida, maledetto AT-AT.

L’esplorazione e la struttura dei mondi sono sicuramente uno degli aspetti meglio riusciti del titolo Respawn; merito anche del sistema di platforming che, anche se non particolarmente complesso, è comunque divertente: diciamoci la verità, correre sui muri è una meccanica che fa fatica ad annoiare. Ma anche qui non manca qualche sbavatura: in linea teorica visitare nuovamente mondi già visti per raggiungere aree prima a noi precluse dovrebbe garantire una qualche ricompensa, ma in realtà spesso questa sarà un oggetto cosmetico o poche risicate informazioni su personaggi secondari e su eventi del mondo in cui ci troviamo. Non che manchino oggetti o potenziamenti utili sparsi al di fuori del sentiero battuto, sia chiaro; ma allo stesso tempo avrebbe fatto piacere trovare meno colorazioni metallizzate per l’elsa della spada e più oggetti con un vero perché; così com’è, l’esplorazione è incentivata più dalla speranza di trovare qualcosa di interessante e dalla voglia di completamento più che dall’effettiva presenza di qualcosa di succoso.

E quindi, rimasti delusi dopo aver aperto l’ennesima cassa contenente un colore per il poncho che non useremo mai, non resta che rimettersi sui binari della trama. Anche in questo caso ci sono alti e bassi: alcuni dialoghi sono un po’ debolucci e l’esposizione in certi casi diventa più assillante che interessante. Ma quando la storia funziona bene, funziona bene davvero: non mancano gli ottimi momenti, sia dal punto di vista della crescita dei personaggi che per quanto riguarda messa in scena ed esecuzione. In particolare, l’ultimo terzo del gioco mantiene un’alta qualità dal punto di vista narrativo, e un particolare segmento poco prima della fine del gioco è eseguito in maniera a dir poco fenomenale. Quando ci arriverete, capirete subito che mi sto riferendo a quello. E la cosa che rende tutta la storia più soddisfacente è sapere che è parte integrante del canon, il che le permette di fare uso di personaggi già visti in altro materiale come Saw Gerrera o la Nona Sorella.

Fallen Order BD-1 Cal best buddies
E comunque, come ti fa affezionare ai robot la Respawn non lo fa nessuno.

Per chiudere, una nota sul comparto tecnico e visivo. Fallen Order è molto piacevole da vedere; certo, magari avrebbe potuto giovare mettere un freno al motion blur, che in questo gioco è usato con una liberalità che pochi altri si sentono di imitare. Per quanto riguarda gli sfondi, alcuni di essi dal punto di vista visivo hanno ben pochi eguali e non sfigurerebbero per niente in uno dei film principali. Buone le animazioni, con qualche calo: in particolar modo una specifica scena in un flashback fa quasi ridere a livello di coreografia. I modelli dei personaggi principali — per cui è evidente l’uso di attori veri — sono molto ben fatti, ma così non è per alcuni dei secondari: i Wookie, in particolare, sembrano fatti col pongo. Fortunatamente il loro tempo a schermo è limitato. A livello prestazionale, con una GTX 1070, un Ryzen 3600 e 16 GB di ram a 3200 Mhz ho tenuto una media stabile di 70–80 fps a 1080p, con qualche calo occasionale, ma mai al di sotto dei 55–60 fps.

La quantità di difetti da me elencati durante questa recensione potrebbe dare un’impressione errata: in realtà Fallen Order a me è piaciuto non poco, e onestamente io stesso mi sono stupito di quanto, nonostante continuassi a trovarci cose che non andavano, proseguire non mi pesava neanche un po’. Il combattimento non sarà pulito e preciso, ma è divertente. L’esplorazione spesso offre ricompense poco allettanti, ma quella sensazione di “chissà cosa c’è là” è sempre presente. La storia avrà alti e bassi, ma è comunque un’ottima storia. Insomma: dopo Titanfall 2, Vince Zampella e soci hanno dimostrato nuovamente che con il singleplayer ci sanno fare. Speriamo che gli sia data l’opportunità di continuare a farli, e che nel futuro stiano più attenti a limare tutte queste imperfezioni.

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