Suzerain: provata la demo

Un’oretta con la spada di Damocle.

Ioannis Largo
Frequenza Critica
6 min readApr 29, 2020

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Il ventiquattro aprile scorso su Steam è partito il LudoNarraCon 2020, ossia un festival di quattro giorni dedicato ai narrative games con interviste agli sviluppatori, articoli a tema, sconti su una cinquantina di titoli e soprattutto la possibilità fino al primo maggio di scaricare le demo di circa un ventina di titoli che saranno pubblicati tra la prossima estate e la fine dell’anno.

Dama tentando di evocare la mia personalità seria ed erudita — la quale beve whisky vecchio di trenta anni e discute delle ottime opportunità per la redazione di investire nel mercato asiatico — mi ha indicato una di queste venti demo: Suzerain, primo titolo della Torpor Games.

Non so se Dama sia riuscito a risvegliare il mio io erudito e soprattutto ad addormentare quello estrovertito, ma per ora esprimerò i miei sentimenti profondi provati durante questa oretta di demo sorseggiando questo raffinato bourbon annata 1923.

SUZERAIN: Che si trova nella posizione di suzeraineté: signore suzerain, nel diritto feudale; stato suzerain (contrapposto a stato vassallo), nel diritto pubblico e internazionale moderno. [aggettivo francese formato con la sovrapposizione dell’avverbio suz/sus “su, sopra” a souverain “sovrano”.(Rielaborazione della voce del Vocabolario Treccani]

Videogiochi narrativi, videogiochi originali e videogiochi arcaici

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Iniziando una nuova partita saremo accolti dagli sviluppatori della Torpor Games con questa sentenza.

Miei cari lettori, prima di iniziare è necessario un piccolo chiarimento: se uno di voi mi domandasse la definizione di narrative games, non saprei proprio come rispondere. Al massimo borbotterei giudicando narrative games come una finta categoria, anzi come una buzzword per indicare tutti quegli indie che propongono qualche nuova o curiosa meccanica ludico-narrativa o rispolverano vecchi generi scomparsi da decenni. Per quanto riguarda Suzerain, gli sviluppatori della Torpor Games hanno riproposto un genere scomparso da circa una quindicina di anni: il simulatore di governo - government simulation.

Durante la prima metà degli anni novanta furono pubblicati dei titoli dove si prendeva il comando di uno stato: gli Stati Uniti in Shadow President, Israele in Conflict: Middle East Political Simulator, la morente Unione Sovietica in Crisis in the Kremlin, o una generica e stereotipata repubblica sudamericana in Hidden Agenda. Titoli complessi e caratterizzati dal grande numero di scelte concesse al giocatore nella gestione della vita dello stato: formazione del governo, politica commerciale, politica interna e soprattutto politica estera. Titoli piuttosto difficili: ricordo personalmente che era impossibile “vincere” in Conflict: Middle East Political Simulator — e per “vincere” intendo evitare di trasformare il Medio Oriente in un deserto radioattivo — ,oppure evitare la dissoluzione dell’Unione Sovietica in Crisis in the Kremlin. Questo genere scomparve lentamente verso la fine degli anni novanta per i progressi in campo hardware e software, poco applicabili o addirittura inutili per potenziare le particolari meccaniche di questo genere, e per la consacrazione dei videogiochi come medium destinato alle masse giovanili, i quali crescevano a suon di Mario 64, Quake 3 e di GTA 3, giovani ancora in fasce ai tempi di Gorbacev, Bush senior e Noriega. CyberJudas del 98 fu il canto del cigno di tale genere. Nel decennio successivo arrivarono titoli di nicchia come i Superpower e i Democrary, il fallimento di un progetto ambizioso come Republic: The Revolution, il tentativo di proporre un titolo semplice e accessibile a tutti come The Political Machine. Alcuni sostengono che il govermnent simulation, come altri generi del passato, non sia scomparso, ma sia semplicemente evoluto in qualcos’altro creando nuove meccaniche per adattarsi alle aspettative di un pubblico diverso; Crusader Kings, Europa Universalis, Victoria, ma anche un Tropico hanno continuato seppur diversamente la tradizione di un Shadow President.

Ritornando a Suzerain, gli sviluppatori della Torpor Games hanno riproposto questo genere, ma l’hanno rinnovato approfondendone l’aspetto narrativo. Il governament simulator ha incontrato le avventure testuali con qualche pizzichino di gioco di ruolo e di life simulation.

Long Live the Que… No, the President!

In Suzerain interpreteremo Anton Rayne, il nuovo presidente del Sordland, paese fittizio in un universo fittizio tanto simile al nostro. Immersi nei pieni anni sessanta di tal universo fittizio, in piena guerra fredda tra l’Arcasia (modellati sugli USA) e la repubblica di Contana (modellata sull’URSS), guideremo il Sordland, uno stato paragonabile alle repubbliche baltiche nel primo dopoguerra, alla Jugoslavia di Tito o alla Romania di Ceausescu. Il Sordland deve affrontare una profonda recessione segnata dal difficile passaggio da un’economia pianificata al libero mercato; il formarsi di gruppi monopolistici che controllano i media e importanti porzioni dell’ex apparato industriale statale; la gestione di un’assemblea parlamentare instabile e di un partito (United Sordland Party) spaccato in diverse fazioni; il radicalizzarsi di alcune frange politiche, che siano gruppi marxisti, nazionalisti o neofascisti influenzati dalle potenze straniere; e addirittura anche una guerra interna tra due famiglie mafiose.

Il gioco inizia con delle schermate testuali che ripercorrono la storia degli ultimi cinquanta anni del Sordland e soprattutto della vita del nostro futuro presidente Rayne. Il giocatore potrà plasmare la vita di Rayne rispondendo a diverse domande a risposta multipla dedicate alla famiglia di origine, alla facoltà universitaria scelta, al comportamento tenuto durante alcuni eventi storici, alla nostra carriera nel partito; ma anche alla vita privata come il rapporto con nostra moglie, i nostri figli e il nostro migliore amico, il quale sarà anche il nostro vice presidente. Durante questa fase avremo l’unica traccia strumentale della colonna sonora, minima ma apprezzabile.

Suzerain-schermate-iniziali

Dopo aver risposto a queste domande saremo proiettati dinnanzi a una mappa della nostra nazione, dove potremo immediatamente e intuitivamente individuare le principali città e le nazioni confinanti. In basso alla sinistra piccola schermata con il faccione del nostro presidente e alcuni pulsanti per aprire schermate dedicate al nostro governo, alle principali fazioni e ai rapporti tra di loro (quest’ultima utilissima e curatissima). In alto a destra schermata dove possiamo leggere le varie veline della stampa, ma soprattutto ricordare le scelte da noi fatte. Cliccando su una qualsiasi città o sui simboli delle potenze straniere compariranno dei semplici titoli di giornale che descrivono in poche righe diversi eventi, oppure avremo la possibilità d’incontrare i vari membri del nostro governo, del nostro staff, i nostri familiari o semplicemente i tanti alti papaveri del Sordland. In quest’ultimo caso comparirà una schermata dove si terrà un fittizio dialogo e saranno proposte diverse scelte; alcuni elementi del dialogo, principalmente luoghi e nomi di persona, sono evidenziati e permettono di aprire una schermata sulla destra che dà spiegazioni su di essi. Dopo aver concluso tutte gli eventi possibili il turno si conclude e dovrebbero passare quattro mesi.

La demo è piccina e purtroppo non vedremo le conseguenze immediate delle nostre azioni; quindi il mio timore è che avremo le fantomatiche duecentomila parole e migliaia di scelte ma pochissime conseguenze. Un qualcosa di tollerabile per un’avventura alla Telltale, meno tollerabile per un government simulator che promette e mostra un’ambientazione abbastanza approfondita.

Schermata di gioco Suzerain

Per ora le scelte fatte nella prima fase, ossia quella dove “scriviamo” la vita di Rayne, sembrano non avere conseguenze palpabili. Chissà se nel gioco completo vederemo le conseguenze di essere nati in una famiglia contadina o di aver dedicato del tempo alla nostra famiglia; chissà se davvero dovremo fare salti machiavellici per avere i voti nella Corte Suprema o in Parlamento così da far passare le nostre riforme costituzionali; o se assisteremmo alle conseguenze di aver quel magnate dei media come nemico o quell’industriale filo-americano (anzi filo-Arcasia) come amico.

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Diapositiva animata di muà alla conclusione della demo.

La demo dura un’oretta e come anticipato mostra pochissimo. Se Suzerain sarà venduto a dieci, esagerando venti euro, è un titolo che prenderò assolutamente, perché sembra essere unico ed integrante. Ovviamente c’è il rischio che i miei timori si avverino; un prezzo pieno o addirittura da tripla A mi spingerebbe a lasciare il titolo sugli scaffali digitali aspettando un sicuro calo di prezzo o esagerando una possibile comparsa in qualche bundle.

Miei cari lettori avete pochi giorni per provare la demo, solo provandola potrete fare la vostra puntata!

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