The Medium: nell’aldilà nessuno può sentirti urlare

...ma anche solo dalla Polonia.

Stefano Lucchi
Frequenza Critica
4 min readSep 20, 2021

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The Medium è un gioco uscito originariamente nel dicembre scorso nel solo formato digital nelle sole versioni Xbox Serie X/S e PC che recentemente ha visto finire il suo periodo di esclusività temporale e uscire anche in formato PS5 e in formato retail per entrambe le console, motivo per cui il sottoscritto ha deciso che era venuto il momento di recuperarlo e vedere che tipo di prodotto avessimo di fronte.

Siamo nella Polonia post-comunista di fine anni ’90. Il gioco si apre con la perdita da parte della protagonista di nome Maryanne del padre adottivo; questa, aveva perso la famiglia in tenera età e dopo un periodo in orfanotrofio era stata adottata da un signore di nome Jack che gestiva un’impresa di pompe funebri. La caratteristica distintiva di Maryanne è quella di avere dei poteri da medium e di essere in grado di “accompagnare” le anime tormentate all’aldilà, motivo per cui Jack fu inevitabilmente il primo che vide questa caratteristica come un dono piuttosto come qualcosa di cui aver paura.

The Medium e la sua telecamera fissa
Un grande classico non richiesto dei giochi horror: le telecamere fisse.

Mentre la protagonista sta dando l’estremo saluto all’unica persona a lei cara, riceve una telefonata da una persona di nome Thomas che chiede con una certa urgenza il suo aiuto e cerca di convincerla dicendo che non solo la conosce ma anche che sa qual è il suo potere — è il motivo per cui ha bisogno di lei — e quale sia la sua origine, e afferma che tutti i problemi sono cominciati con una bambina morta. Maryanne, tentata dalle precedenti informazioni e tormentata da un sogno ricorrente di una bambina che viene uccisa, decide di provare ad affrontare la questione e fare come questa persona gli aveva chiesto, ovvero recarsi nel luogo da lui indicato che sarebbe risultato essere l’hotel Niwa, un resort ora abbandonato in seguito a una strage avvenuta proprio fra le sue mura; qui Maryanne si ritroverà ad affrontare sia le ostilità del luogo che i fantasmi del suo passato.

The Medium è un gioco in terza persona dalle tinte horror e non sto usando la parola “survival” appositamente perché in questo gioco non si spara: il titolo è interamente basato sull’esplorazione e la risoluzione di enigmi ambientali piuttosto che sull’affrontare entità malevoli; questo di fatto è il punto cardine del gioco: le presenze ostili ci sono ma sono poche e… poco ostili, proprio per dettare un tipo diverso di approccio e di fatto il villain principale lo si incontra solo occasionalmente e solo per sezioni piuttosto brevi. The Medium punta anche molto sull’atmosfera, riducendo al minimo i classici jump scare (ce ne sono giusto uno o due) e puntando principalmente sull’ambiente malsano, valorizzato dalla direzione artistica ispirata a Zdzisław Beksiński, e sui toni drammatici della storia. Questa, va detto, ci mette un po’ a ingranare — nella prima metà di gioco vengono forniti gli elementi su cui poi nella seconda metà verranno tirate le fila — ma risulta sufficientemente interessante da coinvolgere il giocatore fino al finale, che chiude gli eventi ma lascia comunque una finestra aperta per eventuali sviluppi — in particolare con una scena post-crediti.

La protagonista di The Medium impegnata in una sezione stealth
Un grande classico non richiesto dei giochi in terza persona: sequenze pseudo-stealth.

Il gioco era stato originariamente pensato intorno al 2012, verso la fine del ciclo vitale di Xbox 360 e PS3 ma l’idea venne accantonata perché generare il gioco due volte a schermo contemporaneamente sarebbe stato troppo oneroso per le macchine dell’epoca; l’idea venne poi ripresa giusto in tempo per l’annuncio dell’attuale generazione di console, motivo per cui lo sviluppo del gioco è stato “tarato” per queste macchine e il risultato diventa immediatamente visibile, soprattutto a livello di meccaniche: The Medium non si limita a far passare il controllo del giocatore dal mondo reale alla dimensione parallela (cosa che comunque avviene) ma per una buona parte della campagna fa giocare il giocatore in modalità split-screen con entrambe le dimensioni visualizzate a schermo contemporaneamente e diventa centrale per l’esperienza del giocatore passare da una dimensione all’altra per proseguire.

L’idea dello split-screen è talmente centrale che il gioco la mantiene persino durante le cut-scene, tanto per rafforzare la dissonanza tra il mondo reale e quello dell’aldilà e sottolineare come la protagonista sia indelebilmente coesistente in entrambe le dimensioni. Purtroppo il level design risulta in verità abbastanza lineare, motivo per cui l’esplorazione precedentemente citata è in verità ridotta abbastanza all’osso ma l’esperienza di gioco non si protrae tanto a lungo da stancare, personalmente ho concluso il gioco in una decina di ore e l’ho trovata una durata adatta.

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Il famigerato split-screen in azione; ammetto che il mio screenshot non gli rende giustizia, ma quello delle fotine è Alteridan.

Andando a tirar le somme del gioco potrebbe sembrare che l’esperienza di The Medium sia un po’ modesta ma il gioco riesce comunque a essere qualcosa di più della semplice somma delle sue singole parti, soprattutto tenendo conto che il team di sviluppo — Bloober Team, quelli di Layers of Fear e Observer — non è un grosso studio e con i mezzi che avevano a disposizione sono comunque riusciti a mettere in piedi un progetto di dimensioni maggiori rispetto a quanto fatto in passato, con risultati convincenti.

Magari potrebbe non soddisfare tutti i palati ma personalmente spero di averne ancora in futuro.

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