Videogiochi da ascoltare — Tutte le menzogne di Nathan Drake

Un viaggio musicale alla scoperta del pilastro su cui si basa la narrazione di Uncharted 4.

Daniele “Alteridan” Dolce
Frequenza Critica
6 min readNov 7, 2019

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Nathan Drake confronta Elena Fisher nella giungla di Uncharted 4

Avviso ai lettori: questo articolo contiene spoiler sulla trama di Uncharted 4: Fine di un Ladro.

L’idea di dar vita a una rubrica sulle colonne sonore dei videogiochi mi frulla in testa ormai da molto tempo, ma il rischio di scrivere articoli in cui mi sarei limitato a elencare le mie tracce preferite è sempre stato molto alto, per questo ho aspettato a lungo prima di iniziare a buttare giù queste righe. Alla ricerca di un’idea che potesse permettermi di parlare del mio argomento preferito senza scadere nei soliti cliché ho provato ad approcciare la questione da un altro punto di vista, quello della musica come strumento fortemente interconnesso ad altri aspetti di un’opera, per esempio il gameplay o la narrazione. Con la lampadina finalmente accesa e con la realizzazione di avere a disposizione tantissimi spunti di discussione, ecco nascere questa nuova rubrica. “Videogiochi da ascoltare” si prefigge lo scopo di esplorare il videoludo approfondendo la questione musicale, offrendovi così una chiave di lettura si spera inedita nei confronti di titoli più o meno famosi.

Detto questo, il nostro viaggio all’interno delle colonne sonore dei videogiochi fa tappa nel mondo di Uncharted 4: Fine di un Ladro, ultimo episodio della celebre saga del cacciatore di tesori Nathan Drake nata su PlayStation 3 e proseguita su PlayStation 4. Per questo gioco, Naughty Dog e Sony hanno deciso di accantonare Greg Edmonson, storico compositore delle prime tre incarnazioni della serie, e chiamare al suo posto Henry Jackman. Una scelta forse azzardata ma che, col senno di poi, si è rivelata azzeccatissima.

Jackman è un compositore britannico che ha prestato il suo lavoro soprattutto nella scrittura delle colonne sonore di film d’azione: a tal proposito, sue sono le soundtrack di Captain America: The Winter Soldier e del sequel Civil War, oltre che dei due Kingsman, Kick-Ass e Jack Reacher, giusto per citare i film più famosi. Il suo è uno stile immediatamente riconoscibile che risalta in misura maggiore nelle sequenze più adrenaliniche, dove la velocità della composizione fa perfettamente da sfondo all’azione dei personaggi sullo schermo, esaltandone le gesta eroiche. Da questo versante, la scelta di puntare su Henry Jackman appare dunque piuttosto sensata, anche perché la saga di Uncharted ha sempre fatto dell’azione uno dei suoi punti di forza, tra sequenze scriptate e sparatorie vissute sul filo del rasoio. Le tracce composte da Jackman rendono senz’altro giustizia alla tradizione della saga, accompagnando l’azione con dei pezzi a dir poco fenomenali. Un esempio su tutti: “The Twelve Towers”.

Questa traccia ha tutto: c’è il piacere dell’avventura, una sensazione di tensione che monta costantemente fino all’esplosione che coincide con l’avvio del combattimento vero e proprio, gli ottoni che danno a tutto il tema quel soundscape piratesco che si amalgama alla perfezione con le tematiche del videogioco. Con questo pezzo Henry Jackman cattura l’essenza stessa di Uncharted 4, eppure è nei momenti più rilassati — grazie a sole quattro note — che fa risplendere non solo il personaggio di Nathan Drake, ma anche la sceneggiatura scritta da Neil Druckmann e Josh Scherr.

Quattro note ripetute, Mi-Sol-La-Si, a rappresentare il filo rosso che tiene insieme l’intero comparto narrativo dell’opera targata Naughty Dog. Quattro note che stanno a significare la disonestà di Nate nei confronti di colei che nel frattempo è diventata la sua splendida moglie, Elena Fisher, le numerose menzogne che danno il via alla trama di Uncharted 4 sin dalla ricomparsa del fratello, Sam Drake. Sul versante musicale, “A Normal Life” non solo fa da sfondo all’inizio dell’avventura e all’incontro tra i due fratelli, ma anche alla prima, grande bugia che Nathan racconta a Elena: invece di dire tutto a sua moglie e spiegare che per salvare Sam avrebbe dovuto tornare a rischiare la vita alla ricerca di un tesoro nascosto chissà dove, il nostro eroe le dice di aver accettato un lavoro di recupero di un relitto lontano da casa e di dover così partire immediatamente per la Malesia.

Mi-Sol-La-Si. Quattro note che vengono ripetute anche in altre occasioni, per esempio durante le telefonate tra Nate ed Elena, e ogni volta la sequenza si fa sempre più lunga, più prominente all’interno della scena di turno, quasi a voler significare una serie di menzogne che si fanno via via più ingombranti e che rischiano, a lungo andare, di incrinare irrimediabilmente il rapporto tra i due.

Un rischio che effettivamente si palesa durante una scena importantissima nella narrazione di Uncharted 4: quella del motel, quando le bugie sono ormai diventate troppe e troppo poco credibili, tanto che nella stanza del motel ad aspettare Nathan, Sam e l’inseparabile Sully troviamo proprio Elena.

L’acceso diverbio tra Nathan ed Elena va avanti per diversi minuti durante i quali le parole menzogna e bugia vengono spesso tirate in ballo nella conversazione proprio da Elena, mettendo nero su bianco il collegamento tra quel fil rouge musicale e il tema portante dell’intera avventura. Un’avventura che sì, è vero, si basa sul riallacciare i rapporti con Sam, sulle sensazioni provocate dalla scoperta di un enorme tesoro, e su tutte quelle tematiche che abbiamo avuto modo di apprezzare nelle tre precedenti incarnazioni della saga, ma Fine di un Ladro aggiunge quell’elemento introspettivo in più. Fine di un Ladro è la storia di un uomo che ha sete di avventura, a cui brillano gli occhi non appena sente parlare di reliquie sepolte in qualche tempio perduto, antiche leggende e trappole intricatissime. È la storia di un rapporto di coppia che si deteriora passo dopo passo. Di una fiducia tra due amanti che viene gradualmente a mancare, fino a raggiungere un punto di rottura inevitabile.

E tutto questo viene sottolineato in maniera magistrale dalle composizioni di un Henry Jackman che ha la possibilità di sfoggiare non solo il suo stile inconfondibile durante le tantissime scene di azione, ma anche di sperimentare quando il ritmo cala e l’azione lascia il posto alle sequenze narrative essenziali per andare a comporre una trama in apparenza molto semplice; d’altronde stiamo pur sempre parlando di un action game decisamente tradizionale.

Tuttavia la scena del motel non è l’ultima volta in cui sentiamo quelle quattro note. Molto più avanti, nelle battute finali del gioco, Naughty Dog fa riunire Elena e Nathan e, ovviamente, il leitmotiv torna immediatamente alla ribalta, ma questa volta non più come un motivetto nascosto: le bugie sono ormai state scoperte e Nate non ha più alcuna ragione di mentire a sua moglie, per questo assistiamo a un momento di quiete introspettiva tra i due. Dopo un breve ma intensissimo chiarimento, Nate ed Elena prendono la jeep e si avventurano nella giungla, l’azione si ferma, i rumori ambientali sono ridotti al minimo quasi a voler significare la pace ritrovata, o comunque l’inizio di un percorso che porterà a un riappacificamento tra i due. Nessuno parla, ma lentamente — e inesorabilmente — il giocatore inizia a sentire di nuovo quelle quattro note: è arrivato il momento di “For Better or Worse”.

Poco meno di due minuti, ecco quanto durano questa traccia e la relativa sequenza di gioco, con molta probabilità i centoventi secondi più intensi di tutto Uncharted 4, con buona pace delle seppur ottime sessioni action. È un punto di svolta, di maturazione per Nathan Drake e per il rapporto con Elena Fisher: è in questo momento che Nate capisce davvero di poter contare su Elena, e “For Better or Worse” sta proprio a significare tutto questo. Il leitmotiv associato alla menzogna è ora diventato un tema musicale che identifica dei sentimenti positivi, di speranza e complicità, di un amore ritrovato e rinnovato. Il cerchio si chiuderà soltanto poco più tardi, quando Elena decide di tirare un terribile scherzo al protagonista e provare così a bilanciare il conto, ma da qui in poi la strada non può che essere tutta in discesa.

Henry Jackman e Naughty Dog hanno così dimostrato che un‘ottima narrazione non può prescindere da una pianificazione impeccabile del comparto sonoro, e che una buona colonna sonora non è formata soltanto da un paio di pezzi memorabili e tante tracce di contorno, bensì da un filo conduttore che unisca il tutto rendendo di conseguenza l’esperienza nel suo complesso molto più organica.

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Daniele “Alteridan” Dolce
Frequenza Critica

Mi piace scrivere di ciò che mi passa per la testa. Prevalentemente di videogiochi, film e serie TV.