Le mie non infografiche per Donna Moderna

Leonardo Romei
Garage DonnaModerna
6 min readApr 20, 2016

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Premessa: cosa faccio per Donna Moderna?
A partire da informazioni o temi individuati autonomamente oppure sulla base di informazioni fornite dalla redazione, ideo e realizzo, insieme ad un grafico, delle visualizzazioni che includono anche la stesura di testi a cura di giornalisti coordinati da Flavia Piccinni.

Infografiche?
Le tavole realizzate per Donna Moderna sono chiamate comunemente “infografiche”, ma nello stesso tempo non vogliono essere “infografiche”. In che senso? Cercherò di spiegarlo in questo articolo.

Il concetto chiave
Un’infografica, seguendo la definizione che ne dà ad esempio il New Oxford American Dictionary è un’“immagine visiva come un grafico (chart) o un diagramma usato per rappresentare informazioni o dati”; Treccani.it nella voce “Visual Journalism” ne accenna in questo modo “può per esempio essere lo schema esplicativo di un fatto di cronaca o un istogramma che rappresenti un fenomeno economico”.
In tutti e due casi si fa riferimento alla presenza di schemi e diagrammi.
Ma se vediamo l’etimologia del termine “grafico” scopriamo che viene da un verbo greco che significa nello stesso tempo scrivere, incidere, disegnare. Questo collega l’infografica a un’idea più ampia: non solo schemi, ma scrittura e disegno insieme.
Se la leggiamo in questo modo la storia dell’uomo è piena di infografiche.
È un’infografica questa tavola, elaborata a metà del 1200, che mostra la lotta del cavaliere cristiano contro vizi e sotto vizi capitali.

https://commons.wikimedia.org/

Lo è anche questa immagine che sintetizza i dettami emersi dal Concilio di Nicea.

Dal catalogo della mostra “Lucca e l’Europa. Un’idea di medioevo”

Oppure le sintesi visive del Liber Figurarum di Gioacchino da Fiore.

http://faculty.virginia.edu/

E, tornando al presente, la mappa della metropolitana di Milano o di una qualsiasi altra metro, una bolletta telefonica o la prima pagina di un quotidiano.
In questo senso allargato un’infografica è qualsiasi oggetto visivo che comunica informazioni unendo insieme testo, grafici, immagini.

La parola “Infografica”: da quando è usata?
Questo termine, “infografica”, “infographic” in inglese, non esiste da sempre, ma non è nemmeno così recente.
Google Books Ngram Viewer, il programma che consente di vedere quante volte una parola ricorre nell’insieme di libri digitalizzati da Google, mostra come il termine cominci ad essere usato da metà degli anni ’80 e da quel momento abbia avuto una crescita rapida.
Questo cosa ci dice? Che il termine è stato ritenuto efficace, ha individuato qualcosa che le altre parole non dicevano, dunque si è diffuso rapidamente.

Quanto è diffusa la parola oggi?
Una ricerca su Google del termine mostra poco meno di 90 milioni di risultati per il termine inglese e 350 mila risultati per quello italiano. Sono tanti, sono pochi? Scegliamo una pietra di paragone, ad esempio i termini “journalism” o “ideology”. Il primo termine ha 108 milioni di risultati, soli 20 milioni più di “infographic” e stiamo parlando di un concetto chiave: “giornalismo”. “Ideology” ha 42 milioni di risultati, meno della metà di “infographic”.
Dunque, se ci fidiamo di Google, possiamo dire una cosa: infografica è ormai un vocabolo ampiamente diffuso e conosciuto.

Una parola che comincia a non funzionare più
Con questa parola si è voluto indicare la possibilità delle visualizzazioni grafiche di comunicare insiemi complessi di dati e informazioni.
Ora però il termine comincia a mostrare dei difetti: da un lato serve a capirsi tra addetti ai lavori, dall’altro rischia di comunicare qualcosa di sbagliato.

Quello che mi piace del concetto di infografica
Quello che mi piace del concetto è che indica una possibilità: integrare diversi sistemi di espressione scritta — parole, immagini, grafici — in un tutt’uno coerente con l’obiettivo di comunicare quanto si vuole nel modo più efficace possibile.

Quello che non mi piace

La parola in dettaglio
Infografica contiene “info” che sta per informazioni e questo indirizza l’infografica in una direzione “quantitativa”. Ma un concetto? Non può essere oggetto di un’infografica? Certo che sì.
Un’infografica può ad esempio essere la sintesi dei temi principali affrontati un articolo, senza bisogno di dati.
La parola contiene anche “grafica” e questo porta a pensare che siano necessari dei grafici, nel senso di rappresentazioni schematiche, ma questo non è fondamentale, come abbiamo già visto prima.
Il termine identifica un certo tipo di “oggetto giornalistico”. Quello che si è portati a dire è: in questa posizione mettiamo un testo, qui un’immagine, qui un’infografica, qui un’illustrazione.
Ma l’infografica può essere appunto l’interazione tra testo, immagine, grafici, illustrazioni.

Genere espressivo
Il termine rimanda a un genere espressivo. Se fate l’esperimento di inserire “infographic” su Google Image, capirete cosa voglio dire:
stile giocoso; colori accesi; parole “sparate”; illustrazioni che “strizzano l’occhio”; necessità di stupire il fruitore.

Queste infografiche dicono prima di tutto al loro pubblico: “Ehi, sono un’infografica, c’è da divertirsi, non sono un noioso testo grigio, qui troverai strabilianti immagini e concetti!”.
Questa è una deriva da evitare. Se l’obiettivo è comunicare nel modo migliore quanto si desidera, perché seguire uno stile predefinito?
Il rischio è che chi le realizza si adegui per non deludere le aspettative dei committenti.

Scrittura sinsemica non infografica
Anche se per comprenderci con la redazione parliamo di “infografica”, quello che in effetti cerchiamo di fare è un’altra cosa. Si tratta infatti di scrittura sinsemica. Le parole sono complesse, ma il concetto è semplice: scrittura che utilizza diversi sistemi espressivi in modo integrato, intrecciandoli tra loro. “Sin”, viene dal greco e significa “con, insieme”, “semia” anch’essa proviene dal greco e rimanda al concetto di “segno” o “segnicità”. Dunque fare sinsemia significa mettere i segni insieme.

Cosa mi piacerebbe fare insieme a Donna Moderna
Ecco dunque quello che stiamo facendo a Donna Moderna, e che mi piacerebbe continuare a fare: “mettere i segni insieme” in modo libero da condizionamenti stilistici predeterminati o dall’adeguamento a un genere predefinito.

Cosa ho imparato lavorando per Donna Moderna?

  1. Scelte di rappresentazione
    Le scelte visive che fai possono avere un impatto sul primo approccio dei fruitori nei confronti della pagina.
    Questo vale per tutto, ma in particolare per la rappresentazione di figure umane.
    Un certo modo di rappresentare, ad esempio, una figura femminile stilizzata può allontanare o avvicinare le fruitrici.
    La donna deve essere rappresentata come bella o brutta, grassa o magra? È necessario individuare un equilibrio.
  2. Primo sguardo
    La pagina potrà essere fruita approfonditamente, ma anche no.
    Già al primo sguardo devono apparire i concetti chiave, il taglio, il tono complessivo.
  3. Gerarchia
    La pagina deve essere strutturate in modo da rendere esplicito il modo con cui fruirla. Sono necessari diversi livelli di importanza, gerarchie appunto.
  4. Selezione e sintassi
    È molto più importante scegliere dei concetti chiave e lavorare su quelli, piuttosto che cercare di essere esaustivi e dire tutto.
    Questo vale per un testo lineare così come per un testo sinsemico.
    Entrambi hanno una sintassi e questa sintassi deve essere esplicita. La selezione aiuta a far emergere la sintassi.
  5. Contenuto e visualizzazione
    Pensare di individuare dati, informazioni e concetti una volta per tutte per poi visualizzarli è impossibile.
    È necessaria una fortissima interazione tra individuazione dei contenuti e loro visualizzazione.
  6. Sfide
    Ma la cosa più importante che ho imparato è:
    Donna Moderna è in grado di sperimentare sui sistemi di espressione, e nello stesso tempo rivolgersi a un pubblico ampio che non è alla ricerca di “esercizi di stile” ma di notizie, punti di vista, approfondimenti.
    Questa è un’occasione unica per me e per chi vorrà condividere con me questo percorso.

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Leonardo Romei
Garage DonnaModerna

I teach Semiotics at Isia of Urbino. My first book is “Progettare la comunicazione” a text about communication design.