Quattro buoni motivi per ridisegnare un magazine femminile

Luca Pitoni
Garage DonnaModerna
4 min readApr 19, 2016

Perché ridisegnare Donna Moderna? Perché non si può fare altrimenti. Ce lo fa capire chiaramente Gillo Dorfles quando dice che «la grafica non può situarsi alla retroguardia: glielo vieta la stessa qualità autopubblicitaria del suo prodotto».

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Dobbiamo parlare la stessa lingua di chi ci legge
In una rivista, la grafica è pura essenza dello zeitgeist, neanche un secondo di lentezza sul gusto corrente le è concesso. Mai attardarsi. Dobbiamo fare il balzo in avanti che ci permetta di essere dove i lettori sono già. Nell’oggi dell’iperinformazione e dell’iperstimolazione, della connessione multimodale costante. È tutta una questione di linguaggio. Parlare la stessa lingua di chi ci legge, mai pensando che questa debba essere banale per essere inclusiva a ogni costo.
Una rivista è sempre un’operazione prima culturale e poi commerciale. In questo senso, parla con la stessa lingua del lettore, ma come ogni buon libro, ci fa vedere come quella stessa lingua possa essere ancora più bella, sorprendente e raffinata senza essere mai distante. Un buon progetto grafico fa questo. Si pone sul difficile crinale del linguaggio, sempre pensando che i lettori possano essere condotti per mano verso un territorio linguistico nuovo, senza mai la necessità di un interprete al fianco.

Una breve carrellata tra passato e contemporaneo sull’immagine delle donna nei magazine

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Stare al passo con l’evoluzione della donna
Ma oltre ad essere genericamente una rivista, Donna Moderna ha altre due etichette che la connotano: femminile e popolare.
Dire femminile non è parlare di un concetto archetipico e di tutti i suoi stereotipi, ma è stare al passo con un’evoluzione storica della donna. Come parlare oggi ad un pubblico femminile? Con caratteri svolazzanti e leziosi, con pagine sbarazzine da allegro mercatino, con il rosa confetto? No. Credo proprio che oggi “femminile” significhi parlare una lingua molto più complessa e poliedrica, in un costitutivo equilibrio tra serietà ed eleganza, in quella che definirei un’intelligenza del sorridere. E questo progetto grafico per Donna Moderna cerca proprio di fare ciò, sganciandosi da stereotipi di genere per trovare una chiave di linearità e stimolo visivo, in una cornice che non sia mai di un’eleganza ingessata.

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Essere raffinati nelle idee, semplici nel racconto
Donna Moderna è anche catalogata come una rivista popolare. Che significa? Rispondo con un’altra domanda: chi era Giotto? Un narratore, un narratore di storie altissime per gente semplice, che nella messa in latino percepiva ostilità, distanza, mentre nei colori e nelle prospettive del pittore toscano vedeva il piacere del comprendere, lo stupore dello scoprire e dello scoprirsi. Questa è l’essenza dell’essere “popolare”, essere raffinati nelle idee e contemporaneamente semplici nel loro racconto, così come Giotto non indagava la prospettiva come concetto astratto, ma come strumento del racconto. L’esempio pittorico è “alto”, proprio perché non è certo facile parlare questa lingua popolare. La grafica è un funambolo, alla ricerca costante di un equilibrio che non si fossilizza mai, ma si nutre delle costanti oscillazioni tra alto e basso.

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Facilitare la vita. Anche con la grafica
«La rivista che ti facilità la vita», recita il payoff sotto la testata. I progetti grafici che ci piacciono sono proprio quelli che ci facilitano la vita, che ci rendono piacevole il nostro contesto visivo, senza banalizzare, anzi trovando un’essenza del gusto, cosi come un tailleur di Armani, essenziale poesia dell’indossabilità, non è mai neutro, non è mai banale, ma è semplicemente giusto.
Vedrete, a breve, nelle pagine della nuova Donna Moderna questo tentativo di equilibrismo grafico, alla ricerca di una forma di racconto che porti questo settimanale nelle contemporaneità del linguaggio.

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