GIACOMO MATTEOTTI — MANTENIAMO VIVO IL SUO RICORDO

Daniele Amatulli
Giovani Democratici Alberobello
3 min readJun 10, 2018

Matteotti, proprio con la sua morte, ci consiglia di andare oltre l’immagine della persona; soffermatevi sull’idea o, ancora di più, sul ricordo. La denuncia delle violenze fasciste durante le elezioni indette nell’aprile del 1924, faceva da cornice ad una situazione politica che agevolava l’avanzare di Mussolini. Le sinistre si mostrarono divise, presentando ben cinque liste; nulla potevano contro il listone fascista. Sin da subito si resero conto che non avrebbero potuto creare un’alternativa credibile. Quelle stesse elezioni, come se non bastasse l’evidente debolezza politica, furono caratterizzate dalla più violenta ondata di squadrismo contro le opposizioni.

Questo e i brogli elettorali furono coraggiosamente denunciati da Matteotti il 30 maggio del 1924, all’apertura della nuova camera. In quell’occasione, Mussolini e i fascisti si resero conto di avere davanti un’opposizione più combattiva rispetto al passato e poco disposta ad accettare le loro violenze. Il 10 agosto verrà rapito, il 16 agosto verrà ritrovato il suo cadavere.
L’accaduto colpì la popolazione, con un’indignazione che provocò manifestazioni di cordoglio spontanee in tutto il paese. Le stesse strutture del partito Fascista vacillarono, con Mussolini che fu costretto a far dimettere persino componenti della segreteria, oltre a chiudere la camera per evitare che venisse usata come tribunale dalle opposizioni. Questo, in effetti, era il momento giusto per rispondere con decisione alla violenza. Ma la risposta delle opposizioni fu totalmente in contrasto con l’idea di unità del defunto Matteotti.

“Alcuni parlamentari dell’opposizione mentre discutono sulla proposta di secessione detta dell’Aventino”.

All’Aventino delle coscienze, si fece più forte la divisione nella visione del mondo che li circondava; in ballo c’era il futuro istituzionale dell’Italia e l’Aventino era il punto di partenza. Se i comunisti proposero di costituire un parlamento alternativo e di chiamare alla mobilitazione le masse, liberali e socialisti preferirono una risposta più moderata. Lo sciopero generale e un appello alle masse, era per loro da evitare, anzi li preoccupava. Avrebbe allarmato gli ambienti industriali e re, da cui le opposizioni ricercavano alleanze. Sul giornale socialista “giustizia”, fu detto che non “volevano mettere in movimento le masse perché quando sono scatenate non si è sicuri che si fermeranno a Kerenskij, andranno fino a Lenin o oltrepasseranno Lenin”.

Provarono i brogli e le violenze fasciste (oltre che la loro responsabilità per l’omicidio Matteotti) a Vittorio Emanuele, ma egli si nascose il volto dicendo che era “cieco e sordo e che i suoi occhi e le sue orecchie erano la Camera e il Senato.

La successiva risposta di Mussolini, il 3 gennaio 1925, alla Camera, in quello che è considerato un vero e proprio Colpo di Stato, servì solo a sancire la definitiva sconfitta delle opposizioni e, quindi, l'inizio della fase di fascistizzazione dello Stato. Da quel giorno verranno imbavagliati giornali di opposizione, centinaia di circoli verranno chiusi e altrettante associazioni “sovversive” verranno sciolte.

Matteotti va’ ricordato per tutto questo. La sua storia non inizia dalla denuncia alla Camera e non si esaurisce con la sua morte. Matteotti rappresenta un’idea; Matteotti rappresenta la lotta per l’unità e per la libertà.

Manteniamo vivo il ricordo.

“Uccidete pure me, ma l’idea che è in me non la ucciderete mai”

- Giacomo Matteotti

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