Chance

Genova che osa
give a chance
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4 min readApr 19, 2016

La storia a Genova la conoscono un po’ tutti. Un vero e proprio mercato è spuntato dal nulla, nel giro di alcuni mesi, nel pieno centro della città. Prima erano in poche decine a vendere carabattole in via Turati, dietro a Porto Antico, salotto buono della città e in brevissimo tempo sono diventate centinaia.

L’area in cui si svolge il progetto chance

I problemi sono arrivati poco dopo, insieme alle proteste dei cittadini che hanno trovato fermento nella campagna elettorale e hanno generato una strana sfida tra PD e Lega Nord. Nessuno si è risparmiato nel richiedere un impegno sempre crescente di vigili e poliziotti per ripristinare la legalità con le buone o con le cattive. Ma nonostante le risorse impegnate le forze dell’ordine erano sempre meno delle persone che arrivavano per vendere e la loro azione non si è mai rivelata efficace. È indubbio che il fenomeno di via Turati necessitasse di una soluzione: per troppo tempo la politica non era entrata in partita. Il mercatino di Via Turati è esistito per anni e non si è riusciti a dare risposte concrete né ai cittadini e ai negozianti che lamentavano il degrado e l’espansione fuori controllo del fenomeno, né a una situazione di povertà sempre più allarmante che dilaga nelle nostre strade.

Ed è a questo punto che, mentre il nuovo presidente della regione Giovanni Toti invoca l’esercito per controllare i vicoli di Genova, il Comune avvia il progetto Chance. Individua una zona a poca distanza dal Porto Antico e la mette a disposizione per la creazione di un mercatino di libero scambio, aperto a tutti quelli che vogliono sottoscrivere il “patto”, un insieme di piccole regole a tutela di tutti.

Il progetto Chance dura da 6 mesi ed è gestito dal Comune assieme ad associazioni del terzo settore: Federazione Solidarietà e Lavoro, Arci, Caritas, Emmaus, Comunità San Benedetto, il Ce.Sto. In questi 6 mesi 470 persone si sono registrate e hanno sottoscritto il “patto”.

La zona di via Turati non è più stata occupata abusivamente.

Da quando Chance ha aperto, la zona intorno a Porto Antico non è mai più stata occupata abusivamente; inoltre, nonostante l’area dove si svolge tuttora Chance preveda azioni di presidio, sono 5138 le ore di sorveglianza da parte delle forze dell’ordine risparmiate rispetto ai 6 mesi precedenti al progetto e 734 le unità di personale impiegate in meno che si sono potute liberare per altre attività di contrasto all’illegalità utili per i cittadini.

Ma chi sono i protagonisti di Chance? L’associazione Federazione Solidarietà e Lavoro ha iniziato ad acquisire informazioni su queste persone. Oggi sappiamo che la stragrande maggioranza è composta da uomini di mezza età, più della metà sono sposati. I marocchini sono il gruppo più numeroso, gli altri vengono da Bosnia, Mali, Senegal e c’è anche un gruppetto di italiani. Tutte hanno il permesso di soggiorno, la maggior parte di queste persone è in Italia da molto tempo, l’8% ha la cittadinanza italiana. Molti hanno un titolo di studio e hanno delle competenze professionali: sono o sono stati saldatori, pasticceri, operai manovali, verniciatori, magazzinieri giardinieri, badanti.

La ricerca della Federazione Solidarietà Lavoro ha ridato un nome e un cognome a esseri umani che hanno subito una spersonalizzazione continua attraverso una strumentalizzazione mediatica e politica che ha raggiunto il suo apice nella campagna elettorale per le regionali dell’anno scorso. Li hanno fatti ritornare persone in carne ed ossa, con una storia, una famiglia, delle competenze, delle sofferenze. Persone che hanno subito la crisi economica, esattamente come i genovesi autoctoni.

I volontari dell’associazione hanno svolto più di 100 colloqui per orientare alcuni di questi al lavoro e in alcuni casi si è arrivati anche a inserimenti lavorativi. Perchè Chance vuole dire prima di tutto opportunità ed emancipazione per quelle persone rimaste ai margini della nostra città.

Il mercato di libero scambio

Adesso però i sei mesi sono finiti. Nei giorni scorsi una decina di cittadini hanno protestato durante il consiglio comunale, chiedendo la fine del progetto. Il Comune ha invece deciso di prolungarlo, soddisfatto dei risultati ottenuti. Ma nulla è così semplice. Mercoledì si riunisce la Commissione consiliare per ascoltare i responsabili del progetto e per capire il da farsi.

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