Non ascoltava nessuno. Ma prima o poi…
Già. Era fatto così.
Aveva le sue idee su come girava il mondo, su come parlava e si comportava la gente. Era un fondamentalista territoriale.
Difendeva il suo spazio dalle incursioni di chi gli proponeva che cambiare idea, avvicinarsi alle diversità, cogliere le differenze erano aperture verso il mondo. Quante palle! Per capire di più, gli dicevano questi fanfaroni. Ah, c’era qualcosa di nuovo da comprendere? Lo lasciava volentieri a quei pazzi illusi che credevano ancora nelle favole che finiscono bene, a quelli che andavano a spasso sventolando bandiere arcobaleno. Stava bene nel suo mondo che si era costruito con pazienza, dedizione e senza tante chiacchiere. Decidendo da solo, sempre. Bisogna essere pratici nella, vita cari miei: se avesse ascoltato tutti i vari soloni sarebbe finito nelle grinfie di qualche terapeuta, pronto a succhiargli il conto corrente solo ascoltando delle ciance. Era allergico alle chiacchiere, rispettava tutti ma se ne faceva un baffo delle menate altrui. Per strada trovava spesso qualcuno che lo fermava per parlare. Appunto, ciarle. Mentre l’altro vomitava inutili bla bla lui girava gli occhi a destra e a sinistra, in ammirazione della poppa e della prua delle femmine di passaggio.
Quelle sì, che meritavano la sua attenzione.
Ora è nel letto. Il primario, con un viso serio e preoccupato gli ha appena spiegato la situazione. Non ha perso una virgola della sua lunga e circostanziata esposizione. Non ha staccato, neppure per un attimo, il suo sguardo allarmato dal viso del medico, come ipnotizzato dalle sue gravi parole.
Per una volta, ha ascoltato. E non si è neppure accorto di un insistente via vai di giovani corpi femminili, vestiti di bianco.
Gianni
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