Il Maciste di Porta Pila

Floriana Manciagli
gli scritti di real world 1
4 min readMar 19, 2015

La storia di Gioacchino Marletta, alias Maurizio “Il Maciste” di Porta Palazzo

di Floriana Manciagli

Torino, anni ‘60. Nella “capitale dell’automobile”, si viene a cercare fortuna. Gioacchino Marletta alias Maurizio, classe 1935, di Catania, a differenza di altri, venuti su col miraggio del posto fisso, sceglie di essere un artista di strada.

“Più sollevi più uomo sei, meno sollevi meno uomo sei”, diceva.

Ogni domenica mattina, davanti all’odierno mercato del pesce, intratteneva il pubblico sollevando una pesante pietra, spaccando le maglie di una catena attorno al petto, sfidando gli astanti a fare altrettanto.

Il “Maciste di Porta Pila”, lo chiamavano. Alto, robusto, con masse di muscoli e lunghi ricci scuri. Gli adulti non si perdevano neanche uno dei suoi spettacoli e i bambini ne rimanevano affascinati.

Maciste e Giacomo Ferrante, regista torinese che gli ha dedicato un cortometraggio

Il signor Mario D’Urbano, proprietario del ristorante “Il cortiletto”, era uno di quei bambini.
“Diceva quattoddici”, mi racconta il signor Mario quando gli chiedo di Gioacchino Marletta. Mi parla di lui e sorride. Non si ricorda bene che anni fossero né la provenienza di quella figura, ma è sempre rimasto colpito da quel “quattoddici”. Lo definisce “uomo fenomeno”, ma non c’è disprezzo nella sua voce. Gli si illuminano gli occhi a ricordare quanto fosse bello lo spettacolo della domenica mattina a Porta Palazzo, quando non c’era il mercato e Maciste era libero di esibirsi. “Disegnava col gesso dei percorsi e poi metteva in scena una lotta tra cowboy e indiani”.

“È andato fuori di testa”, mi racconta subito dopo.

La sua voce si intristisce. “Fuori di testa, davvero”, aggiunge. “Per colpa di quel film, quello che ha vinto l’Orso d’Oro a Berlino”. “I racconti di Canterbury, di Pasolini”, dico io. “Quello, sì. Aveva girato delle scene”, continua, mentre prepara un caffè; “ma poi sono state tagliate e lui è andato fuori di testa”, e mima un vortice con le dita accanto alla fronte. “Negli ultimi anni”, conclude, “lo si vedeva in giro con un carrettino con la prima roba che raccattava e gli si prendeva sempre qualcosa”, mi sorride. “Sempre”.

Anche il signor Piero, droghiere e proprietario di “Ditta ceni”, se lo ricorda bene. La sua drogheria si trova di fronte al mercato del pesce dal 1963 ed è sempre piena di gente. “Non ha mai dato fastidio a nessuno”, mi dice sorridendo. “Nonostante fosse un uomo grande e grosso, non dava fastidio. Si metteva qui di fronte e si esibiva: spaccava le catene”, mi dice, mimando il gesto; “sollevava le pietre…”. Fa una pausa e sospira. “Una volta ci rispettavamo di più: eravamo noi e i meridionali”. Io chiedo, “Ha delle foto?”. “No, quelle no. Però posso dirti che ha cominciato nel 1965 o 1966, non sono sicuro, e si esibiva per due o tre ore, ogni domenica”.

La signora Carla, proprietaria di un negozio di antiquariato di Borgo Dora, invece, ricorda un solo dettaglio, perché era ancora “troppo piccola per ricordare i suoi spettacoli”. “Li faceva a Porta Palazzo, non qui a Borgo Dora. Però so che quindici anni fa circa girava con un carrettino. Aveva dei quadretti, delle bambole, della roba vecchia”.

A ricordarlo oggi, oltre alle testimonianze delle persone che lo hanno conosciuto, c’è anche il mondo dell’arte. Giacomo Ferrante, regista torinese, ha realizzato nel 1992 un cortometraggio su di lui, Uomo della Pietra. “Maurizio”, ricorda il regista Ferrante, “poteva parlare di un regno. Era una specie di cavaliere libero che aveva scelto di non dover chiedere niente a nessuno, soltanto al popolo che gli gettava le monetine. Era una vita di stenti, però non aveva un padrone”.

Andrea Biscàro gli ha dedicato un libro, mentre il cantante catanese Vincenzo Spampinato ha ricordato di quando Maurizio si esibiva ancora a Catania ed era noto come Jachinu, cioè Gioacchino.

Oggi in quello stesso punto non ci sono spettacoli, né bambini con gli occhi sognanti, solo una lunga distesa di cemento circondata dal rumore delle bancarelle.

Il luogo in cui si esibiva Maurizio, fotografato il 18 marzo 2015

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Floriana Manciagli
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Due tette rubate al porno. Vivo, indago, osservo e inciampo. Su strade, persone e storie.