Così ho risolto il problema dell’antiestetico codice a barre in quarta di copertina

Mirko Visentin
Graphic Design Italia
5 min readNov 12, 2014

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Come rendere graficamente più gradevole il codice EAN nella quarta di copertina di un libro? Ci ho messo sette anni a capirlo, ma alla fine, grazie a un book designer inglese, ce l’ho fatta…

Quando ho iniziato a progettare libri, una decina d’anni fa, mi son subito imbattuto in un problema all’apparenza irrisolvibile, più che altro perché nessuna casa editrice italiana (e di conseguenza nessun book designer nostrano) sembrava averci mai fatto caso.

Il dilemma era il seguente: come rendere graficamente più gradevole il codice EAN (volgarmente detto “codice a barre”) che, pur non essendo obbligatorio in assoluto, per i libri, lo è di fatto per tutti quelli che ambiscono ad entrare in un circuito di distribuzione e di vendita.

Nonostante infatti il codice a barre fosse stato già da un pezzo sdoganato dal graphic design, e utilizzato come elemento grafico per loghi, manifesti, oggetti di merchandising, etc. ogni volta in cui si trattava di inserirlo nel progetto grafico di una copertina veniva puntualmente buttato là senza un minimo di attenzione. Era come se l’editoria, snobbando quell’elemento simbolo del commercio, si rifiutasse inconsciamente — e ipocritamente — di ammettere che il libro ormai non era più — ma lo è forse mai stato? — un prodotto puramente culturale, ma era diventato anch’esso un prodotto punto-e-basta.

Schiacciato quindi dentro un anonimo rettangolo bianco su fondo colorato o rimpicciolito all’inverosimile — contro ogni vademecum — non c’era verso di trovare una copertina che accettasse quell’elemento impuro e lo integrasse nel proprio design.

In realtà va detto che all’epoca — parlo dei primi anni 2000 — il codice EAN veniva ancora per lo più distribuito dall’agenzia ISBN in pellicola, finendo direttamente nelle mani del tipografo, a cui spettava quindi l’infausto compito di inserirlo in quarta di copertina, nella speranza che il grafico ne avesse previsto la presenza, e quindi l’ingombro.

Con l’affermarsi del codice in formato digitale le cose purtroppo non sono cambiate; e basta farsi un giro ancora oggi in libreria e capovolgere a campione qualche titolo di case editrici grandi e piccole per accorgersene…

In questa landa desolata, all’epoca riuscii a riscontrare solo due eccezioni, a confermare giustamente la regola.

La prima arrivava dalla Spagna, ed era la collana di tascabili economici del Grupo Planeta “Booket”, il cui progetto grafico prevedeva — e prevede tutt’ora — sulla parte alta della costa di ogni libro il richiamo del codice a barre, credo più per vezzo grafico che non per effettiva utilità del libraio.

La seconda, “Made in Italy”, era costituita da Isbn Edizioni, la casa editrice fondata nel 2004 da Massimo Coppola (quello del programma Mtv “Avere Vetanni”, o – per i più giovani – di “Masterpiece”). Un nome che già di per sé la diceva lunga sull’approccio dell’editore, intenzionato ad andare programmaticamente oltre il concetto di libro come oggetto meramente culturale, tant’è che esordì in libreria con un progetto grafico quasi paradossale: copertina einaudiana, tutta bianca, con autore e titolo stampati in nero, al centro, in Bodoni e sotto… il codice EAN del titolo!

Però non era questo quello che cercavo. Non volevo fare del codice a barre il protagonista del progetto grafico e neppure renderlo più visibile di quanto già non fosse.

Finché, a distanza di anni, la soluzione…

Nel marzo del 2011 la casa editrice Chiare Lettere aveva inaugurato una nuova collana, gli “Istant Book”, caratterizzata da alcune copertine tipografiche che non mancarono di appassionare e incuriosire il fanatico del carattere che alberga in me. A progettarle un certo David Pearson, book designer londinese di cui non avevo mai sentito parlare.

Lo cercai subito in internet, dove trovai il suo sito con alcuni dei suoi lavori, uno più affascinante dell’altro. Tra questi, mi colpirono particolarmente le copertine della casa editrice francese Éditions Zulma: un’originale rivisitazione in chiave moderna delle classiche copertine rivestite in carta fiorentina con autore e titolo racchiusi in un’etichetta filettata (che in questo caso, invece di essere rettangolare, era trinagolare…) e con – finalmente! – una soluzione grafica per il codice a barre degna di questo nome. Ed è stato amore a prima vista…

Si dice che Picasso sostenesse che i mediocri imitano, mentre i geni copiano (o rubano). Lungi da me voler darmi del genio, però devo ammetterlo: ho rubato l’idea a David Pearson e ho iniziato ad usarla – adattata – ai miei progetti. Tanto lui è più famoso di me e a nessuno verrà mai in mente di sostenere il contrario…

Quindi: grazie David, ti devo un favore.

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Mirko Visentin
Graphic Design Italia

Book/Web/App designer fissato con la storia dell’editoria, della tipografia e della letteratura italiana. Mi occupo di UX e UI design per sputnikweb.it