Il “futura” di Google

Ipotesi di scenari progettuali del restyling del logo di «the big G».

Mirko Visentin
Graphic Design Italia
3 min readSep 4, 2015

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L’altra sera commentavo con questo post “di pancia” su Facebook l’uscita del nuovo logo di Google.

Prima di addormentarmi ho voluto provare a figurarmi lo scenario all’interno del quale potrebbe essere maturata la scelta di sostituire l’esteticamente discutibile – ma comunque non banale – Catull BQ, che dal 1999 al 31 agosto 2015 ci ha accolti ogni volta in cui abbiamo cercato qualcosa in internet, con il Futura (seppur lievemente modificato).

Ecco com’è andata…

Google da anni ormai è sinonimo di innovazione, e l’innovazione prevede uno sguardo continuo verso il futuro. Avere un logo composto con un carattere — il Catull, appunto — che si rifà alla minuscola carolina dell’VIII-IX secolo non era il massimo.

Ci voleva qualcosa di più moderno, lineare, geometrico, che meglio sapesse esprimere l’essenza di «the big G», a partire dalla versione sintetica del logo (composta, tra l’altro, ancora in minuscolo…).

Quale soluzione migliore di una G maiuscola ricavata da un cerchio perfetto?

Sicuramente, ad impegnarsi un po’ di più, veniva fuori qualcosa di meglio (e magari meno simile al logo di un altro colosso del web, Groupon…). Ma i veri problemi sono sorti dopo, ovvero quando i creativi del «colosso di Mountain View» si son chiesti: «E mo’ che font utilizziamo per il lettering?» (ovvero per la versione estesa del nome, ma anche per le sue varie declinazioni: GoogleMaps, GoogleDrive, GoogleFonts, etc.).

Ovviamente doveva essere una font lineare (bastone o sans-serif che dir si voglia), e solo a limitarsi a quelle più famose (dal Gill Sans al Frutiger, dallo Univers al Gotham) di ottime opzioni tra cui scegliere ce n’erano.

Però… però c’era un problema: tutte queste font hanno la G maiuscola con la gobba di destra mozzata. Insomma: non sono un cerchio perfetto.

Tutte, a parte una: il Futura…

Mi è sempre piaciuta le descrizione che del Futura dà il graphic designer italiano Giovanni Lussu nel suo Libri quotidiani (Stampa Alternativa & Graffiti, 2003):

Progettato da Paul Renner dal 1924, e poi rivisto dalla fonderia Bauer, è l’unico carattere di impostazione razionalista, costruito tendenzialmente per forme geometriche semplici, che sia sopravvissuto a quegli anni. Piace molto, infatti, agli architetti che non sanno nulla di tipografia.

È il tipico carattere di cui ti innamori appena ti approcci alla progettazione grafica — e per questo piace molto agli architetti che si improvvisano grafici. Alla lunga però ti accorgi che è un carattere eccessivamente figlio del suo tempo e del contesto in cui è nato — quello del razionalismo e della Bauhaus, pur non essendo Paul Renner attivo all’interno di quella scuola. E da lì inizia il distacco.

Lascia davvero perplessi il fatto che una potenza come Google non abbia trovato una soluzione migliore per dare nuova vita ad un marchio di diffusione planetaria, e soprattutto che non abbia pensato di far progettare a qualche bravo type designer — e ce ne sono… — una font geometrica che magari mantenesse anche la “g” a doppio occhio che per tanto tempo ha caratterizzato il vecchio logo.

La mattina successiva mi sono svegliato con ancora in testa figure geometriche, colori, prove tipografiche…

“Google che si rifà il logo usando il Futura. Ma figurati!” ho pensato con un sorriso mentre mi versavo il caffè.

Poi ho acceso il computer e…

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Mirko Visentin
Graphic Design Italia

Book/Web/App designer fissato con la storia dell’editoria, della tipografia e della letteratura italiana. Mi occupo di UX e UI design per sputnikweb.it