Veneto 2015: i 6 candidati sotto la lente di un graphic designer

Mirko Visentin
Graphic Design Italia
8 min readApr 10, 2015

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Tralasciando la proposta politica dei sei candidati a governatore del Veneto, proverò a fare un’analisi dei progetti di comunicazione grafica su cui poggiano e poggeranno le loro rispettive campagne elettorali.

Partiamo? Partiamo.

Alessandra Moretti (PD — Centro sx)

L’home page del sito www.alesandramoretti.it

Ad un primo impatto, la campagna della Moretti si presenta sicuramente come la più curata e graficamente corretta. Peccato però che abbia copiato spudoratamente dai Democrats americani: dall’uso delle font (quel Gotham che nessuno si filava prima che Obama lo usasse per la sua vincente campagna presidenziale, accoppiato nei banner al Baskerville corsivo) a quello dei colori (rosso-bianco-blu, contro la più patriottica triade piddina rosso-bianco-verde, che la fa sembrare più una candidata all’Eliseo che non a palazzo Balbi…).

L’home page del sito www.democrats.org

Non bastasse, per mettere in piedi questo perfetto clone comunicativo, la lady like vicentina si è affidata non — come verrebbe da pensare — ad un’agenzia veneta (e ne abbiamo di ottime) ma ad una di Firenze, la Dotmedia, che — guarda caso — è l’agenzia che nel 2012 ha curato la campagna per le primarie di Renzi (che alla fine ha perso). Spesa totale (foto escluse): 20mila euro + iva.

Brava Ale: tu vo’ fa’ la presidente, ma intanto i soldi li porti a Firenze

Non tutti, però: qualche decina di migliaia di euro, spesi prevalentemente in affissioni pubbliche, sono andati alla Duepunti di Thiene, Vicenza. (Ma quanto costano ’ste affissioni!?).

Luca Zaia (Lega Nord — FI)

La home page del sito www.lucazaia.it

Se la Moretti ha speso in affissioni pubbliche quasi 70mila euro + iva, non oso immaginare quanti ne abbia spesi Zaia per aver tappezzato il Veneto con quei suoi manifesti dalla dubbia gamma cromatica. Anche perché, a differenza della sua sfidante, non mi pare abbia ancora messo a disposizione le spese sostenute fino ad ora. Ha detto che lo farà, ma non l’ha ancora fatto.

La sua campagna, che lui stesso ha presentato come “pop”, a me è parsa da subito sciatta, allo stesso modo in cui sciatte ho sempre trovato le campagne di Berlusconi. L’effetto martello pneumatico lo si sarebbe ottenuto lo stesso senza usare l’ormai trito e ritrito Helvetica, col rischio — come poi è successo — che la Moretti gli rispondesse con il Gotham, considerato dagli addetti ai lavori “il nuovo Helvetica” (l’avete capita?).

Anche il sito è deludente, privo di personalità, concentrato tutto sul martello pneumatico dalla dubbia gamma cromatica e dalla font sbagliata di cui sopra: SCELGO ZAIA, SCELGO ZAIA, SCELGO ZAIA…

Io, che a differenza dell’elettore medio di Zaia — ma non solo di Zaia — non mi accontento degli slogan, ho scelto invece di leggere quel poco in più che c’è di contenuto, ovvero la sua biografia. Non lo avessi mai fatto: un continuo slittamento di tempi e modi verbali, frasi appese al filo di una ragnatela, e il tutto in carattere di colore grigio e corpo 12 px.

Luca: cava tuto e daghe de SCELGO ZAIA, par carità!

Ora voi direte: ma almeno lui, il proprietario intellettuale e morale dello slogan «Prima il Veneto», si è rivolto ad un’agenzia veneta per questo bel lavoretto, giusto? Sbagliato: è andato a Udine — che non è in Veneto ma in Friuli — la città dove a suo tempo si è laureato in Scienze della produzione animale (eh!?), e dove ha sede la Emporio ADV, che — leggo nel blog — «ha curato e ideato la strategia, la veste grafica della campagna e la sua declinazione sugli strumenti di comunicazione». Complimenti.

Jacopo Berti (M5S)

La home page del “sotto-sito” del blog di Grillo dedicato alla candidatura di Jacopo Berti

Berti soffre della tipica sindrome del candidato “a 5 stelle”, ovvero l’obbligo — forse più morale che legale — di attenersi alla linea grafica ufficiale del Movimento, che però — mi spiace per lui e per tutti i bravi ragazzi che han fatto la sua stessa scelta — è sempre stata fin dagli esordi puerile e pasticciata, con buona pace di Casaleggio e del suo staff. Io di solito uso sintetizzare dicendo “fatta da informatici”, con tutto rispetto per gli amici — e i soci… — informatici.

Il suo tentativo di staccarsi dall’effetto “home made” (anzi: “bedroom made”), rincorrendo i suoi avversari con foto mal scontornate su sfondi eccessivamente sfocati con Photoshop, non è sicuramente ben riuscito, ma ho apprezzato molto l’utilizzo coerente dell’open source: dalla pagina web fatta col framework Bootstrap e il set di icone FontAwesome, ai documenti ospitati su GoogleDrive, alla mailinglist gestita con Mailchimp, alla simpatica raccolta fondi realizzata sulla piattaforma di crowdfunding IndieGoGo.

Peccato che il sito — per la sindrome di cui sopra — non abbia un suo dominio diretto (tipo www.jacopoberti.it o www.bertipresidente.it) ma si trovi diluito nel maremagnum del blog di Beppe Grillo:

www.beppegrillo.it/listeciviche/liste/veneto (fate un po’ voi…)

Laura Di Lucia (L’Altro Veneto)

L’home page del sito www.altroveneto.it

Anche la lista L’Altro Veneto sembra soffrire, come Berti, della sindrome, anzi di due sindromi, tipiche in questo caso della sinistra extraparlamentare italiana. E delle due non so se prevalga il rifiuto della cura dell’immagine perché fa troppo berlusconiano — e oggi pure renziano — o lo spaesamento identitario che la porta ad aderire, anche visivamente, ad esperienze addirittura fuori dai confini nazionali.

Considerato il budget davvero basso a disposizione di questa lista (altro che la finta campagna low cost sbandierata da Zaia…) e la necessità di investire tutte le energie su aspetti più stringenti (tipo la raccolta delle firme che servono per presentarsi alle elezioni), è comprensibile che non siano andati troppo per il sottile quando è stato da mettere su il primo tema per WordPress gratuito che gli è capitato per le mani. Meno comprensibile il motivo per cui sono andati a metterci le mani senza saperlo fare, col risultato che il sito non “respira” più.

Eliminata l’ipotesi della sindrome da rifiuto della cura dell’immagine, rimane quella dello spaesamento identitario. E visto che l’affiliazione a progetti come L’Altra Europa con Tsipras e Podemos erano chiari e programmatici fin dal nome, si trattava di copiare. Soltanto che nel nostro mestiere non funziona come a scuola, prof. (non posso più nasconderlo: la Di Lucia è stata la mia amatissima professoressa di italiano alle superiori…), in cui uno o studia o copia.

Nel nostro mestiere per copiare bisogna prima aver studiato, altrimenti non capisci quello che stai copiando. Che poi anche Podemos e L’Altra Europa hanno le loro fonti di ispirazione. Indovinate infatti qual è la font utilizzata per entrambi i loghi? Ma il Gotham, naturalmente! E indovinate invece qual è la font usata per il simbolo di L’Altro Veneto? Il Futura, purtroppo! che pur essendo nato in un contesto per molti versi socialista (la Bahuaus), è stato per anni il carattere prediletto dalla propaganda fascista…

Ci scommetto l’iPhone che il simbolo dell’Altro Veneto l’ha fatto un architetto. Con tutto rispetto per gli amici architetti, sia chiaro (però dai, amici: a ognuno il proprio mestiere…).

Ad ogni modo, un grandissimo in bocca al lupo, Laura!

Flavio Tosi (Centro dx)

Home page (ricostruita) del sito www.tosipresidente.it

Su Tosi mi ero illuso che avesse imboccato la strada giusta, nonostante i calzini beige e i vestiti no-stiro (nel senso che non li stira proprio), ma non tanto col suo sito (forse anche troppo minimale per essere il sito di un politico) quanto con quello della sua fondazione, Ricostruiamo il Paese: al passo coi tempi, senza sbavature, equilibrato.

Anche la pre-campagna tutto sommato sarebbe ben fatta — con la foto in bianco e nero che si staglia su quei parallelepipedi irregolari e obliqui — se non fosse che ricorda troppo certo costruttivismo russo di matrice bolscevica (e avanti con questi anacronismi grafico-politici…).

Poi… poi ho visto i simboli delle prime due liste, che mi hanno riportato violentemente alla triste realtà a cui ci hanno abituati in questi ultimi vent’anni tutti i partiti e movimenti di centro destra: Impact, Impact, noiosamente Impact. Che palle!

Alessio Morosin (Indipendenza Veneta)

Home page del sito www.indipendenzaveneta.com

Per Morosin, candidato di Indipendenza Veneta, vale un po’ quello che ho già scritto per Zaia e Tosi: l’atteggiamento grafico è quello standard del centrodestra, e anche se la font utilizzata non è propriamente un Impact o un Helvetica, poco ci manca. Anzi: proprio il fatto che non si riesca a identificare con precisione il carattere usato per il simbolo è spia di una profonda mancanza di personalità.

Detto questo, la campagna di Morosin si muove in modo corretto e dignitoso entro i confini ristretti di questa noiosissima estetica post-berlusconiana. Inoltre gli va riconosciuto il merito di essere riuscito a fregare sul tempo il veronese Tosi nella scelta dei colori, costringendolo ha ripiegare sulla coppia — comunque meno banale — giallo-grigio.

Appendice per smanettoni

Su 6 siti analizzati, 4 utilizzano WordPress. Siamo quindi in linea (anzi, un po’ sopra) le statistiche secondo le quali il 50% dei siti dell’intera rete che usano un CMS son fatti con WordPress.

Dei 6 siti sopra menzionati, 2 usano il framework Bootstrap (Berti, Zaia), 1 il framework Foundation (Tosi).

6 siti su 6 sono — bene o male — responsive, ovvero si adattano automaticamente alle dimensioni del display su cui li si sta visualizzando (dalla TV a 52 pollici allo smartphone): un aspetto imprescindibile nell’era della navigazione in mobilità, e un segno di rispetto verso gli utenti-elettori (sempre che i candidati sappiano di cosa stiamo parlando…)

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Mirko Visentin
Graphic Design Italia

Book/Web/App designer fissato con la storia dell’editoria, della tipografia e della letteratura italiana. Mi occupo di UX e UI design per sputnikweb.it