Ad un romantico del ventunesimo secolo

Giovanni Di Lauro
Groucho’s Portal
Published in
6 min readDec 8, 2018

Caro sentimentale del ventunesimo secolo,

questa riflessione nasce come conseguenza del continuo sentirmi ripetere “tu sbagli” dopo essere stato accusato di un eccessivo romanticismo sia in amore che nella vita.

Ora mi sento di guardare negli occhi il me di un po’ di anni fa e dirgli: <<abbiamo fallito, non siamo diventati “grandi”>>. Perché, sappi, caro lettore, che io e lui ci abbiamo provato in tutti i modi. Prima che arrivassi io, se ne stava chiuso in sé come un inguaribile romantico. Povero ragazzino obeso, lì a vivere nel suo mondo immaginario, afflitto anche dalla minima delle problematiche sociali. È riuscito, però, nella sua sofferenza a passarmi la palla e a darmi la fascia da capitano. Ho preso io il posto di comando. Non è stato facile, ho dovuto stringere i denti, ma, alla fine, gli ho permesso di esplorare nuovi orizzonti.

Per iniziare ad adattarsi, era necessario che abbandonasse il nido e iniziasse a frequentare il mondo lì fuori. Sì, quello dei “grandi”, pieno di false promesse e infettato dalla peggiore delle malattie. Dicevano che per essere uno di loro era vietato “soffrire per amore” e il romanticismo andava abbandonato.

Quel giorno che presi io il timone della nave sapevo bene che sarebbe stata dura ma mai mi sarei aspettato un viaggio alla pari di Ulisse. Circe a cercare di trasformarmi in bestia e le sirene nella prova di ammaliarmi. Tutto che cercasse di darmi quella grandezza tanto agognata. Ciò che però ho trovato è stata solo tristezza. Mi dicevano che in quelle feste senza senso e tra quella gente spenta mi sarei sentito al settimo cielo. Mi ripetevano che una volta che avessi fatto “la parte del duro” avrei avuto molte più chance di conquistare delle ragazze. Forse era vero. Forse lo è. Ma non mi interessa. Alcuni credono che “un uomo vero non deve essere romantico”. E bene, questi “alcuni”, ahimè, non vedranno mai materializzarsi il giorno in cui diventeranno uomini per davvero.

Ti criticano col “tu sbagli” perché scrivi una lettera ad una ragazza nascondendole un messaggio nel messaggio o perché le fai trovare dei fiori davanti la porta di casa. Azioni che ti fanno oggetto di ilarità. Ma che ridano pure quanto vogliano. Non far mai tua la paura di amare e fa’ che, invece, siano essi a provare vergogna per la loro misera esistenza.

Tu, che a causa del tuo romanticismo dubiti, incessantemente, nella bontà della tua natura, smettila! Non sei tu ad essere “sbagliato”. Non avere alcun timore di ciò che provi. Non sentire mai alcun tipo di invidia per le vite vuote di chi ti giudica. Credi che sia una scopata a renderti felice? Certo, ti darà quel piacere chimico per un determinato lasso di tempo. Ma poi? Poi ti accorgerai che quelli che si spacciano per giganti non sono altro che la peggior razza di nani.

Non hai da rispettare nessuno se non te stesso. Non permettere mai che i malati della gratificazione istantanea e della costante validazione sociale depauperino il tuo valore. Chiudi pure le orecchie al “tu sbagli” e segui la tua essenza.

Ora, quando penso a quel ragazzino obeso lasciato in quella camera tra i suoi computer e i litri di coca-cola un po’ ne provo nostalgia. Decisi di separarmici pensando che lui incarnasse la figura del perdente, dell’ eterno romantico che usava il suo primo cellulare per scrivere poesie alle ragazze. Lo abbandonai perché attratto dal giocare come vincente. Volevo competere e dominare in una gara che, come me ne accorsi solo dopo, per noi romantici, non porta a nulla.

Lezioni importanti nascono quando passi infanzia e adolescenza ad essere visto come “diverso”, quando non puoi correre con gli altri perché il tuo corpo non te lo permette, quando tutti a scuola ridono perché non riesci a fare una sola ripetizione dell’esercizio per l’addome, quando i tuoi genitori vorrebbero vederti meno sui libri, con la paura che pensare troppo ti faccia isolare dal resto. Ma è proprio quell’ isolamento con te stesso che permette al tuo Io di sviluppare uno dei sentimenti più nobili: l’empatia. È solo grazie ad essa se oggi, a te, romantico del ventunesimo secolo, dico di aprire gli occhi.

L’empatia mi ha permesso di vedere negli occhi dei ciarlatani di felicità dei vuoti profondi di depressione esistenziale. Mi davano una ricetta affinché la vita avesse un significato, elogiavano l’ignoranza e la praticità. “Di Filosofia non campi” mi dicevano ridendo. Non mi fa meraviglia che il consumismo abbia trovato la falla del sistema, l’exploit per dominare una natura così debole. Molti sono come tante navi con i motori al massimo ma senza nocchieri. È già un miracolo se riescono ad uscire indenni dal porto.

Tu, che ancora credi nell’ amore, fregatene dei giudizi degli altri e fa’ che sia essa il tuo capitano. Lascia perdere la potenza dei motori e pensa a dare alla nave la direzione che più senti tua.

Quante di quelle statistiche spaventose sul tasso di infelicità sono causate da una soppressione di un sentimento romantico? Quasi la totalità! Magie che si rompono con i “ Che vorresti fare? Campare a pane e amore?”.

Se tu, nel profondo, credi davvero nel romanticismo hai, dentro di te, la forza di renderti conto che ciò che ti stanno vendendo come sogni sono, in realtà, i peggiori degli incubi. Però hai una debolezza ed è essa stessa conseguenza del tuo romanticismo. Hai la tendenza, purtroppo, a dare importanza a tutti gli esseri umani. Nonostante ciò ti faccia onore, è però una pericolosa arma a doppio taglio. Se, infatti, non realizzi che non tutti sono davvero esseri umani, arrivi a scambiare le bestie per gli uomini e il coltello ti ferisce senza pietà. Dopotutto, cosa sono, se non bestie, quelle che nel conformarsi a ciò in cui nemmeno loro credono ti colpiscono con il “tu sbagli”? Lo fanno così, solo per sentirsi meno responsabili nei confronti del loro Io. Dentro di te sei consapevole della fallacia dei loro ideali, ma essendoci più bestie che uomini in giro, il tuo sentirti isolato potrebbe portare a conformarti. Non farlo. Ti sembra che essi siano la normalità. Lo sono. Ma solo in termini statistici. È una semplice moda.

Non è solo per una donna che si possa essere romantici, ma anche per un sogno, una passione che arde nell’ animo. Abbandonati all’ amore nelle tue scelte di vita e sii avido nel perseguire i tuoi obiettivi. “Greed is good”, ma solo se orientata a raggiungere ciò che tu stesso hai scelto in comunione col tuo Io. Se invece le tue finalità sono esogene e dettate da chiunque altro lì fuori, allora preparati a vedere il tuo romanticismo trasformarsi nel tuo peggior nemico.

Non permettere a nessuno di fomentare le paure sul fallimento dei tuoi piani. La necessità del denaro è indiscutibile, ma l’errore è nell’ importanza eccessiva che viene data al successo monetario. Questo usato, oramai, come solo metro di paragone di valore tra gli uomini. È una questione che richiama elementi di Psicologia ed Economia. Vogliamo trovare un criterio di confronto cercandolo in un’entità standardizzata e oggettivamente valutabile. Quanta assurdità! Si tratta di istinti ancestrali che ci portiamo dietro nel nostro corredo genetico. Ognuno di noi dovrebbe definire la metrica di successo che più ritiene opportuna, in funzione delle sue passioni. Ho sempre amato la teoria dei giochi. Che ognuno abbia la sua funzione di utilità, che ognuno sia libero di definirsi il suo successo.

Per molti siamo noi quelli strani, noi che passiamo le notti insonne in preda ad un’insaziabile curiosità su qualsiasi argomento. Noi che abbiamo deciso di dare meno importanza agli impulsi dell’amigdala, preferendo, di gran lunga quelli delle parti del cervello più “giovane”. Non è poi un caso se i peggiori dei nostri istinti abbiano origine in quella parte encefalica che prende l’epiteto di “rettiliana”. Che striscino pure gli altri. Non aver mai paura di passare come eterno romantico agli occhi di questi. Non valgono un briciolo della tua natura.

Hanno cercato di convincermi che, per i romantici, posto nel mondo non ve n’è più. Danno la colpa alla tecnologia. Non esitano un secondo ad additarla come la causa di tutto. Ah! E se solo sapessero che, invece, sarà proprio lei a salvarci dalla metastasi di questo cancro. Perché se una cosa è vera con certezza è che il mondo apparterrà a quegli incurabili romantici scherniti, ormai, come “nerd”. Perché se qualcuno non avesse provato amore per la conoscenza io non sarei mai stato in grado di condividere queste note. Smettila quindi di sentirti fuori luogo e lascia che il tuo romanticismo ti uccida. Questa che ci troviamo a vivere è l’epoca più bella per essere romantici. Questo è il nostro secolo.

Da un altro romantico del ventunesimo secolo.

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