Non toccate il cielo!

Piccolo viaggio fra deficienti e radical chic

Leopoldo Benacchio
GruppoLocale
4 min readFeb 25, 2017

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Nel cielo, fin dagli albori dell’umanità, abbiamo messo gli dei, i presagi, i castighi, il futuro. La nostra vita è fragile,terribilmente corta e anche se oggi sappiamo di poter vivere anche 100 anni, comunque tanti sono e non 101 !

Giove, che scaglia fulmini ed è insieme benevolo ma notoriamente anche irascibile e violento quanto gli girano, ben rappresenta quel che abbiamo nel retrobottega del nostro cervello dove impolverate ma in ottimo stato risiedono le nostre paure più ancestrali ,anche oggi che siamo contornati da computer, tablet e lavatrici intelligenti.

Forse è per questo che quando avviene una qualunque piccola innovazione sul telefono di grido, Apple o Samsung, va tutto bene, è novità. Si formano, è vero, code interminabili di giovani che da New York a Bangalore aspettano l’alba del giorno del rilascio del nuovo modello come fosse quella dell’umanità. Ma ognuno ha le sue piccole manie, nessun problema. Non parliamo poi delle nuove mode alimentari, mangiare è diventato un affar serio, si parla di antiossidanti, fino a ieri utilizzati solo come antiruggine nei cancelli in metallo, integratori, come se fossimo tutti a correre i 100 metri in 9".9 e non stessimo invece in coda, auto o in piedi, almeno 1/10 della nostra vita, e non parliamo poi dei nuovi miracolosi alimenti “naturali”, bidoni da markettari pagati a caro prezzo. Le famose bacche di Goji , antiossidanti e in più usate in Tibet da millenni, e quindi di sicuro cibo “salvifico”, sono arrivate come meteore nel mercato di chi vuole comprare in sacchettini la lunga vita. Poco importa che siano solanacee, spesso possono dare allergia, che in Tibet mangiassero quelle perché non avevano altro (è uno dei Paesi più poveri al mondo) , e poco importa che possano creare problemi di salute veri a chi ha malattie cardiache, ad esempio , sono di moda e chic e questo è quanto.

Con questo rinnovato e moderno impianto di qualunquismo, male millenario dell’umanità, riproponiamo ad ogni grande scoperta scientifica un atteggiamento che accomuna deficienti cronici, quelli che vengono con disprezzo chiamati il ”popolo della rete”, la ggente e così via dai commentatori radical chic e gli stessi commentatori, ben pagati per dire sempre che va tutto male, specie in Italia e fra i giovani,e la modernità è uno schifo. Figuriamoci una scoperta epocale come quella del mini sistema solare a 40 anni luce da noi.

I motivi sono sempre, penosamente, gli stessi: che ci andiamo a fare, perché spendiamo tutti sti soldi (ma chi sa veramente quanti ne sono stati spesi, quante persone ci hanno lavorato, che benefici ha portato una ricerca)

Se non siete convinti cercate anche solamente su Facebook, troverete centinaia di commenti come questi:

che accomunano il famoso Michele Serra, commentatore del giornale per intelligenti di (quel che rimane della) sinistra:

il quale fa a gara nella prima parte con quelli sopra e nella seconda con un parroco di campagna degli anni ’50 del secolo scorso. Inutile dire che, come altre volte, mica si è pensato di guardare le fonti, i comunicati stampa (la ricerca è europea e non Nasa) come si insegna anche alle classi elementari, e neppure si è sognato di chiedere a un competente quanti satelliti sorvegliano la Terra 24 ore al giorno, in particolare i nostri europeissimi gioielli del telerilevamento Sentinel , grazie ai quali lo stato della Terra lo conosciamo al dettaglio. No niente, gli intellettuali sanno per grazia infusa dal cielo. Chi scruta il cielo lo profana, la modernità è cattiva, li’ non ci andremo mai. Come dire a Colombo : idiota invece di cercare nuove terre che chissà se ci sono, mettiamo a posto la Spagna. Almeno chi scrive idiozie su Facebook non lo pagano, e non passa per intellettuale.

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Leopoldo Benacchio
GruppoLocale

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