Quel ritorno dell’onda

Terza rilevazione di onde gravitazionali!

Marco Castellani
GruppoLocale
2 min readJun 5, 2017

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L’avrete già letto, l’avrete sentito anche al telegiornale: è stata rilevata per la terza volta una emissione di onde gravitazionali. Come negli altri due episodi, a generare il treno d’onde, che si è avvertito fin sulla Terra, sono stati due buchi neri “colti” nell’atto di fondersi tra loro. L’oggetto risultate dovrebbe essere un buco nero grande quasi cinquanta volte il nostro Sole: un valore intermedio tra le 62 e le 21 massa solari, rilevate nei casi precedenti (ricordiamo che gli altri eventi sono rispettivamente di settembre e dicembre 2015).

Crediti immagine: LIGO/T. Pyle

Le onde sono state rilevate (ancora) dallo strumento Ligo, che si conferma così una eccellente finestra osservativa su questa nuova branca dell’indagine del cielo, che potremmo chiamare “astrofisica gravitazionale” (ma stavolta non è escluso che anche l’Italia possa iniziare a dire la sua, con lo strumento Agile).

Questa terza rivelazione è importante perché arricchisce ed irrobustisce il quadro teorico e ci rende più sicuri — dopo anni ed anni di tentativi — di aver imboccato una direzione di ricerca capace di regalarci nuove e nuove sorprese, negli anni a venire.

Non va dimenticato che quello che stiamo vivendo in questi mesi, può e deve essere letto come una rassicurante e robusta conferma del quadro ormai abbastanza consolidato dell’evoluzione delle stelle, preciso e puntuale fino nelle fasi più avanzate ed “elusive” come quella appunto della generazione di buchi neri. Decisamente, ne abbiamo fatta di strada: dagli anni ’70, in cui un oggetto come un buco nero era poco più di una ipotesi teorica, ancora tutta da verificare, fino allo scenario odierno.

Al di là del dettaglio tecnico/scientifico, pur interessantissimo da approfondire, quello che possiamo trattenere, come bagaglio culturale che ci riguarda tutti, è che la scienza più moderna ci sta regalando, insieme, una bellissima conferma della relatività generale (ovvero, in pratica, del nostro schema più elaborato di come funziona il mondo) e della teoria dell’evoluzione stellare (come funzionano le stelle), e a sua volta di tutta la fisica (termodinamica, quantistica, nucleare, etc…) che lo studio delle stelle mirabilmente comprende e sul quale inestricabilmente si basa.

Tutto conferma, dunque, che viviamo in un’epoca estrema, dove il quadro del cosmo si sta precisando in maniera assolutamente inedita, mai sperimentata in tutto il corso dell’avventura umana. E che probabilmente ci chiama ad una nuova consapevolezza, come esseri umani. Come punto, cioè, in cui l’universo stesso si osserva e si ricomprende. E ci chiede di aprirci ad una indagine globale, che recuperi ed integri ogni sapere umano, ogni cultura, in una nuova sintesi che rispetti ed esalti le peculiarità di ogni approccio.

Una sfida da non tralasciare — una sfida che davvero riguarda tutti.

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