Ritratto di famiglia

Il nostro Sistema Solare, visto da Voyager 1

Marco Castellani
GruppoLocale
2 min readFeb 13, 2017

--

Sarò ripetitivo, magari. Eppure la mia ammirazione per le piccole Voyager, queste due sonde lanciate alla fine degli anni settanta dalla NASA e — contrariamente ad ogni previsione — tuttora operative, è veramente qualcosa di grande.

Destinate all’investigazione dei pianeti esterni, hanno compiuto egregiamente il loro compito istituzionale, restituendoci foto stupende di Giove e Saturno, a quel tempo veramente un grande passo in avanti, dal punto di vista della conoscenza.

Non paghe di questo, hanno continuato a funzionare, sia pur con crescenti limitazioni, fino al giorno d’oggi, quando riceviamo ancora messaggi dalle due sonde, lanciate nell’universo a distanze di circa 17 per la Voyager 2 e 2o miliardi di chilometri per la Voyager 1, che si conferma così il manufatto umano più distante dalla Terra in assoluto.

Pensate appena a questo: due grumetti di metallo, tecnologia anni ’70 (il vostro telefonino attuale supera di moltissimo la capacità computazionale delle sonde), spersi a miliardi e miliardi di chilometri da casa, che ancora mantengono i contatti con la base. E forniscono informazioni. Impressionante.

La strategia di gestione da Terra è stata molto oculata, del resto.

I tecnici NASA hanno progressivamente spento gli strumenti che consumavano più energia, al fine di estendere — sia pur con importanti limitazioni- la vita delle sonde il più a lungo possibile.

Quel che è certo, è che negli anni settanta nessuno avrebbe mai potuto immaginare che quaranta anni dopo avremmo ancora interagito con i due Voyager. Come di fatto sta avvenendo.

E’ la nostra vera ed unica missione interstellare, se ci pensate. Eh sì, perché queste due sonde sono ormai uscite dal Sistema Solare, avventurandosi intrepide verso lo spazio esterno. E fornendoci preziosi dati (che non riceveremo di nuovo per chissà quanti decenni o secoli) sulle particelle cariche nella zona di confine, quella dove le particelle provenienti dal Sole non prevalgono più nel mezzo interstellare.

Prima di lasciare il nostro Sistema Solare, la Voyager 1 ha voluto regalarci questo interessante ritratto di famiglia…

Ritratto “di famiglia” del Sistema Solare. Crediti: Voyager Project, NASA

E’ un mosaico di sessanta immagini, acquisite dal punto privilegiato in cui si trovava la sonda al tempo degli scatti, e che spazia dalle zone più interne del Sistema Solare (sulla sinistra) fino alle zone più esterne, nella parte destra. Il Sole è quel puntino luminoso al centro del circoletto di immagini sulla sinistra.

Non tutti i pianeti sono visibili, per motivi diversi (ad esempio Mercurio era troppo vicino al Sole per poter esser visto). Ma già così è una immagine davvero unica.

La scienza si basa sulla ripetibilità, siamo d’accordo, ma qui abbiamo qualcosa che non ha termini di confronto, e non li avrà certamente per un altro bel po’ di tempo.

A volte l’unicità si impone come qualcosa di irrinunciabile, anche nell’avventura scientifica.

Qualcosa con cui fare i conti, senz’altro.

--

--