Un granchio multicolore

La Crab Nebula, un composto (e composito) splendore…

Marco Castellani
GruppoLocale
2 min readMay 11, 2017

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Intanto, ha il privilegio di essere il primo. Il primo oggetto nel famoso Catalogo di Messier, la sua famosa lista di cose che non sono comete.

Ecco la prima pagina del famoso catalogo, pubblicato nel 1774

Charles Messier — da buon astronomo del settecento — era interessato principalmente alle comete, così ha costruito un catalogo apposta per individuare gli oggetti da evitare. Diciamo, un aiuto ai colleghi cacciatori di comete, per non perdere tempo dietro a cosa di nessun interesse. Ironia della sorte, gli oggetti astronomici presenti nel catalogo sono diventati nel tempo sempre più studiati, e trattengono ancora oggi il numero progressivo che l’astronomo francese stabilì nella compilazione.

Il primo oggetto del catalogo, M1 appunto, è proprio la famosa Crab Nebula, quella Nebulosa del Granchio che rappresenta uno degli spettacoli celesti più suggestivi che ci possa capitare di ammirare.

Oggi, più che mai.

Crediti immagine: NASA, ESA, G. Dubner (IAFE, CONICET-University of Buenos Aires) et al.;
A. Loll et al.; T. Temim et al.; F. Seward et al.; VLA/NRAO/AUI/NSF; Chandra/CXC;
Spitzer/JPL-Caltech; XMM-Newton/ESA; Hubble/STScI

Oggi infatti possiamo ammirare la nebulosa in multifrequenza. Possiamo cioè mettere insieme i dati che raccogliamo da diversi strumenti, ognuno che raccoglie fotoni in un intervallo di lunghezze d’onda differenti, per ricomporre (in “falsi colori” come si dice) un quadro di una qualità e dettaglio informativo che è impossibile da ottenere solamente tramite la luce nella banda visibile.

Quella che vedete qui è giustamente stata battezzata come una immagine della Nebulosa del Granchio del ventunesimo secolo, perché compone dati di una serie dei più straordinari strumenti osservativi di cui disponiamo al momento, ovvero Chandra (X-ray) XMM-Newton (ultravioletto), Hubble (visibile), and Spitzer (infrarosso). Questo per quanto riguarda l’osservazione dallo spazio.

Da terra, dati preziosi vengono poi dal Very Large Array.

Ah, dimenticavo. La Crab altro non è che un resto di supernova, il residuo di una gigantesca esplosione stellare, che ha disperso il suo materiale nello spazio, per una estensione davvero enorme (dodici anni luce in larghezza, più o meno). La Crab si trova a circa 6500 anni luce da noi.

E grazie a questa mirabile sinergia, ove la diversità di approccio di ogni strumento si compone efficacemente in un tutto che è ben di più della somma delle parti, la possiamo ammirare con un dettaglio veramente degno del nuovo secolo.

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