Epilessia e il “non risveglio”

Andrea G. Capanna
Guerrieri Agitati
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3 min readJul 31, 2016

Mi sveglio un po’ più sonnacchioso del solito, faccio fatica a scrollarmi di dosso la notte. Indugio seduto sul letto, mi stropiccio il viso, penso a cose. Il pavimento è freddo sì, ma lo avverto appena sotto i piedi.

Al diavolo, mi dico, svegliati. Cammino come un zombie verso la cucina per raggiungere la pozione magica che avrebbe rimesso tutte le cose a posto: il caffé.

Suona il citofono e non capisco chi è, farfuglio una risposta, non ricordo. Torno al mio caffé che non ha intenzione di fare il suo mestiere oggi. La cosa si fa molto strana. Non mi sento sveglio, mi sembra di sognare.

E se stessi ancora dormendo?

Ridicolo. Non esistono sogni così, ci sono troppi dettagli e passaggi. E poi, adesso che l’ho capito, non dovrei risvegliarmi? Di solito sul più bello succede sempre così.

Sono davanti alla vasca da bagno e mi sfilo gli slip facendo attenzione a non cadere, allo stesso modo entro nella vasca, afferro il doccino e apro l’acqua calda. Cauto. Non sono presente e potrei farmi male.

Il panico sale, comincio a pensare di aver sbagliato la dose di farmaci la sera prima, o di essere sul punto di avere una crisi. E poi.

Cazzo. Sono morto.

Lascio cadere il doccino, avrei visto il livido sul piede più tardi. Nudo, con il rumore dell’acqua, fisso un punto verso l’ingresso del bagno. Realizzo di essere fin troppo attento a quello che mi sta succedendo per definirmi semplicemente “rinco”. Ci sono con la testa ma è tutto ovattato, reale e irreale. Addirittura, poco dopo, chiamo il mio fraterno amico per accertarmi di essere ancora vivo.

E’ chiaro, mi rincuora, cerca di capirmi, ma io sono già nel pieno della paranoia. Sto pensando che forse non sono morto adesso ma molto tempo fa, forse sotto i ferri. In effetti so che è stato un intervento difficile e lungo e che si prospettava uno scenario post operatorio a dir poco devastante. E invece niente, al risveglio stavo bene, avevo ancora la vista e l’uso della parte sinistra del mio corpo. Possibile? No, certo, perché sono morto, e l’aldilà è una replica dell’aldiqua.

Non dorma.

Il tecnico di laboratorio, senza saperlo, stava già dipanando questo mistero mentre osservava il grafico dell’elettroencefalogramma.

Le ho detto di non dormire!

Ma guardi che non sto affatto dormendo, rispondo prima calmo e poi stizzito dopo il terzo ammonimento. Nel referto avrebbe specificato che io, il paziente, non ero stato collaborativo e a tratti sonnolente. Ma il responso era chiarissimo: il mio cervello si era addormentato con me vigile, ecco spiegato il torpore e la sensazione di non essere affatto sveglio.

In breve, ancora oggi non abbiamo scoperto perché il mio cervello ogni tanto decida di rimanere a letto anche per giorni interi. Anche questo rientra nei grandi misteri dell’epilessia, un male che si conosce ancora molto poco e che, come la coda di un aquilone, porta con se una serie di disturbi noti e meno noti, spesso dall’impatto ben più pesante rispetto al Male Agitato stesso.

L’aspetto divertente è che non ho bisogno di farmi le canne, riesco a sembrare perfettamente sballato così come sono, e ho una vita onirica pazzesca, non avete idea di cosa può partorire il cerebro di un epilettico. Di contro, ogni tanto me lo chiedo ancora, ma io, sono vivo?

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Andrea G. Capanna
Guerrieri Agitati

Scrivo e mi arrabbio, ma so fare bene solo una delle due cose. Non binario, Epilettico, Gay.