Epilessia e polvere di mumia

Sì, è un post di Halloween.

Andrea G. Capanna
Guerrieri Agitati
3 min readOct 24, 2019

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Signora mia, non ci sono più le mezze stagioni. La crisi climatica basterebbe da sola per un racconto horror o quantomeno catastrofico, ma se siete soliti viaggiare sui mezzi pubblici sapete meglio di me che questo è il mese dei lazzaretti su ruote, delle angoscianti via crucis fermata dopo fermata, con le signore che fino a poco prima vi tossivano addosso, e che dopo guardate allontanarsi, chiedendovi se mai arriveranno a destinazione o se crolleranno a terra come crivellate Magnani.

Suona il cellulare. E’ mamma, che mi chiede di guardare sul “vùvùvù” per dei rimedi naturali, quelli della nonna. Io, che in questo momento mi sto curando uno zoster oftalmico e un raffreddore, con una ragguardevole quantità di pastiglie di giorno e di notte, non me la sento di ricordarle che nonna, sua madre, era solita inventarsi agghiaccianti e pericolosi intrugli con quello che trovava sotto mano, così le trovo qualcosa di tanto inutile quanto innocuo: limone e pepe contro la tosse secca.

Questa radicata paura delle medicine, insita nel ramo femminile della mia famiglia, se fossimo stati in un altro secolo temo mi avrebbe messo in guai tali da potermi ritagliare un ruolo da protagonista in un romanzo Piccoli Brividi. Fino agli anni venti del Novecento, e per molto tempo prima, un famigerato rimedio della nonna era in voga per la cura delle più molteplici patologie. Solo che questa nonna era Hatshepsut.

La polvere di mumia si diceva venisse ricavata dalle macerazioni delle mummie egizie, ricoperte di mumia (bitume, dal persiano) ai fini dell’imbalsamazione, e che si adattasse ai più svariati scopi, dalla cura dell’Epilessia ai cuori infranti, fino all’asma e alle bronchiti.

Si trattava di un preparato pregiato e costoso, e non tutti avevano la fortuna di poter beneficiare di questi ricercati suffumigi. Esatto, suffumigi. Con la pezzuola e la testa in una bacinella a respirare polvere di cadavere, ad aver fortuna. Sì perché ad un certo punto la richiesta di questa polvere divenne così alta che il mercato venne inevitabilmente contaminato da dei falsi. Potevano capitarti gli amabili resti di un alto sacerdote oppure quelli di uno sventurato qualsiasi finito post portem fra gli artigli di uno spregevole mercante chiamato Abdul l’Onesto. Si dice che ad un certo punto non solo fossero ricercate le presunte mummie, ma che anche i cadaveri delle persone con i capelli rossi avessero simili benefici.

Io, che mi lamentavo tanto di quel noto unguento balsamico che mi impiastricciava il petto o che osavo lagnarmi del fenobarbital, come avrei reagito ai fumenti cadaverici? Io, che se uno sciroppo puzzava troppo facevo mille storie pur di non berlo. A pensarci meglio, sono stato un bambino francamente rompipalle, e forse non sono così diverso da mamma e nonna.

Chissà se sul bugiardino della polvere di mumia era possibile leggere una breve biografia del donatore. Così, per entrare almeno un po’ in confidenza.

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Andrea G. Capanna
Guerrieri Agitati

Scrivo e mi arrabbio, ma so fare bene solo una delle due cose. Non binario, Epilettico, Gay.