Lennon Rodriguez

Epilessia e Lavoro, per AEER Onlus

Andrea G. Capanna
Guerrieri Agitati
3 min readSep 3, 2017

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Il Carnevale era ormai passato da più di un mese, ma sono convinto che non avrei fatto una brutta figura, con il mio camice bianco tutto macchiato. Avrei impersonato uno scienziato pazzo, o un dottore pasticcione, a volerla buttare sul ridere. Ma non mi andava di ridere, avevo appena perso il lavoro al supermercato, firmando senza battere ciglio e salutando con cortesia. Temo di avere ringraziato, anche.

Sono sempre stato così, reagisco lucidamente, sanguino in disparte poi, come in quel mezzogiorno, mentre tornavo a casa a piedi con la lettera in mano. Vivevo ancora con i miei genitori e non sarebbe stato facile spiegare che, dopo aver abbandonato quel lavoro in ufficio, ora ero stato licenziato nel nuovo posto. Non ero ancora diventato Epilettico ma già mi sentivo inadatto alle prime sfide lavorative. Anche con un pessimo carattere ci nasci.

Come in un film o in un romanzetto, quando il protagonista discolo viene mandato in collegio, così mia madre, verso Maggio, era riuscita a scovare una posizione per me. In un istituto religioso, nello studio di un religioso. Da solo.

Eppure non era così straniante, avevo già fatto quel lavoro durante il servizio civile. Un computer antidiluviano, un mucchio di scartoffie e di dati da aggiornare ogni giorno. Erano nomi di ragazzini perlopiù sudamericani, nomi che in realtà non ero nemmeno sicuro corrispondessero ancora a qualcuno di reperibile o ancora in vita. Il giorno prima nella casella di Lennon Rodriguez segnavo che il padre biologico era ufficialmente scomparso, il giorno dopo che Lennon Rodriguez non era più adottabile, e non c’era mai una spiegazione, solo caselle. Un ragazzino che usciva dai registri non faceva più ritorno.

Dentro lo studio di legno scuro, con la finestra e l’affaccio sul grande cortile alla mia sinistra, macinavo nomi, in silenzio, ogni giorno. Con gli anni mi sono convinto che solo il generoso stipendio era riuscito a tenermi incollato a quella grande sedia, ma non era così, non è mai stato così semplice.

17 Giugno, 2000.

Mia madre mi teneva ancora il braccio in una morsa, dopo avermi trascinato fuori dal reparto di Neurochirurgia. Ero Epilettico, e per fortuna ancora vivo, da due settimane. Il Prete, il mio capo, era ricoverato nel padiglione accanto, e disgraziatamente aveva deciso di fare una piccola passeggiata. Mamma, nel disperato tentativo di sfogare un po’ di rabbia, voleva che lo guardassi in faccia, che mi rendessi conto che avevo perso anche quel lavoro, perché io non sarei mai tornato come prima, e lui forse sarebbe morto a breve.

Mia madre, per come l’avevo conosciuta fino a questa data, era ufficialmente scomparsa.

Il Prete era rimasto in silenzio, e così avevo fatto io. Non c’erano spiegazioni o cose giuste da dire, solo caselle da aggiornare. Non ci siamo mai più rivisti.

Questo racconto nasce all’interno del progetto Blog Uniti Contro L’ Epilessia promosso da AEER Onlus, seguici!

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Andrea G. Capanna
Guerrieri Agitati

Scrivo e mi arrabbio, ma so fare bene solo una delle due cose. Non binario, Epilettico, Gay.