Ottanta di quaranta

o La storia degli scaffali

Andrea G. Capanna
Guerrieri Agitati
2 min readNov 6, 2018

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The library, di Dawn Elaine Darkwood

Sono all’ufficio anagrafe del Comune, e compongo con l’impiegata un biglietto di auguri su un vecchio computer. Ad un tratto si presenta il Sindaco, che dopo il trasloco degli uffici nuovi non avevo ancora avuto modo di incontrare. Mi fa un gesto con la testa. Capisco subito e lo seguo.

Mentre seguo la più alta autorità comunale attraverso il corridoio penso solo a quantificare l’entità del danno. Diciotto anni, lì per pochi mesi, e mi era stato affidato il vecchio e polveroso archivio comunale. Tutti i tomi da una sede all’altra, e la costruzione fisica degli scaffali.

Nello stanzone malamente illuminato vedo bene l’intera struttura accartocciata sotto il peso degli enormi volumi di inizio secolo. Un foro nel muro in meno, ed è venuto giù tutto. Senza parlare, di nuovo, il giovane Sindaco mi guarda, e se ne va. Tocca rifare quasi tutto.

Avevo la gioventù, le energie e la voglia. Tutto sistemato in un pomeriggio. Mi sarei ammalato pochi mesi dopo e di quelle energie avrei perso anche il ricordo.

A vent’anni (qualcosa in più, va bene) di distanza mi sono detto che avrei potuto montare da solo una semplice cassettiera di una nota marca scandinava. E non toccavo un cacciavite dal fattaccio dello scaffale. Impresa banalissima sulla carta, per niente nei fatti, e non mi riferisco alla comicità un po’ datata sulla difficoltà nel montare questi mobili. Per me è difficile perché avvitare una lampadina mi sfinisce.

Ma era necessario dire qualcosa a me stesso, anzi meglio, dimostrare qualcosa: che sono un catorcio ed è sciocco perdersi in ricordi frammentari e così lontani (lo so), ma che me la posso ancora cavare, che non devo chiedere aiuto per tutto. Questa volta faccio io.

Dopo due ore sono ancora in alto mare, e non è certo colpa delle istruzioni o delle mia pessima resistenza fisica, è solo che sono un imbecille, e me la sto ridendo, da solo, in mezzo alla stanza fra viti, pannelli e sudore. Ho montato tutto quanto al contrario, non si incastra niente e non posso che sentirmi sollevato, perché sono sempre lo stesso cialtrone con una pessima manualità.

Non mi sono mai pianto addosso, ma ho ho sofferto moltissimo per il mio corpo cambiato, le abitudini cambiate, la mia vita. Ho quaranta anni e ottanta da venti, e ancora non ci so fare con gli scaffali. Sono sempre io, ed è rassicurante ritrovarmi, e così raro.

GUERRIERI AGITATI è una Pubblicazione settimanale. Grazie per la pazienza, la fiducia e l’amore. A martedì prossimo! E se questo pezzo ti è piaciuto, metti un clap qua sotto per favore!

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Andrea G. Capanna
Guerrieri Agitati

Scrivo e mi arrabbio, ma so fare bene solo una delle due cose. Non binario, Epilettico, Gay.