Spero tu stia bene.

Epilessia e scuola, per AEER Onlus.

Andrea G. Capanna
Guerrieri Agitati
3 min readJul 4, 2017

--

Dopo aver perso il primo anno di liceo come solo un ragazzino tormentato e con i capelli orrendi poteva fare, rientravo come un sorcio dalla porta della mia stessa classe, con una camminata ridicola che a mio avviso doveva sembrare la camminata di un bullo ripetente, il passo di uno che non si fa mettere sotto, e che non ci sta a fare il sorcio. Tutta la mia attenzione, in quei pochi secondi studiati come una pessima recita, era rivolta alla professoressa di italiano, sorpresa di vedermi. Una faccia che non era un bentornato.

Se quel giorno mi sono comportato in quel modo goffo, se le cose sono andate così, è anche un po’ per causa tua. Ai tempi eri solo un grosso stronzo che cercava il suo posto, come me, ma so che ora lo puoi capire. Eravamo lontani, un tale conflitto, a ripensarci ora siamo stati risparmiati da una situazione peggiore. Ed è assurdo, doloroso dover rivalutare ciò che mi hai fatto e guardarlo in un’ottica più ampia, quasi con sollievo.

Io provavo a comprendere il malessere che mi portavo addosso, quel nucleo inquieto che mi avrebbe tormentato ancora per un po’, tu aderivi tragicamente allo stereotipo di grande, grosso e bastardo che ti avevano cucito addosso, non sapevi essere diverso. Io non cedevo alle angherie, rispondevo con rabbia e senza cervello, alimentavo il fuoco, e tu eri il fuoco. Un fuoco di botte e insulti, ed era un gioco al rilancio, sempre. Il carnefice e lo sfigato, avevamo un ruolo, eravamo accettati per questo, rifiutati per questo. Ma era un ruolo gestibile da chi avevamo attorno.

Ci pensi mai a cosa sarebbe successo se avessimo incontrato la malattia in quegli anni e non poco dopo? Cosa sarebbe stato di noi? Certo, un colpo di scena da manuale, io epilettico e tu con la sclerosi, i due litiganti ridotti all’osso, il rabbioso costretto ad agitarsi per forza e il manesco sulla sedia a rotelle. Sai bene che saremmo stati costretti a lasciare la scuola, che non aveva posto per noi comunque, figuriamoci da malati.

Valeva la logica del più forte, anche fra il personale docente. Un personale senza la minima preparazione non dico infermieristica, ma umana. Avrebbero avuto a cuore la tua difficoltà con la carrozzina, o sopportato e gestito una mia crisi durante una lezione? No. No. Era una gara a chi puntava sul cavallo migliore, e noi saremmo stati ovviamente zoppi. Sicuramente, se non prima lo hai fatto dopo, avrai ricordato che nell’intera scuola non c’era un singolo disabile. Scremati dal principio, dalla famiglia stessa, dalla provincia.

Ti racconto una cosa che non sai, che avevi già lasciato la scuola mentre io ci riprovavo. Alla fine del secondo anno, mentre vivevo le prime confuse fasi legate alla mia sessualità, la prof di italiano, sì dai quella buona, l’amica degli studenti, mi aveva messo al centro di un cerchio, formato dagli altri compagni, per farmi dire da tutti, a turno, quanto fossi debole e fallito. E solo perché aveva saputo che avrei cambiato istituto.

Erano anni diversi, hai ragione, ma ancora oggi ogni tanto si leggono storie di ragazzi disabili maltrattati a scuola, o di situazioni legate a studenti in difficoltà gestite in modo disastroso e traumatico. Io non lo so se la realtà è tanto cambiata, se le persone e gli educatori hanno fatto un salto di qualità. Concedimi questo scetticismo, forse me lo sono guadagnato.

Spero tu stia bene.

Questo pezzo è pubblicato per AEER all’interno del progetto Blog Uniti Contro l’Epilessia, seguici!

Guerrieri Agitati è una pubblicazione settimanale che puoi trovare ogni Domenica alle 13 circa. Grazie per il sostegno e per l’amore, e se hai trovato questo pezzo interessante metti un cuore qua sotto!

--

--

Andrea G. Capanna
Guerrieri Agitati

Scrivo e mi arrabbio, ma so fare bene solo una delle due cose. Non binario, Epilettico, Gay.