#Insuratech: come il digitale sta rivoluzionando il business più noioso ever: le assicurazioni

Alessandro Mininno
Gummy Industries
Published in
6 min readOct 22, 2017

O anche: noi stiamo qui a parlare di Bonus Malus mentre c’è gente che si assicura il fucile virtuale su Metal Gear Solid V

Le assicurazioni sono tra i business più antichi in assoluto. E anche tra i più noiosi. Le assicurazioni sono così noiose che nè Google, nè Facebook, nè Apple hanno investito nel mondo assicurativo (almeno non direttamente: uno potrebbe chiedersi se, dopo le self-driving car, avremo ancora bisogno di assicurazioni auto, per esempio).

The entire industry is focused on how life was lived five or 10 years ago”, dice Andrew Brem, chief digital officer di Aviva.

È un po’ strano, visto che le assicurazioni sono un mercato immenso: a livello globale le assicurazioni valgono 1.400 miliardi di dollari. Tranne le assicurazioni sulla vita: quelle sono altri 2.300 miliardi di dollari. Il mercato europeo è circa un terzo di questa torta. Due spicci da investire sull’innovazione potevano pure trovarli.

Eppure, nel 2017 il mercato assicurativo è ancora dominato, più o meno, dagli stessi player che lo dominavano vent’anni fa. O forse cento anni fa. I cosiddetti “incumbent”, le aziende storiche, presidiano saldamente il mercato. Anche se i consumatori non sono proprio felici dell’esperienza: non solo l’assicurazione è un male necessario, ma rinnovarla — una volta l’anno — è veramente una spina nel fianco. Dieci pagine di form da compilare, un preventivo che non è mai istantaneo, Fax da mandare (Fax?), email, bonifici. Questo se va tutto bene. Se invece si verifica l’EVENTO RISCHIOSO, allora diventa veramente un pasticcio.

“Pagare la bolletta del gas online” dice BCG “è meglio che fare l’assicurazione”

Le assicurazioni hanno ereditato sistemi informatici obsoleti, strutture di vendita pachidermiche e, strutturalmente, hanno poca voglia di rinnovarsi.

Eppure, un po’ di digitale è arrivato. Il primo segmento della customer journey a essere ribaltato è stato proprio quello della distribuzione: i siti di confronti online (come Facile.it) hanno reso improvvisamente trasparente un mercato opaco, rendendo possibile il confronto tra i prezzi di tutti i competitor.

Basta pensare al lifetime value di un cliente per il mercato assicurativo, per capire che questi sistemi di aggregazione della domanda hanno un valore immenso. Al punto da attrarre l’attenzione di Google, che ha lanciato il proprio comparatore di prezzi negli Stati Uniti e in UK. Salvo poi chiuderlo nel giro di un anno. I maligni dicono che il costo per click delle parole chiave collegate alle assicurazioni sia così alto, che Google abbia deciso di non cannibalizzare quel business.

Questo è solo uno dei modi in cui la tecnologia sta cambiando il settore assicurativo: ogni giorno sono disponibili nuove fonti di dati che permettono di prevedere meglio il rischio, la fruizione dei servizi da mobile sta rivoluzionando il modo di utilizzare l’assicurazione, machine learning e intelligenza artificiale consentono la micro-segmentazione dell’offerta (idealmente, è possibile personalizzare l’offerta su un solo consumatore).

Ma allora, perché nessuno ha rivoluzionato il settore assicurativo?

In breve, perché è un vespaio.

  • È un mondo pesantemente regolamentato (e come potrebbe essere altrimenti).
  • Aprire una fonderia è più economico di aprire un’assicurazione. A causa della regolamentazione, è molto difficile avere le riserve finanziarie obbligatorie per aprire la prossima Generali. A meno che, con una botta di fortuna, non trovi 145 milioni di dollari di funding nel giro di un anno, come è successo a Oscar.
  • È un settore molto complesso e articolato: la distribuzione di un’assicurazione passa da una pluralità di attori.
  • Gli incumbent incombono. E risucchiano la maggior parte delle startup intelligenti. A causa dei tre punti precedenti, è molto più facile collaborare con un’assicurazione già esistente. Per esempio, AXA ha aperto un fondo di investimenti da 275 milioni di dollari appositamente per intercettare tutte le startup migliori: Axa Strategic Ventures. Su cosa investono, vi state chiedendo? Beh, per esempio sulla sicurezza dei database, sugli algoritmi per determinare i prezzi o anche, più semplicemente, su micro-assicurazioni on demand per i droni. Aviva, un’altra assicurazione, ha creato un “Digital Garage” a Londra, con una logica simile (e 100 milioni di sterline di investimento).

Eppure, un po’ di cose interessanti stanno accadendo.

Per esempio: hai bisogno di un’assicurazione per il tuo gatto, ma non sai quale scegliere?

Bought by many non solo ti permette di parlare con dei gattofili come te, ma anche di partecipare a un gruppo di acquisto, comprare l’assicurazione per gatti tutti insieme e risparmiare circa il 18%.

Oppure Knip è un broker virtuale, solo da mobile (e solo in tedesco), che ti aiuta a scegliere tra le decine di assicurazioni vita. E magari a cambiare assicurazione al momento giusto. Il suo corrispondente americano è Policy Genius.

Friendsurance è uno dei sistemi più interessanti: è un’assicurazione peer to peer, in cui i soldi per pagare eventuali rimborsi vengono detratti, in quote uguali, dai premi di tutti gli altri assicurati. In Germania ha superato i 100.000 clienti.

Compreremo le assicurazioni in modo diverso

L’immensa mole di dati disponibili sul comportamento delle persone (e degli oggetti) rende possibile una nuova era nel pricing delle assicurazioni. Con il machine learning, è possibile prevedere se una persona guida in modo pericoloso, analizzando il suo profilo Facebook.

L’argomento è esploso qualche anno fa, quando Admiral ha pensato di utilizzare i profili Facebook dei neo-patentati per capire il loro profilo di rischio. L’applicazione avrebbe offerto uno sconto di 350 sterline ai clienti e — in cambio — avrebbe analizzato il loro feed su Facebook. Peccato che Facebook abbia esplicitamente escluso (per ora) questo utilizzo dalle proprie condizioni contrattuali e che, quindi, con un memorabile schiaffo virtuale, abbia chiuso l’app di Admiral ancora prima del lancio.

Compreremo assicurazioni diverse

Immaginiamo che, in base ai dati del nostro cellulare, l’assicurazione si accorga stiamo scegliendo un percorso in cui è molto probabile avere incidenti, anziché un percorso noiosamente sicuro. L’assicurazione potrebbe decidere di mandarci un messaggio e dirci di essere super prudenti, oppure potrebbe alzare il premio automaticamente.

Anche le assicurazioni “annuali” potrebbero smettere di esistere: sistemi come Trov, già oggi, permettono di assicurare degli oggetti per un numero di giorni limitati. Oppure con un abbonamento mensile, come Lemonade.

Posso già assicurare una spada virtuale?

Oggi, molte cose importanti, nella nostra vita sono virtuali. Le nostre fotografie su Instagram. Lo spadone virtuale che abbiamo conquistato a World of Warcraft. Duecento prigionieri e una testata nucleare che abbiamo acchiappato a Metal Gear Solid V. Ma anche 500€ in chip virtuali che abbiamo vinto su quel sito di Poker Online.

Possiamo assicurare questi “beni”? In alcuni casi pare di sì. Sempre più di frequente, le compagnie assicurative (quelle cinesi per prime) stanno offrendo polizze che coprono questo tipo di beni.

In alcuni casi (Metal Gear Solid V) è il videogioco stesso che offre un’assicurazione sui trofei che abbiamo vinto. Perché questo tema è interessante? Beh, l’assicurazione di Metal Gear Solid copre beni virtuali, ma si paga con soldi veri: tre giorni di assicurazione costano un dollaro. Poco meno dell’assicurazione della mia automobile.

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