Mantova: la ballata del Pinelli, una canzone di giustizia, amor e libertà
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Nasce in un circolo anarchico di Mantova la canzone più rappresentativa degli anni di Piombo, in memoria della morte dell’anarchico Giuseppe Pinelli
Chi c’era quasi non ricorda, chi non c’era quasi non crede.
Le stragi di Stato sembrano oggi così lontane nel tempo da avere contorni sfumati, eppure gli anni Settanta furono costellati di episodi che pesano come il piombo. Sono nata negli anni immediatamente successivi agli attentati e l’unico ricordo tangibile è la voce di mia madre che commentava il telegiornale (già perché in quegli anni mica ci si preoccupava così tanto dell’impatto delle immagini sui bambini). Bombe, morti, feriti, anarchici, brigate rosse.
Solo fra il 1969 e il 1974 gli attentati furono 140.
Ma partiamo dall’inizio.
Milano, Banca Nazionale dell’agricoltura, venerdì 12 dicembre 1969 ore 16.37: 17 morti e 88 feriti. Piazza Fontana, sede della banca, l’’’alfa’ di tutte le stragi. Nello stesso pomeriggio un altro ordigno viene rinvenuto nella sede della Banca commerciale di piazza della Scala sempre a Milano, mentre tra le 16.55 e le 17.30, altre tre esplosioni si verificarono a Roma: una, all’interno della Banca nazionale del lavoro di via San Basilio; altre due, sull’Altare della Patria di piazza Venezia. Diversi i feriti.
Quello stesso giorno, viene catturato Giuseppe Pinelli, anarchico milanese attivo, con l’accusa di essere fra gli autori dell’esplosione di Piazza Fontana. Quattro giorni più tardi — il 16 dicembre 1969 — Pinelli cade dal quarto piano della questura di Milano. Presenti Luigi Calabresi, allora commissario politico della questura, Antonino Allegra, capo dell’ufficio politico della questura, Antonio Pagnozzi, commissario dell’ufficio politico della questura, Marcello Guida, questore di Milano, già appartenente all’apparato poliziesco del regime fascista e Sabino Lo Grano, tenente del carabinieri, presente all’interrogatorio. Suicidio, omicidio, fatalità?
Una morte che ancora oggi non trova risposta, per lo meno ufficiale, ma che quattro giovani mantovani hanno impresso nella memoria comune con una delle canzoni anarchiche più rappresentative di quegli anni, La Ballata del Pinelli. Giancorrado Barozzi, Dado Mora, Flavio Lazzarini e Ugo Zavanella dal Circolo “Gaetano Bresci” di Mantova scrissero la Ballata sull’aria de “Il feroce monarchico Bava” o “Inno del Sangue”, musica popolare ispirata dai moti di Milano del 1989, la sera stessa delle esequie.
Questa è la canzone che più di tutte ha segnato le incongruenze di un’epoca buia e che ci ricorda che in quella strage i morti furono 18. Ed è bene non dimenticarsene.
Qui il link per ascoltare la canzone.
La Ballata del Pinelli
Quella sera a Milano era caldo
ma che caldo, che caldo faceva.
«Brigadiere, apra un po’ la finestra»
ad un tratto Pinelli cascò.
«Signor questore, io gliel’ho già detto,
lo ripeto che sono innocente:
anarchia non vuoI dire bombe,
ma giustizia, amor, libertà».
«Poche storie, confessa Pinelli,
il tuo amico Valpreda ha parlato:
è l’autore del vile attentato e
il suo socio, sappiamo, sei tu».
«Impossibile — grida Pinelli -
un compagno non può averlo fatto
e l’autore di questo misfatto
tra i padroni bisogna cercar». «
Stiamo attenti, indiziato Pinelli,
questa stanza è già piena di fumo;
se tu insisti apriam la finestra
quattro piani son duri da far».
Quella sera a Milano era caldo
ma che caldo, che caldo faceva.
«Brigadiere, apra un po’ la finestra»
ad un tratto Pinelli cascò.
L’hanno ucciso perchè era un compagno
non importa se era innocente;
«era anarchico e questo ci basta».
disse Guida, il feroce questor.
C’è una bara e tremila compagni
stringevamo le nostre bandiere
in quel giorno l’abbiamo giurato
«non finisce di certo così».
Calabresi e tu Guida assassini
che un compagno ci avete ammazzato
l’anarchia non avete fermato ed
il popolo alfin vincerà .
Quella sera a Milano era caldo
ma che caldo, che caldo faceva.
«Brigadiere, apra un po’ la finestra»
ad un tratto Pinelli cascò.
Chi era Giuseppe Pinelli
Giuseppe Pinelli, garzone e poi magazziniere milanese, fra il 1944 e il 1945 partecipa alla Resistenza milanese come staffetta in un gruppo di anarchici, ma sono nel 1963 inizia la sua militanza attiva nella “Gioventù Libertaria” e partecipa alla fondazione del Circolo “Sacco e Vanzetti”, nel 1965, del Circolo “Ponte della Ghisolfa”, nel 1968, e del Circolo di Via Scaldasole 5 e dal 1969 del collegamento con i comitati di base della Crocenera, centro di solidarietà anarchica con i perseguitati politici e le loro famiglie. Il 12 dicembre 1969 viene fermato dall’Ufficio Politico della Questura di Milano. Il 16 dicembre cade da una finestra al quarto piano della Questura. A oggi, ancora, nessuno è stato condannato.
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