La DAD che verrà

Marco Pedroni
HomoAcademicus
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2 min readMay 10, 2022

Vedi caro amico cosa si deve inventare
Per poter riderci sopra
Per continuare a sperare

(L. Dalla)

Qualche appunto veloce mentre l’università sta discutendo come sarà il prossimo anno accademico, nell’ipotesi di una circolazione limitata del virus che non costringa ad altri lockdown.

  1. Dal lato docente, c’è una certa voglia di lasciarsi la didattica pandemica alle spalle. Il valore aggiunto dell’esperienza universitaria, ci diciamo nei corridoi e nei consigli di dipartimento, è il rapporto in presenza tra docente e studenti. E, non meno importante, tra gli studenti stessi.
  2. Il principale oggetto del disprezzo è la didattica blended: stare in classe e contemporaneamente in streaming. Si è trattata di una modalità emergenziale: il ‘meno peggio’ che si potesse fare nel contesto della pandemia. I limiti sono oggi evidenti. Non si può fare lezione a due pubblici diversi: la blended non è una buona didattica online e peggiora la qualità della didattica in presenza. Lo streaming ha permesso di non perdere l’anno accademico a chi è stato impossibilitato a presenziare per mille legittime ragioni, ma ha anche creato una disabitudine all’aula, trasformando la lezione in un prodotto on demand. E creando aspettative, negli studenti fuori sede o lavoratori, che l’università non può sostenere — non con i suoi insufficienti mezzi.
  3. Dunque buttiamo via tutto? Sarebbe un errore gravissimo. La didattica online è uno strumento per garantire il diritto allo studio a tutti coloro che si trovano in una condizione di svantaggio. Economico, sociale, culturale, a volte anche relazione: i costi del pendolarismo, dell’affitto, la condizione di lavoratore, le fragilità emotive che limitano la partecipazione attiva in aula. Eccetera.
  4. In questi due anni i docenti hanno acquisito, spesso in fretta e senza metodo, competenze telematiche che non verranno dismesse tanto facilmente. Registrare decentemente una videolezione o un podcast, aprire una classroom, gestire un forum. Su questa disordinata svolta digitale si apriranno i più disparati scenari: un’integrazione tra online e presenza lasciata alla libera iniziativa dei professori; progetti più sistematici dei singoli corsi di studio; un ritorno duro e puro alle modalità pre-pandemiche. Le università telematiche staranno alla finestra, avventandosi su ogni studente che lasceremo per strada.
  5. La soluzione più auspicabile è quella di offrire, per ogni insegnamento, due percorsi integrati ma distinti: quello in aula e quello da remoto. Detta semplice semplice, serve il doppio delle risorse. Il doppio dei docenti. Dopo due anni di ‘armiamoci e partite’, di soluzioni raffazzonate e basate sulla resilienza del corpo docente, ogni discussione deve partire da questa banale evidenza. Altrimenti possiamo affacciarci ai balconi e continuare a cantare.

L’anno vecchio è finito, ormai
Ma qualcosa ancora qui non va

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Marco Pedroni
HomoAcademicus

Proudly a sociologist, whatever that means. I write about digital media, cultural industries, artificial intelligence, and academia