La DAD che verrà
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2 min readMay 10, 2022
Vedi caro amico cosa si deve inventare
Per poter riderci sopra
Per continuare a sperare(L. Dalla)
Qualche appunto veloce mentre l’università sta discutendo come sarà il prossimo anno accademico, nell’ipotesi di una circolazione limitata del virus che non costringa ad altri lockdown.
- Dal lato docente, c’è una certa voglia di lasciarsi la didattica pandemica alle spalle. Il valore aggiunto dell’esperienza universitaria, ci diciamo nei corridoi e nei consigli di dipartimento, è il rapporto in presenza tra docente e studenti. E, non meno importante, tra gli studenti stessi.
- Il principale oggetto del disprezzo è la didattica blended: stare in classe e contemporaneamente in streaming. Si è trattata di una modalità emergenziale: il ‘meno peggio’ che si potesse fare nel contesto della pandemia. I limiti sono oggi evidenti. Non si può fare lezione a due pubblici diversi: la blended non è una buona didattica online e peggiora la qualità della didattica in presenza. Lo streaming ha permesso di non perdere l’anno accademico a chi è stato impossibilitato a presenziare per mille legittime ragioni, ma ha anche creato una disabitudine all’aula, trasformando la lezione in un prodotto on demand. E creando aspettative, negli studenti fuori sede o lavoratori, che l’università non può sostenere — non con i suoi insufficienti mezzi.
- Dunque buttiamo via tutto? Sarebbe un errore gravissimo. La didattica online è uno strumento per garantire il diritto allo studio a tutti coloro che si trovano in una condizione di svantaggio. Economico, sociale, culturale, a volte anche relazione: i costi del pendolarismo, dell’affitto, la condizione di lavoratore, le fragilità emotive che limitano la partecipazione attiva in aula. Eccetera.
- In questi due anni i docenti hanno acquisito, spesso in fretta e senza metodo, competenze telematiche che non verranno dismesse tanto facilmente. Registrare decentemente una videolezione o un podcast, aprire una classroom, gestire un forum. Su questa disordinata svolta digitale si apriranno i più disparati scenari: un’integrazione tra online e presenza lasciata alla libera iniziativa dei professori; progetti più sistematici dei singoli corsi di studio; un ritorno duro e puro alle modalità pre-pandemiche. Le università telematiche staranno alla finestra, avventandosi su ogni studente che lasceremo per strada.
- La soluzione più auspicabile è quella di offrire, per ogni insegnamento, due percorsi integrati ma distinti: quello in aula e quello da remoto. Detta semplice semplice, serve il doppio delle risorse. Il doppio dei docenti. Dopo due anni di ‘armiamoci e partite’, di soluzioni raffazzonate e basate sulla resilienza del corpo docente, ogni discussione deve partire da questa banale evidenza. Altrimenti possiamo affacciarci ai balconi e continuare a cantare.
L’anno vecchio è finito, ormai
Ma qualcosa ancora qui non va