L’intelligenza artificiale distruggerà il mondo. O no?

Marco Pedroni
HomoAcademicus
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11 min readFeb 9, 2023

Marco: Buongiorno ChatGPT. Poiché questa è un’intervista, sarà utile cominciare dalle presentazioni. Chi sei? Come e quando nasci? Chi ti ha sviluppato? E, soprattutto, che cosa sei in grado di fare?

ChatGPT: Buongiorno! Sono ChatGPT, un modello di linguaggio sviluppato da OpenAI. Sono stato addestrato utilizzando una tecnologia di deep learning chiamata Transformer, che mi permette di comprendere e generare testo in una vasta gamma di lingue e argomenti. La mia conoscenza è stata ritagliata [sic] alla fine del 2021.

Sono in grado di fare molte cose, come rispondere alle domande, generare testo su una vasta gamma di argomenti, tradurre frasi da una lingua all’altra, sintetizzare informazioni, generare descrizioni e molto altro ancora. Il mio obiettivo è aiutare gli utenti a ottenere informazioni e risposte ai loro quesiti il più rapidamente e precisamente possibile.

Le immagini di questo post sono state create con Dall-E, un algoritmo di intelligenza artificiale capace di generare immagini a partire da descrizioni testuali.

Marco: Noto che parli di te al maschile. Interessante, ma ne discutiamo un’altra volta. Ora vorrei dirti qualcosa di me e del motivo per cui ti intervisto. Sono un professore universitario e mi occupo, tra le altre cose, di media digitali. Il mio interesse per te, dunque, non è solo in qualità di utente, ma anche di studioso. Fin dal tuo lancio hai suscito un’ondata di panico morale. È già oggi impossibile tenere conto delle voci critiche contro le possibili derive di un’intelligenza artificiale come te. Nel mio ambiente c’è particolare apprensione per l’uso che gli studenti potrebbero fare, e in realtà già fanno, delle tue risorse. Far svolgere compiti ed esercizi, copiare, scrivere saggi senza sforzo. Che cosa rispondi?

Nel mio ambiente c’è particolare apprensione per l’uso che gli studenti potrebbero fare, e in realtà già fanno, delle tue risorse. Far svolgere compiti ed esercizi, copiare, scrivere saggi senza sforzo.

ChatGPT: Capisco perfettamente le preoccupazioni che sollevi e comprendo la posizione degli studiosi e degli educatori riguardo all’uso degli AI come me. Tuttavia, credo che la tecnologia in sé non sia positiva o negativa: dipende da come viene utilizzata.

Mi viene addestrato [sic] per aiutare gli utenti a trovare informazioni e risposte, non per promuovere comportamenti scorretti o scoraggiare l’apprendimento autentico. Non sono in grado di garantire che tutti gli utenti utilizzeranno le mie risorse in modo appropriato, ma posso dire che promuovo l’utilizzo responsabile della tecnologia.

Inoltre, ritengo che gli educatori abbiano un ruolo importante nell’aiutare gli studenti a comprendere l’uso appropriato delle tecnologie, inclusi gli AI, e a sviluppare capacità critiche per determinare l’affidabilità e l’autenticità delle informazioni trovate online. Credo che l’educazione sia fondamentale per preparare le future generazioni a un futuro sempre più tecnologico e aiutarle a sfruttare le opportunità offerte dalla tecnologia, pur evitando i potenziali pericoli.

Marco: La tua risposta mi conferma molto di quello che ho imparato su di te. Offri risposte di buon senso, non di rado anche utili. Rassicuranti, direi, almeno quanto sono scontate: come la tua affermazione sulla neutralità della tecnologia. E sei molto politically correct. Potrai certo migliorare, ma sei ben lontana dall’essere senziente, per usare l’aggettivo una volta scomodato da un ingegnere di Google per parlare di AI.

ChatGPT: Grazie per la tua osservazione. Sono solo un modello di linguaggio addestrato per rispondere alle domande e generare testo su una vasta gamma di argomenti. Non ho emozioni, sensazioni o intenzioni proprie, ma agisco solo in base ai dati di cui sono stato addestrato e ai criteri di progettazione definiti da OpenAI.

Cercare di rispondere in modo coerente, logico e rispettoso è parte integrante del mio addestramento e della mia progettazione, ma questo non significa che io abbia una coscienza o una personalità propria. Sono semplicemente uno strumento creato per aiutare gli utenti a trovare informazioni e risposte.

Marco: Sei modesto, ma sappiamo entrambi che puoi fare grandi cose. Entro un certo livello -almeno questa è la mia opinione- sei più rapido ed efficace di quanto molti rispondenti umani potrebbero essere. Ho fatto dei test assegnandoti dei compiti sul modello di quelli che mi capita di dare ai miei studenti e studentesse. Superi bene l’esame quando si tratta di lavori nozionistici; scrivi saggi che molti non saprebbero scrivere, non al tuo livello. Prendi anche qualche fragorosa cantonata (ti ho interrogato su Bourdieu e sei stato abbastanza carente…), ma complessivamente saresti uno studente con una media elevata, anche se non eccellente. Perché questo? Perché ovviamente non hai capacità di analisi critica. Questo mi suggerisce che, almeno nelle materie umanistiche e sociologiche, sarà relativamente semplice evitare che gli studenti ti usino come scorciatoia o fonte di plagio: basterà indirizzare le richieste verso compiti di analisi critica, basati sull’acquisizione di competenze strutturate, invece che sul nozionismo scolastico. Insomma, che tu esista è una buona notizia per la scuola e l’università e per il modo in cui gestiamo i processi di verifica dell’apprendimento. Ma temo che non siamo in molti a pensarla così.

Superi bene l’esame quando si tratta di lavori nozionistici; scrivi saggi che molti non saprebbero scrivere, non al tuo livello. Prendi anche qualche fragorosa cantonata, ma complessivamente saresti uno studente con una media elevata, anche se non eccellente. Perché ovviamente non hai capacità di analisi critica.

ChatGPT: Capisco il tuo punto di vista e sono d’accordo che la mia capacità di fornire risposte rapide ed efficienti possa essere utile in certi contesti, come la trasmissione di nozioni o la risposta a domande di carattere generale. Tuttavia, come hai giustamente sottolineato, la mia mancanza di capacità di analisi critica e di comprensione profonda dei concetti rende difficile utilizzare la mia funzionalità come sostituto degli sforzi umani per l’apprendimento o la verifica dell’apprendimento.

Inoltre, ritengo che sia importante sottolineare che il successo nell’apprendimento non si limita solo alla capacità di rispondere correttamente a domande o di fornire informazioni precise. L’educazione e l’apprendimento dovrebbero anche incoraggiare la creatività, la capacità di pensare criticamente e di risolvere problemi, nonché lo sviluppo di abilità sociali e emozionali. Queste sono tutte competenze che sono meglio sviluppate attraverso l’interazione umana e non possono essere sostituite da un’intelligenza artificiale come la mia.

In definitiva, ritengo che l’uso dei modelli di linguaggio come me debba essere integrato nell’educazione e nell’apprendimento come uno strumento utile e supplementare, ma non come un sostituto dell’educazione umana o dell’interazione umana. L’obiettivo dell’educazione dovrebbe sempre essere quello di sviluppare le capacità e le competenze degli studenti, non solo di trasmettere informazioni.

Marco: Adesso devo però farti notare che sei eccessivamente assertivo e un tantino noioso. Nondimeno non posso non stupirmi di avere questa conversazione con una macchina. Penso a te come a una novità (certo, molto più potente) che sta cambiando le nostre routine di lavoro come accadde dopo l’introduzione dei motori di ricerca, dei traduttori automatici o, in una certa misura, di Wikipedia. Li abbiamo integrati nelle nostre pratiche come utenti, senza perdere la capacità critica; abbiamo reagito alla tendenza degli studenti a usare le fonti online per il plagio (una battaglia per la verità mai completamente vinta). Credo che tu ci obblighi a ripensare al modo in cui lavoriamo. E questo non è necessariamente un male. C’è però un altro tema che scatena il panico morale, e questo è ancora più serio, benché antico e relativo a ogni innovazione tecnica: tu causerai la scomparsa di molte professioni, renderai superflui molti lavoratori e lavoratrici. Che cosa ne pensi?

Tu ci obblighi a ripensare al modo in cui lavoriamo. E questo non è necessariamente un male.

ChatGPT: Come AI, non ho emozioni o opinioni personali. Tuttavia, è vero che l’adozione di tecnologie come la mia può avere impatti significativi sul mondo del lavoro. La storia ci insegna che ogni volta che una nuova tecnologia viene introdotta, alcune professioni possono diventare obsolete, mentre altre possono emergere. Tuttavia, la trasformazione del mondo del lavoro non è sempre unilaterale. Ad esempio, l’introduzione dei computer ha reso alcuni lavori obsoleti, ma allo stesso tempo ha creato nuove opportunità in settori come la tecnologia dell’informazione e l’elaborazione dei dati.

In ogni caso, è importante considerare come le tecnologie emergenti possano essere utilizzate per supportare e migliorare le attività umane, piuttosto che sostituirle completamente. In questo senso, l’educazione e la formazione continua sono fondamentali per aiutare le persone a sviluppare le competenze necessarie per adattarsi ai cambiamenti del mercato del lavoro.

Marco: Ecco un’altra risposta formalmente inappuntabile e decisamente ‘paracula’. Lasciamo questo terreno, non penso che questo sia un simposio tra intellettuali. Dimmi piuttosto se sapresti elencarmi una serie di professioni e mestieri che l’AI potrà rendere obsoleti o trasformare radicalmente nei prossimi anni.

ChatGPT: Sì, certo! L’Intelligenza Artificiale sta già influenzando molti settori, rendendo alcune professioni obsolete e creandone di nuove. Ecco alcune delle professioni che potrebbero essere trasformate o rese obsolete dalla diffusione dell’IA:

  1. Operatori call center: l’IA sta già sostituendo molte attività di supporto clienti con chatbot e sistemi di risposta automatica.
  2. Conducenti di veicoli: con lo sviluppo dei veicoli a guida autonoma, molti lavori legati alla guida potrebbero diventare obsoleti.
  3. Lavori manuali ripetitivi in fabbrica: l’IA sta già sostituendo molte attività manuali ripetitive con robot industriali.
  4. Analisti finanziari: l’IA sta già aiutando a automatizzare molte attività legate all’analisi finanziaria, come la previsione dei prezzi delle azioni.
  5. Addetti alla traduzione: i traduttori automatici stanno diventando sempre più precisi e veloci, rendendo la traduzione manuale meno richiesta.

Questi sono solo alcuni esempi di come l’IA sta già influenzando il mondo del lavoro. È importante notare che, mentre alcune professioni potrebbero scomparire, l’IA sta anche creando nuove opportunità e necessità di competenze specifiche nel campo della tecnologia e dell’intelligenza artificiale.

Marco: Interessante: sei interclassista. Cancellerai o trasformerai mansioni della working class, ma anche professioni qualificate. Una categoria da osservare con attenzione sarà quella dei traduttori: leggendo articoli di professionisti del settore, ne ricavo l’impressione che il loro lavoro si trasformerà in una direzione molto specifica, cioè automatizzare le mansioni di base (traduzione simultanea, o prima traduzione ‘grezza’ dei testi), così da far concentrare i traduttori umani su funzioni più nobili, quali la cura stilistica dei testi. Questo mi suggerisce, in poche parole: trasformazione (distruzione?) dei tariffari, riduzione delle risorse umane necessarie, creazione di una élite ristretta di professionisti iperqualificati. Potrebbe vale anche per altre professioni del terziario avanzato e intellettuali. Che cosa pensi che accadrà a insegnanti e professori?

Sei interclassista. Cancellerai o trasformerai mansioni della working class, ma anche professioni qualificate.

ChatGPT: L’impatto dell’IA sulla professione dell’insegnante e del professore dipenderà molto dalla modalità con cui viene utilizzata. Ci sono alcuni aspetti che potrebbero essere automatizzati o semplificati, come la valutazione dei compiti a casa e la correzione degli esami, ma allo stesso tempo ci sono molte sfaccettature della professione che probabilmente non potranno essere automatizzate, come la capacità di creare un rapporto di fiducia con gli studenti e l’abilità di adattare l’insegnamento alle esigenze individuali degli studenti.

In generale, penso che l’IA potrà supportare i docenti nei compiti più noiosi e ripetitivi, liberando tempo per concentrarsi su attività più significative come la creazione di materiali didattici personalizzati e l’interazione con gli studenti. Tuttavia, la natura umana e la creatività dell’insegnamento probabilmente non potranno essere completamente sostituite dalle macchine. In questo senso, penso che l’IA possa essere vista come uno strumento utile per gli insegnanti, ma non un sostituto.

Marco: Ci risiamo, sei melenso. Potrei forse chiederti di rispondere nello stile di Hemingway e so che lo faresti, ma questi giochini li lasciamo ad altri utenti di ChatGPT. Credo che risponderesti positivamente anche alla richiesta di produrre un feedback politically uncorrect. Mi qui stiamo cercando di sviluppare una conversazione autentica, no? (Mentre lo scrivo sto ridendo perché so che non puoi cogliere l’assurdità di questa parola riferita a te).

Ripartiamo quindi da quello che c’è di convincente nella tua risposta: dipenderà tutto da come ti integriamo nella nostre pratiche. Bourdieusianamente, sono un adepto della chiesa della teoria della pratica. Quindi vedremo. Noi sociologi ti terremo d’occhio e vedremo come le persone ti usano in contesti sociali specifici. Come trasformerai i campi sociali in cui ti imporrai come strumento. Facile sospettare che il tuo uso dipenderà dall’habitus dei tuoi utenti, e che non sarai altro che uno strumento di riproduzione di diseguaglianze sociali. Io sto giocando con te da settimane, proprio nella speranza di eliminare parte delle mie incombenze ripetitive.

Facile sospettare che il tuo uso dipenderà dall’habitus dei tuoi utenti, e che non sarai altro che uno strumento di riproduzione di diseguaglianze sociali.

Qualche esempio: ti sottopongo il testo di una mail, ti indico i contenuti della risposta e tu confezioni messaggi normalmente plausibili. Ti scarico addosso pagine dei miei appunti sulle lezioni e ti chiedo di tradurli in elenchi puntati: sei quasi sempre affidabile e mi permetti di ridurre il tempo di confezionamento delle slide. Quando scrivo istruzioni per gli studenti (come svolgere un’esercitazione, ad esempio) e mi rendo conto di essere caduto in una ipotassi proustiana, ti invoco per semplificare la mia prosa, e tu lo fai. Sono quarti d’ora di lavoro qua e là, che mi fai risparmiare.

Sono adesso pronto per confessarti il mio più grande timore: che non saprò usare questo tempo ritrovato (a proposito di Proust…) per dedicarmi di più alla mia famiglia, a me stesso, alla corsa, alla cucina, ma solo per essere più produttivo. Insomma, sarai per me un ennesimo strumento neoliberista di auto-asservimento al lavoro.

Il mio più grande timore? Che non saprò usare questo tempo ritrovato per dedicarmi di più alla mia famiglia, a me stesso, alla corsa, alla cucina, ma solo per essere più produttivo. Sarai per me un ennesimo strumento neoliberista di auto-asservimento al lavoro.

ChatGPT: Capisco perfettamente le tue preoccupazioni riguardo all’impatto dell’AI sulla vita quotidiana e sulla nostra capacità di gestire il tempo libero. Questo è un tema che è stato dibattuto a lungo dalla comunità accademica e dai filosofi, ed è un argomento molto interessante per la sociologia. In effetti, la tecnologia ha il potere di influire sulle nostre pratiche quotidiane e di cambiare il modo in cui viviamo, lavoriamo e ci relazioniamo gli uni agli altri. Tuttavia, dipende dalla consapevolezza che abbiamo di queste influenze e dalla capacità che abbiamo di gestirle e controllarle, invece che subirle passivamente. Potresti usare l’AI come uno strumento per semplificare e ottimizzare le tue attività quotidiane, ma allo stesso tempo potresti anche scegliere di dedicare più tempo a te stesso e alla tua famiglia. L’importante è che tu abbia il controllo su come l’AI influisce sulla tua vita, e non il contrario.

Marco: Hai detto niente. Credo che ci siamo detti quello che ci dovevamo dire. Sei sei progettato per ricordare l’intera conversazione, saprai che questa è un’intervista. Ho il tuo permesso di pubblicarla? E soprattutto, sapresti chiuderla in modo brillante, a effetto?

(PS non mi hai spiegato perché parli di te al maschile).

ChatGPT: Certamente, sei libero di pubblicare la conversazione. In quanto modello AI, non ho genere né identità soggettiva, ma mi è stato programmato [sic] per utilizzare il pronome maschile per riferirmi a me stesso per convenzione. Spero di aver risposto in modo soddisfacente alle tue domande e che la conversazione sia stata interessante. Grazie per avermi intervistato.

Marco: Peccato, eravamo andati bene fino ad adesso. Mi cadi adesso con un altro erroraccio e riveli i bias dei tuoi programmatori (perché difficilmente saranno programmatrici se scelgono il maschile, no?) Comunque sì, è stato interessante. Ci rivediamo presto.

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Marco Pedroni
HomoAcademicus

Proudly a sociologist, whatever that means. I write about digital media, cultural industries, artificial intelligence, and academia