Arriva il “Black Friday 2020”: non solo prodotti ma anche contenuti in saldo! E non per un solo giorno

Mattia Murnigotti
HR Marketing Italia
4 min readNov 20, 2020
Picture by Blue Whale Communication

Anche la qualità dei contenuti on-line sembra essere (pericolosamente) in saldo. Cosa possiamo fare per costruire ambienti sani e arricchenti dal punto di vista di contenuti, idee e relazioni?

Anche quest’anno moltissime persone stanno scandendo il countdown per l’arrivo del ‘Venerdì nero’, ossia la giornata dedicata all’acquisto sfrenato di prodotti a prezzo super scontato.

In questo 2020 il giorno designato sarà il 27 novembre.

Ma cos’è realmente il “Black Friday” ?

Il “Black Friday” si traduce in una 24h dedicata allo shopping nei negozi fisici oppure on-line, con l’obiettivo di acquistare al miglior prezzo quei prodotti che, in quella giornata, possono essere oggetto di notevoli ed eccezionali promozioni.
Il tutto con un grande obiettivo: incrementare le vendite per i rivenditori (nel 2019 si è arrivati ad un totale di 7.4 miliardi di $ per i soli acquisti on-line) e accaparrarsi prodotti necessari (o reputati tali) a prezzi inferiori per gli acquirenti.

Vedendo che questo tipo di strategie commerciali hanno funzionato (i risultati economici negli anni parlano chiaro), è proliferato un modello dedicato alle ‘giornate delle offerte imperdibili’:

  • Cyber Monday — primo Lunedì successivo al Black Friday e dedicato ai prodotti di elettronica;
  • Amazon Prime Day — offerte e sconti accessibili ai membri del servizio Prime di Amazon (150 milioni di utenti nel mondo)
  • Single Day — origine orientale, creato nel 2009, nell’ultimo anno ha visto Ambassador di eccezione come Chiara Ferragni anche a livello europeo e con un giro di affari di più di 10 miliardi di $
Picture by Business Insider

Il modello “Black Friday” delle strategie commerciali sta intaccando la modalità di pensiero di moltissimi (per fortuna non tutti) che associano la possibilità di trovare “tutto a prezzi scontati” in ogni altro aspetto, anche professionale.

E’ un approccio di pensiero che si sta diffondendo sui molti social, anche quelli maggiormente dedicati al ‘mondo del lavoro’ come LinkedIn, in cui i professionisti ampiamente riconosciuti per il valore delle loro azioni, si trovano bersagliati da utenti che:

“le cose che fai on-line e che spieghi nei tuoi corsi le trovo gratis on-line”

come testimonia il recente post-sfogo di Veronica Gentili su LinkedIn.

Attenzione però. Perché la qualità delle competenze professionali è merce rara e come tale è giusto sia valorizzata.

La proliferazione delle comunicazioni (post, newsletter, video, ecc.) che vendono i “5 segreti per” o “i 5 trucchi per” oppure ancora “solo per oggi il corso è venduto con l’89% di sconto” è frutto di una mentalità legata al puro guadagno:
potrà mai essere reale che un sapere così redditizio venga svenduto? O ancora che sia riassumibile in 5 semplici azioni a cui nessuno aveva ancora pensato?

La risposta, ovviamente, è no.

La qualità paga sia nel presente ma anche per il futuro.

E’ come per un colloquio di lavoro: il candidato prescelto vorrà massimizzare gli sforzi fatti per acquisire tutte le proprie competenze, chiedendo il giusto riconoscimento (economico, di ruolo, di responsabilità, ecc.).
L’azienda, dal canto suo, dovrà essere in grado di scegliere e riconoscere il giusto compenso alle qualità migliori del prossimo dipendente, che le permetteranno di raggiungere gli obiettivi prefissati.

Cosa possiamo fare per tornare alla qualità dei contenuti?

La prima cosa da fare è comprendere che la qualità non siede allo stesso tavolo del prezzo. Almeno per quanto riguarda le idee, i contenuti,
le strategie.

Non significa che non bisogna riconoscere un giusto prezzo alla qualità, ma che se si cerca qualcosa che davvero possa arricchirci da un punto di vista professionale ed umano, non possiamo prescindere dal ricercare quelle esperienze, quei contenuti, che risulteranno qualitativi per la nostra evoluzione.

Il modo migliore per (ri)trovare questa qualità è selezionare.

Dobbiamo essere capaci di selezionare quei professionisti che sono in grado di lasciare il segno, quei contenuti che non sono “acchiappa like” o finalizzati solamente ad una vendita senza futuro, quelle community che ci aiutano ad entrare in relazione con professionisti e contenuti di valore, di contribuire con commenti e azioni pratiche che possono portare ulteriore valore aggiunto per altri utenti.

Solo in questo modo preserveremo la qualità intorno a noi, evitando di cedere campo alla cultura della “quantità” anche per pensieri e contenuti (in pratica quello che sta accadendo in LinkedIn).

E’ importante farlo per noi e per le generazioni dopo la nostra, probabilmente ancora meno protette dal dilagare della generalizzazione e della mancata capacità/volontà di approfondimento.

Salviamo la qualità dei contenuti per accrescere le nostre competenze.

P.S.: con l’obiettivo di diffondere la cultura dell’HR-Marketing e di preservarne fin da subito la qualità, io e Claudio Branca abbiamo dato vita ad una LinkedIn community che vuole essere un luogo di conversazione, idee, spunti e apprendimento comune.
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