Informazione, automobili e fanali

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3 min readAug 29, 2018
rielaborazione di foto Pixabay CC0

di I. Pomini

Nel mondo di oggi l’informazione è tutto. E del resto, l’informazione è sempre stata preziosa, nella storia e persino nella preistoria. Qualche anno fa un esperto di biologia, Andrew Parker, è arrivato a sostenere che il boom di creature viventi nel periodo Cambriano (il cosiddetto Big Bang della biologia) fu dovuto alla comparsa di un organo speciale: l’occhio. Che permise a creature bizzarre, e sconosciute ai più, come i conodonti (antenati delle lamprede) di cibarsi e prosperare per trecento milioni di anni.

La nascita della scrittura, che segna il proverbiale spartiacque tra la preistoria e la storia, fu un nuovo modo, straordinariamente efficace, di trasferire l’informazione. L’invenzione della stampa a caratteri mobili, nel 1455, per opera del tedesco Gutenberg, ebbe un impatto così profondo che contribuì al trionfo del Rinascimento in Europa, e al decollo della Rivoluzione scientifica di Copernico, Galileo Galilei e Newton. E nel XX secolo le invenzioni della radio, del cinema e della televisione, e poi del computer, dei satelliti e di internet, hanno avuto effetti immensi su ogni aspetto del vivere umano, proprio perché hanno rivoluzionato le modalità di produzione, trasmissione e diffusione dell’informazione.

Oggi ogni oggetto, dal televisore al frigo, è immerso nel gigantesco flusso dell’informazione. Comprese le nostre auto, che sono sempre più veicoli ad alta intensità di informazione. Chi dei lettori appartiene alla mia generazione ricorda senz’altro i tempi in cui le auto erano mezzi eminentemente meccanici: l’elettronica, allora, era ridotta all’osso, e chi aveva un minimo di competenze tecniche poteva far fronte almeno ai guasti più banali; e il contatto dell’auto con il mondo esterno ruotava intorno alla radio, con la sua immancabile, visibilissima antenna sul tettuccio.

Le auto contemporanee, al contrario, sono un concentrato di elettronica, specie quelle di alta gamma: si pensi soltanto a tutta la diagnostica a bordo, alla pletora di servocomandi, all’ABS o all’ESC, agli impianti audio. Il dialogo tra la vettura e il mondo esterno è costante, e va dal navigatore agli hotspot di bordo, dai sensori per il parcheggio ai sistemi anti-collisione. Ma domani, come mi diceva un esperto a margine di un seminario a cui ho partecipato, le auto saranno quasi dei “software su ruote, alimentate a elettricità”. Il pensiero, naturalmente, corre subito all’Intelligenza Artificiale: infatti uno dei futuri possibili dell’automotive sono i SAEV (Shared Autonomous Electric Vehicle): veicoli elettrici autonomi condivisi.

Ma questi futuri di totale automazione (il cosiddetto SAE Level 5) sono ancora relativamente lontani. Essi richiedono, oltre a forti progressi a livello di machine-learning, computer vision e così via, un mondo “su misura” per i veicoli autonomi. Giacché per i SAEV i meri flussi di informazione, per quanto copiosi, non basteranno più: occorreranno veri e propri oceani di informazione, un ambiente esterno massicciamente sensorizzato e connesso. Sino ad allora è probabile uno scenario intermedio, con auto caratterizzate da crescenti livelli di automazione, ma con il guidatore umano ancora al comando.

E qui si arriva al lighting. Fanali e proiettori sono il più antico modo, nelle auto, di fornire e acquisire informazioni. Attraverso il lighting noi segnaliamo — specie la sera, e in condizioni meteo avverse — la nostra presenza agli altri automobilisti e ai pedoni; attraverso il lighting otteniamo informazioni fondamentali sulla strada, sul traffico, sull’ambiente che ci circonda. Ecco perché io amo parlare di “occhi della macchina”. Ogni avanzamento di questo settore comporta un miglioramento della sicurezza stradale, della viabilità, e pure un maggior confort per chi guida. Proprio perché genera informazione, che come dicevo sopra, è il motore del progresso.

In questi anni il lighting ha fatto passi da gigante. L’ultima frontiera dell’innovazione sono i fanali laser, che combinati con i diodi luminosi (cioè i LED), rivoluzioneranno il modo in cui guidiamo. Un solo esempio: il fascio luminoso dei laser supera il mezzo chilometro; ebbene, quando si viaggia in autostrada alla velocità di 120 chilometri orari, avvistare un’auto anche solo una manciata di secondi prima può essere dirimente. E del resto una buona informazione, come dicevano un tempo i giornalisti, salva la vita. Ma c’è di più. Nei gruppi ottici del futuro verranno inseriti sensori evoluti: ciò consentirà la rilevazione di informazioni dall’ambiente circostante, la loro elaborazione attraverso i sistemi di intelligenza artificiale del veicolo, e la restituzione di luce in maniera intelligente, in base alle condizioni esterne di visibilità, meteo, traffico ecc. Per l’automotive, e per tutti i guidatori, sarà una nuova rivoluzione.

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